Mickey 17: Bong Joon-ho firma una satira sci-fi tra clonazione, politica e una doppia dose di Pattinson

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Robert Pattinson interpreta due versioni di sé stesso in un film che mescola azione, satira e una visione inquietante del futuro.

L’attesa per Mickey 17 – il nuovo film di Bong Joon-ho tratto dal romanzo Mickey7 di Edward Ashton – è stata lunga e tormentata. Previsto inizialmente per il 2024, il progetto ha subito un anno di ritardo, suscitando dubbi e speculazioni sul suo risultato finale. Ora che il film è finalmente arrivato nelle sale, possiamo dire con certezza che, pur non raggiungendo le vette di Parasite, Mickey 17 si distingue come una satira fantascientifica intelligente, acida e sorprendentemente attuale.

Ambientato nel 2054, il film racconta la missione della “colonia progetto”, un programma spaziale guidato dall’ambizioso Kenneth Marshall (Mark Ruffalo), che sogna di fondare un “pianeta puro” popolato da esseri umani geneticamente selezionati. A rendere tutto ancora più inquietante, la missione è finanziata da una setta religiosa che alimenta il culto della purezza e della supremazia.

In questo scenario, Mickey Barnes (Robert Pattinson) è un Expendable, un essere umano sacrificabile che viene clonato ogni volta che muore. Ogni nuova versione di lui conserva i ricordi della precedente, ma con una crescente consapevolezza dell’assurdità della propria condizione.

La trama prende una svolta inaspettata quando Mickey 17, creduto morto dopo una missione su un pianeta ghiacciato, sopravvive grazie all’aiuto di una specie aliena indigena. Nel frattempo, Mickey 18 viene stampato per sostituirlo, dando vita a un inevitabile scontro tra due versioni di uno stesso uomo. La performance di Pattinson è straordinaria: la differenza tra Mickey 17 e Mickey 18 non sta solo nei dialoghi, ma soprattutto nella fisicità e nel linguaggio del corpo. Mickey 17 è ingenuo, fragile e quasi rassegnato alla sua esistenza; Mickey 18, invece, è scaltro, risoluto e deciso a eliminare il suo predecessore per affermare la propria identità.

Satira politica e critica sociale nello spazio

Bong Joon-ho non si limita a raccontare una storia di clonazione e sopravvivenza. Mickey 17 è una satira pungente sui sistemi di potere, con chiari riferimenti alla politica contemporanea. Mark Ruffalo incarna un leader carismatico e populista che ricorda sinistramente alcune figure della politica attuale, circondato da seguaci fanatici con slogan e cappellini rossi. Il regista non ha paura di calcare la mano, e una scena in cui Naomi Ackie (nel ruolo di Nasha) scaglia una furiosa invettiva contro il sistema risulta tra le più potenti del film.

Oltre alla narrazione e alla satira, il film colpisce per la sua estetica. La scenografia della colonia su Niflheim è un tributo a Metropolis di Fritz Lang, con edifici mastodontici e ambienti industriali opprimenti. Al contempo, le grotte ghiacciate del pianeta sono un capolavoro visivo: il blu cristallino domina la scena, creando un’atmosfera tanto affascinante quanto inquietante.

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Una fantascienza irriverente che non ha paura di osare

Pur con qualche eccesso narrativo – come una sottotrama legata alla moglie di Marshall e alla sua ossessione per la salsa perfetta, che risulta poco incisiva – Mickey 17 è un film che non lascia indifferenti. Bong Joon-ho conferma il suo talento nel mescolare generi e registri diversi, costruendo una storia avvincente che alterna momenti di tensione, comicità nera e un sottotesto sociale di grande attualità.

Un’opera che si distingue nel panorama della fantascienza moderna e che merita di essere vista, discussa e, senza dubbio, apprezzata.