Il gioco degli dei, il grande ritorno dell’Iliade a teatro: un viaggio epico tra potere, destino e ribellione

Alessio Boni e Antonella Attili protagonisti in una riscrittura moderna del poema di Omero, un dramma senza tempo che rispecchia le inquietudini del presente

Il Teatro accoglie ancora una volta il respiro epico dell’antichità con “Iliade: Il gioco degli dèi”, uno spettacolo che promette di scuotere il pubblico con la sua forza primordiale e il suo significato universale. A portare in scena questa nuova interpretazione del poema omerico è un cast d’eccezione, guidato da Alessio Boni e Antonella Attili, con una messinscena che trascende la narrazione classica per trasformarsi in un’esperienza viscerale e attuale.

Lo spettacolo, che sarà in scena dal 25 marzo al 6 aprile 2025 al Teatro Manzoni di Milano, si sviluppa sotto la regia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni e Marcello Prayer, con un testo di Francesco Niccolini liberamente ispirato all’opera originale. Un adattamento che non si limita a raccontare la guerra di Troia, ma scava nelle radici più oscure del conflitto, evidenziando le dinamiche di potere e sottomissione che ancora oggi governano il mondo.

La storia immortale di Achille, Ettore, Agamennone e Paride si sviluppa in un contesto in cui gli uomini sono mere pedine in un gioco impietoso orchestrato dagli dèi. La guerra, in questa narrazione, non è solo uno scontro di eroi e di strategie militari, ma diventa il riflesso di un mondo dove la volontà individuale soccombe dinanzi a forze superiori. Tuttavia, tra le pieghe della tragedia, emerge un interrogativo essenziale: esiste una via d’uscita dal destino imposto?

Un’opera che esplora il conflitto eterno tra potere e libertà

“Iliade: Il gioco degli dèi” non si limita a riproporre la maestosità epica del poema, ma la rielabora per trasformarla in un dramma psicologico e filosofico. Il testo, nato dalla collaborazione tra Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, mette in evidenza il dualismo tra la cieca obbedienza al Fato e il desiderio di autodeterminazione.

Attraverso una narrazione intensa e visivamente impattante, lo spettacolo mostra come il potere degli dèi non sia altro che il riflesso di un meccanismo universale in cui la volontà di pochi si impone sulla massa. Ma gli eroi, spinti dalla loro umanità, cercano disperatamente di trovare una propria voce, una libertà che sembra irraggiungibile.

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Un viaggio teatrale tra mito e contemporaneità

Se l’Iliade di Omero raccontava la gloria e il sangue della guerra, questa nuova versione si addentra nelle ombre della coscienza collettiva, mostrando parallelismi inquietanti con il presente. Il desiderio di dominio, la paura dell’altro, l’ossessione per la ricchezza e il potere si intrecciano in una narrazione che ci spinge a interrogarci sulla nostra società. Le scelte registiche e scenografiche, curate da Massimo Troncanetti e Francesco Esposito, accentuano il senso di oppressione e fatalismo che permea la storia, mentre le musiche di Francesco Forni e il suggestivo disegno luci di Davide Scognamiglio amplificano l’impatto emotivo di ogni scena. Gli oggetti di scena e le creature ideate da Alberto Favretto, Marta Montevecchi e Raquel Silva aggiungono un elemento onirico e mitologico che rende l’esperienza teatrale ancora più immersiva.

La potenza dell’Iliade risiede nella sua capacità di adattarsi a ogni epoca, rimanendo sempre attuale. “Iliade: Il gioco degli dèi” ci pone di fronte a domande scomode, ci costringe a riflettere sul nostro ruolo nel mondo e sulle forze che ci governano. Forse gli dèi non ci muovono più come pedine su una scacchiera, ma abbiamo davvero imparato a decidere il nostro destino? In un’epoca dominata ancora dal conflitto e dall’avidità, questo spettacolo ci invita a riscoprire la responsabilità delle nostre scelte e il peso della libertà. Un’esperienza teatrale che non si limita a raccontare una storia, ma che scava nelle viscere dell’essere umano, lasciandoci con la consapevolezza che, come nell’antica Troia, anche oggi siamo chiamati a scegliere tra la cieca obbedienza e il coraggio di dire no all’orrore.