Stralusc, e se Renzo e Lucia sfilassero in passerella? I Promessi Sposi invadono la Milano del design

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Arriva Stralusc, lo spettacolo che fonde Manzoni, danza e fashion week in un mix travolgente

Cosa succederebbe se i Promessi Sposi non si muovessero più tra i sentieri del Seicento ma tra i grattacieli e le luci di una Milano moderna, digitale e modaiola? La risposta arriva il 24 aprile alle 20.45, quando andrà in scena Stralusc, uno spettacolo di Gisella Zilembo ideato per l’Associazione MAB Maria Antonietta Berlusconi, con il patrocinio e il contributo di Regione Lombardia. Un titolo che in dialetto meneghino significa “lampo” e che qui diventa un baleno creativo tra danza, installazioni e narrazione pop.

Questa performance, nata per celebrare i 240 anni dalla nascita di Alessandro Manzoni, rilegge il suo capolavoro più celebre con gli occhi (e le scarpe) del presente. Renzo e Lucia diventano due giovani innamorati della generazione social, che si parlano e si sfiorano sulle note dei grandi nomi della musica lombarda: da Mina a Manuel Agnelli, passando per Cochi e Renato, Ornella Vanoni, Giorgio Gaber e Nanni Svampa. Non ci sono cappelli piumati e lanterne, ma stories di Instagram, vetrine scintillanti e club immersivi.

In questo universo parallelo, i Bravi e Don Rodrigo sono figli di TikTok, influencer violenti che esercitano la loro prepotenza tra selfie compulsivi e show effimeri. La Monaca di Monza è una star della fashion week, una paladina ribelle che sfida le regole della religione e del potere maschile. Persino Manzoni stesso diventa spettatore curioso di questo mondo trasformato, mentre le opere dell’artista Ivan Nadin compongono un paesaggio scenico postmoderno, dove manichini, moda e natura si fondono in un unico quadro vibrante.

Dai conventi ai club: la rivoluzione di Lucia

L’azione si svolge in uno spazio fluido, dove ogni personaggio prende vita attraverso il linguaggio del corpo. I ballerini in scena, guidati da Tiziana Fiandra come Maitre du Ballet, non interpretano semplicemente dei ruoli, ma danno carne e anima a icone letterarie completamente rinate. La Monaca non è più una vittima del suo tempo, ma una figura che si emancipa e si impone, sfidando con grinta la visione maschile e clericale della società. Renzo non è più solo il giovane confuso: qui si misura con le fragilità del nostro presente, tra precarietà e relazioni in crisi.

I costumi curati da Emiliano Sicuro, le luci di Patrick Vitali e le musiche evocative completano un viaggio tra generazioni e linguaggi, dove l’identità lombarda si apre al mondo e parla anche ai più giovani. Ogni scena vibra della consapevolezza che la cultura può (e deve) rinnovarsi, contaminarsi, trovare forme nuove per raccontare l’eterno: l’amore, il potere, la paura, la libertà.

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Quando i bravi si muovono a tempo di disco dance

Il pubblico non si limita a guardare: viene travolto, catapultato in una dimensione teatrale interattiva. In un mondo dove Don Abbondio potrebbe essere chiunque di noi, schiacciato tra regole, algoritmi e aspettative sociali, Stralusc offre una via d’uscita: la leggerezza. E non è una leggerezza vuota, ma quella consapevole, che sa ridere anche delle proprie paure. Il fanatismo del sabato sera diventa allegoria del vuoto contemporaneo, ma anche terreno fertile per una rinascita.

In un tempo dove tutto è accelerato, consumato e subito dimenticato, questo spettacolo ha il coraggio di rallentare, danzare, soffermarsi sulle domande. Cosa resta davvero, se non il desiderio di capirsi, di amarsi, di resistere? I Promessi Sposi, in fondo, parlano ancora a ciascuno di noi. Solo che ora lo fanno con un hashtag e una coreografia irresistibile. Stralusc è la dimostrazione che i Classici non invecchiano mai, se troviamo il modo giusto per ascoltarli.