The White Lotus 3, il finale che non ti aspetti: morti inutili, trame irrisolte e una sorpresa da rimanerci secco

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Un epilogo che divide i fan, tra colpi di scena forzati e personaggi abbandonati nel nulla narrativo

The White Lotus si è ormai affermata come una delle serie più discusse degli ultimi anni, ma il finale della terza stagione potrebbe aver segnato una crepa nella sua solidità narrativa. L’ottavo episodio, andato in onda pochi giorni fa, ha chiuso il nuovo capitolo ambientato in Asia lasciando molti spettatori confusi, se non addirittura delusi. Dopo una stagione più cupa e lenta delle precedenti, ci si aspettava una chiusura mozzafiato. Invece, ci si è ritrovati con un mix di svolte forzate, personaggi dimenticati e logiche vacillanti.

La terza stagione ha giocato ancora una volta con la formula “morte annunciata nel primo episodio, mistero da risolvere nell’ultimo”, ma questa volta il meccanismo sembra essersi inceppato. Il conflitto tra Rick e il presunto assassino del padre ha portato a una sparatoria drammatica, con tre vittime coinvolte, ma la dinamica degli eventi risulta incredibilmente forzata. Le scelte del protagonista appaiono illogiche, la tensione sembra imposta più che costruita, e la chiusura lascia la sensazione che molte sottotrame siano state semplicemente dimenticate per strada.

Uno dei grandi assenti del finale è Saxon, il personaggio interpretato da Patrick Schwarzenegger, che aveva intrapreso un viaggio personale interessante e ambiguo, per poi sparire nel nulla narrativo. Anche la storyline delle tre donne litigiose, definita dallo stesso creatore Mike White come un “blond blob”, si dissolve con un monologo poco incisivo affidato a Carrie Coon, che riesce a tenere in piedi la scena solo grazie alla sua presenza scenica. Le tensioni, i piccoli indizi e gli scontri costruiti in otto episodi si risolvono nel nulla o in modo affrettato, lasciando allo spettatore solo un senso di frustrazione.

Un finale che prometteva intensità ma lascia solo smarrimento

Nonostante la regia di White riesca ancora a creare momenti di autentica inquietudine – basti pensare agli inserti visivi con le scimmie urlanti o il giardiniere trasformato in simbolo apocalittico – il cuore del racconto sembra svanire proprio quando dovrebbe esplodere. I momenti forti, come l’uccisione del presunto padre di Rick, non hanno la profondità emotiva necessaria, e il senso di chiusura è completamente assente. Non si tratta solo di aspettative tradite, ma di una costruzione narrativa che sembra smarrire la bussola proprio nell’ultimo tratto di viaggio.

Il problema più evidente è proprio questo: il finale sembra tradire il patto con lo spettatore. Tante sottotrame lasciate in sospeso, personaggi secondari come Victoria e Kate che avevano promesso tensioni poi mai esplose, e una gestione del tempo narrativo che privilegia lo shock alla coerenza. In tutto questo, l’unica che riesce a lasciare il segno è Belinda, che torna a galla con una parabola personale trasformata e affascinante.

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Belinda, la chiave (inaspettata) della stagione futura?

La vera sorpresa, che potrebbe risollevare l’intera stagione in retrospettiva, è proprio il ritorno in scena di Belinda, l’ex dipendente dell’hotel che aveva subito un’ingiustizia da Tanya nella prima stagione. Ora si scopre ricca, disillusa, pronta forse a diventare proprio ciò che detestava: una nuova ospite del White Lotus, arrogante e distante. La sua figura galleggia nell’ultima scena come un nuovo punto di partenza, forse per una stagione quattro che potrà finalmente risollevare il tono della serie.

Se la terza stagione si chiude tra ombre e incertezze, è chiaro che la forza della serie resta nella sua capacità di reinventarsi. Ma dopo questo epilogo traballante, la vera sfida per Mike White sarà riconquistare la fiducia di un pubblico che ora, più che mai, ha bisogno di essere davvero stupito.