Biancaneve, Disney stravolge la favola: un reboot forzato che spegne la magia del classico senza innovare davvero

Un film che cerca di modernizzare la fiaba ma finisce per complicarsi con scelte narrative discutibili e poco incisive
Cosa succede quando una delle fiabe più amate di sempre viene trasformata in un reboot live-action che tenta di essere progressista senza davvero riuscirci? La nuova versione di Biancaneve targata Disney si inserisce nel filone delle rivisitazioni in chiave moderna, ma il risultato finale sembra più una forzatura che un reale tentativo di dare freschezza alla storia. Il film, che vede protagoniste Rachel Zegler nei panni della principessa e Gal Gadot in quelli della perfida regina, cerca di abbandonare alcuni elementi classici per adattarsi ai tempi moderni, ma lo fa con scelte discutibili che finiscono per appesantire inutilmente la trama.
Nel tentativo di liberarsi dagli stereotipi delle fiabe tradizionali, la storia introduce modifiche che, invece di rafforzare il racconto, lo rendono confuso e artificioso. La figura del principe viene sostituita da un leader ribelle che guida una sorta di insurrezione popolare nella foresta, trasformando la fiaba in un racconto pseudo-rivoluzionario che però non riesce a incidere davvero. Anche il ruolo dei nani viene completamente stravolto, con una scelta che lascia perplessi: invece di essere rappresentati come personaggi distintivi e carismatici, vengono trasformati in figure animate in motion capture, mentre al contempo viene introdotto un nuovo gruppo di banditi in carne e ossa, tra cui alcune persone affette da nanismo. Il risultato è un ibrido che appare più un tentativo di evitare polemiche che una scelta creativa realmente efficace.
Uno degli aspetti più controversi del film è il modo in cui viene reinventato il personaggio di Biancaneve. Se nel classico Disney la protagonista era caratterizzata da una dolce ingenuità e da una purezza che la rendeva un’icona senza tempo, in questa versione la sua origine viene modificata: il nome Biancaneve non deriva più dal colore della sua pelle, ma da una tempesta di neve che ha segnato la sua nascita. Questo cambiamento potrebbe sembrare irrilevante, ma sottolinea l’ossessione della Disney nel rielaborare ogni elemento della storia per renderlo politicamente corretto, spesso a scapito della narrazione stessa.
Rachel Zegler, un’attrice talentuosa che ha dimostrato il suo valore in West Side Story, qui si ritrova intrappolata in un personaggio privo di mordente, il cui arco narrativo non riesce a coinvolgere davvero lo spettatore. Anche Gal Gadot, solitamente magnetica sullo schermo, sembra limitata da una sceneggiatura che le concede pochi momenti realmente memorabili. La regina cattiva ha un aspetto iconico, ma il film non le dà abbastanza spazio per esprimere la sua malvagità con la dovuta intensità.
Un’estetica che non lascia il segno
Visivamente, il film cerca di rifarsi ai grandi successi live-action della Disney, ma il risultato è un’estetica anonima e poco ispirata. I costumi sembrano studiati più per una linea di merchandising che per creare un immaginario fiabesco convincente, con la stessa Biancaneve che appare vestita in modo più simile a una comune ragazza che a un personaggio di una favola senza tempo.
Gli effetti speciali, che avrebbero potuto dare un valore aggiunto al film, non brillano particolarmente, soprattutto nella realizzazione dei nani in CGI, che sembrano un’aggiunta frettolosa e poco curata. Anche la messa in scena delle sequenze musicali risulta poco incisiva: ci sono alcuni momenti gradevoli, ma nessuna delle nuove canzoni riesce a eguagliare il fascino delle melodie originali che hanno reso celebre la versione animata del 1937.

Un’occasione mancata per reinventare davvero la fiaba
Nel panorama delle rivisitazioni delle fiabe classiche, Biancaneve avrebbe potuto essere un esperimento interessante, ma finisce per perdersi in un mare di compromessi che lo rendono un’opera né carne né pesce. Mentre altri film hanno saputo ripensare le storie classiche con audacia – come Maleficent, che ha ribaltato il punto di vista sulla Bella Addormentata – qui ci troviamo di fronte a un prodotto che cerca disperatamente di aggiornarsi senza avere il coraggio di osare davvero.
Il problema principale è che, nel tentativo di modernizzare la storia, il film si dimentica di mantenere intatta la sua magia. I temi trattati sono solo accennati, le modifiche alla trama sembrano più dettate dalla paura delle critiche che da una reale volontà di raccontare qualcosa di nuovo, e i personaggi non riescono a brillare come dovrebbero. La Disney avrebbe potuto reinventare Biancaneve con più coraggio e visione, ma ha preferito giocare sul sicuro, finendo per realizzare un film che non entusiasma né i nostalgici né il nuovo pubblico. E alla fine, la vera magia della fiaba sembra essere andata perduta.