Le Assaggiatrici: il nuovo capolavoro di Silvio Soldini che svela segreti nascosti della Seconda Guerra Mondiale

Un film intenso che esplora il coraggio e la resilienza di donne costrette a sfidare la morte quotidianamente
Nel panorama cinematografico contemporaneo, pochi registi riescono a coniugare sensibilità narrativa e profondità storica come Silvio Soldini. Con Le Assaggiatrici, il regista ci trasporta nell’autunno del 1943, in un piccolo villaggio vicino al confine orientale, dove la giovane Rosa, interpretata magistralmente da Elisa Schlott, cerca rifugio dai bombardamenti di Berlino. Questa scelta la conduce in un contesto apparentemente tranquillo, ma intriso di tensioni sotterranee e pericoli imminenti.
La trama si infittisce quando Rosa e altre nove donne del villaggio vengono selezionate per un compito tanto insolito quanto rischioso: assaggiare i pasti destinati al Führer per scongiurare eventuali tentativi di avvelenamento. Questa routine quotidiana, apparentemente semplice, si trasforma in una danza macabra tra la fame che le attanaglia e la costante paura della morte imminente. Ogni boccone potrebbe essere l’ultimo, e questa consapevolezza crea un legame indissolubile tra le donne, un’alleanza silenziosa forgiata nel fuoco della sopravvivenza.
Soldini, con la sua regia attenta e delicata, evita di cadere nel sensazionalismo, scegliendo invece di focalizzarsi sulle sfumature emotive e psicologiche delle protagoniste. Le scene attorno al tavolo da pranzo diventano il fulcro del film, un palcoscenico dove si alternano sguardi carichi di significato, silenzi eloquenti e gesti che raccontano più di mille parole. La tensione è palpabile, e lo spettatore viene trascinato in questo vortice di emozioni contrastanti, oscillando tra empatia e angoscia.
Il film non si limita a raccontare una storia di sopravvivenza, ma si addentra nelle pieghe più oscure dell’animo umano, esplorando temi universali come la fiducia, il tradimento, l’amore proibito e la ricerca di un senso in mezzo al caos della guerra. L’ambientazione, curata nei minimi dettagli, restituisce con autenticità l’atmosfera cupa e oppressiva di quei tempi, mentre la colonna sonora sottolinea con discrezione ma efficacia le emozioni in gioco.
Un cast stellare per una storia indimenticabile
Il successo di Le Assaggiatrici è amplificato dalle performance straordinarie del cast. Elisa Schlott, già nota per il suo ruolo ne L’Imperatrice, offre una interpretazione intensa e sfaccettata di Rosa, catturando con maestria le sue paure, speranze e contraddizioni. Accanto a lei, Max Riemelt, famoso per Sense8, dona profondità al personaggio dell’ufficiale delle SS, rendendolo complesso e lontano dagli stereotipi.
Alma Hasun, nel ruolo di Elfriede, e Esther Gemsch, che interpreta Herta, contribuiscono a creare un mosaico di personalità diverse ma unite dal destino comune. Ogni attrice porta sullo schermo una gamma di emozioni autentiche, rendendo le dinamiche tra le assaggiatrici credibili e coinvolgenti.

Un adattamento fedele con una visione unica
Basato sul romanzo omonimo di Rosella Postorino, vincitore del Premio Campiello 2018, il film riesce a trasporre fedelmente la complessità della storia originale, aggiungendo però la visione unica di Soldini. La sceneggiatura, frutto della collaborazione tra Doriana Leondeff, Cristina Comencini e lo stesso Soldini, riesce a bilanciare momenti di tensione con attimi di rara delicatezza, offrendo allo spettatore un’esperienza cinematografica completa.
La scelta di girare in lingua tedesca, con attori madrelingua, aggiunge un ulteriore strato di autenticità alla narrazione, immergendo lo spettatore ancora più profondamente nella realtà storica rappresentata. Questo dettaglio sottolinea l’impegno del regista nel raccontare una storia che, sebbene ambientata nel passato, risuona con temi universali e senza tempo.
In conclusione, Le Assaggiatrici non è solo un film sulla Seconda Guerra Mondiale, ma una riflessione potente sulla condizione umana, sulle scelte morali e sulla resilienza dello spirito. Soldini ci regala un’opera che rimane impressa nella memoria, invitandoci a interrogarci su cosa significhi veramente vivere e sopravvivere in tempi di oscurità.