Basta poco, sfrattato, picchiato e idealista: Antonio Cornacchione sfida tutto in una commedia tra sogni e botte

La sua casa va ai rom, il padre lo perseguita, e i tentatori si moltiplicano: ma lui resiste
In un’Italia che sembra aver perso l’equilibrio tra ideali e necessità quotidiane, Antonio Cornacchione riporta sul palco una commedia dal gusto agrodolce, pungente e grottesco, che colpisce dritto allo stomaco e fa ridere mentre scuote. “Basta poco”, in scena al Teatro Leonardo di Milano dal 3 al 13 aprile, è un monito mascherato da farsa, una satira feroce che gioca coi meccanismi della commedia dell’assurdo per parlare di povertà, sfratti, razzismo, fallimenti e disillusione politica. Ma anche di amore non corrisposto, fedeltà ai propri ideali e resistenza personale.
Palmiro, interpretato dallo stesso Cornacchione, è un tipografo fallito, ultimo superstite di una sinistra che non riconosce più nemmeno se stessa. Vive in una casa popolare intestata ai genitori morti da anni, condividendola con la sua unica dipendente, una donna ungherese brillante e sarcastica (una irresistibile Alessandra Faiella), a cui offre alloggio al posto del TFR. Innamorato, ma incapace di dichiararsi, Palmiro cerca di resistere al crollo della sua esistenza con la sola forza delle sue convinzioni. Fino a quando arriva lo sfratto: la casa è stata assegnata a una famiglia ROM.
Quella che potrebbe sembrare una svolta drammatica diventa invece il pretesto per un turbinio di situazioni grottesche. Palmiro si trova travolto da figure ambigue e sinistre: un emissario del racket, un neofascista aggressivo (un istrionico Pino Quartullo), e altri personaggi tentatori che, con inquietante somiglianza tra loro, cercano di convincerlo a rinnegare i propri valori per tenersi l’appartamento. Nel caos morale che si scatena, arriva anche il fantasma del padre, con le sembianze di Pier Luigi Bersani in video, a ricordargli cosa significhi davvero lottare per un ideale.
Una farsa moderna tra slapstick e impegno politico
Sotto la regia di Marco Rampoldi, lo spettacolo trova il giusto equilibrio tra risata e riflessione. Il ritmo è serrato, i colpi di scena frequenti, le botte reali (e metaforiche) non mancano. Il testo, scritto da Cornacchione con la collaborazione drammaturgica di Bruno Furnari, riprende gli echi del teatro civile di Dario Fo, ma con una leggerezza spiazzante, che non rinuncia alla profondità.
Il linguaggio è diretto, tagliente, con dialoghi che sembrano usciti da un talk show impazzito. Gli inserti video di Giovanni Storti, nei panni dell’ex compagno di scuola ormai carrierista e distante, aggiungono un livello di ironia amara che colpisce nel segno. La scenografia semplice ma efficace, firmata da Cornacchione stesso e Giovanna Angeli, contribuisce a creare un ambiente claustrofobico dove tutto sembra pronto a crollare.

Una satira feroce che parla anche d’amore e dignità
Al centro del caos, Alessandra Faiella regala una performance esilarante e dolce al tempo stesso. Il suo personaggio è quello che più di tutti riesce a incarnare l’umanità, con una battuta sempre pronta e una lucidità disarmante. La sua presenza è l’ancora emotiva dello spettacolo, e offre a Palmiro un appiglio nel momento della scelta.
La vicenda evolve in un crescendo tragicomico dove tutto si mescola: ideologia, paura, affetto, delusione, e un pizzico di tenerezza. Lo spettacolo riesce a non perdere mai il filo, mantenendo alta l’attenzione e offrendo momenti di grande coinvolgimento emotivo. Le luci di Andrea Lisco e le musiche di Alessandro Carlà incorniciano la narrazione con misura. “Basta poco” è uno spettacolo che prende posizione ma lo fa con il sorriso, dimostrando che si può parlare di temi difficili senza rinunciare alla leggerezza. Cornacchione firma un lavoro che diverte, graffia e fa pensare, con un trio d’attori affiatato e irresistibile. Tra pugni veri e morali, lo spettatore esce dal teatro con la sensazione che, in fondo, resistere non è solo un dovere: è un atto d’amore.