Dante, Purgatorio conquista il palcoscenico: Corrado d’Elia trasforma la riflessione in teatro puro e potente

Un viaggio poetico e spirituale tra redenzione e speranza, che parla al presente con voce antica e necessaria
C’è un momento, nel buio di sala, in cui il silenzio diventa palpabile. Quel momento in cui le parole, dense di secoli, diventano carne viva, e il pubblico si trova catapultato in un universo sospeso tra terra e cielo. È ciò che accade con Dante, Purgatorio, il nuovo lavoro di Corrado d’Elia che, dopo il successo di Inferno, torna a confrontarsi con la Divina Commedia e lo fa con uno spettacolo capace di toccare le corde più profonde dell’animo.
In scena dal 6 al 18 maggio al MTM La Cavallerizza, questa seconda tappa del viaggio dantesco non è solo una lettura scenica. È una messa in scena essenziale, evocativa, fortemente visiva, dove la parola si fa corpo e il corpo si fa emozione. Corrado d’Elia, solo sul palco, guida lo spettatore attraverso il regno della penitenza e della speranza, trasformando la cantica più filosofica della Commedia in una riflessione intima e urgente sul senso stesso del nostro cammino umano.
L’efficacia dello spettacolo sta proprio nella sua semplicità: pochi elementi scenici, un disegno luci studiato con precisione da Chiara Salvucci e una voce narrante che non declama, ma accompagna. Il Purgatorio diventa così specchio della nostra epoca, attraversato da anime che ci somigliano, che inciampano e si rialzano, che faticano ma non smettono di cercare una luce oltre l’ombra.
Una visione scenica che invita all’introspezione
Lo spettacolo prende forma come un rito contemporaneo, dove ogni parola è pesata e ogni gesto ha un senso. Non c’è retorica, ma un desiderio profondo di restituire l’umanità dei versi di Dante nella loro nudità più autentica. L’interpretazione di Corrado d’Elia è intensa, mai sopra le righe, capace di alternare momenti di struggente poesia a passaggi di vibrante pathos.
La forza della messinscena sta anche nel suo ritmo: non incalza, ma accompagna, rallenta, obbliga a fermarsi. Come le anime del Purgatorio, anche lo spettatore è invitato a lasciar andare il superfluo e a guardarsi dentro. L’effetto è quello di un viaggio catartico, che non finisce con gli applausi ma continua, sottopelle, anche dopo l’uscita dal teatro.

Un Dante che parla al cuore e alla contemporaneità
Il Purgatorio proposto da d’Elia non è solo omaggio al Sommo Poeta, ma un’occasione di dialogo tra epoche. Le tematiche affrontate – la giustizia, il tempo, la trasformazione – sembrano scritte per il nostro presente. In un mondo che corre veloce e spesso dimentica di ascoltare, questo spettacolo è una pausa necessaria, uno spazio di bellezza e riflessione.
Ogni figura evocata – da Catone a Stazio, da Pia de’ Tolomei a Beatrice – non è un ricordo scolastico, ma una presenza viva, vibrante, simbolo di ciò che siamo e di ciò che potremmo diventare. E nel percorso verso la vetta, quel cammino di salvezza così umano e imperfetto, troviamo la nostra stessa storia, fatta di cadute, perdono e desiderio di rinascita. Dante, Purgatorio è molto più di un evento teatrale: è un atto di fede nella parola, nella poesia, nel teatro che sa ancora interrogare e trasformare. Chi ama Dante non può perderlo. Chi non lo conosce, non troverà occasione migliore per scoprirlo davvero. E, come nel viaggio dantesco, anche lo spettatore tornerà da questo cammino diverso da come era partito. Più consapevole, più leggero. E, forse, un po’ più vicino a se stesso.