A Real Pain, un viaggio sconvolgente tra passato e presente: il film che sta facendo discutere tutti

Un’opera intensa e sorprendente che mescola ironia e dramma in un racconto di dolore, memoria e identità familiare

Jesse Eisenberg torna dietro la macchina da presa con il suo secondo film da regista e firma un’opera sorprendente, capace di mescolare leggerezza e profondità in modo unico. “A Real Pain” segue due cugini americani di origine ebraica, interpretati dallo stesso Eisenberg e da un magistrale Kieran Culkin, in un viaggio in Polonia per rendere omaggio alla loro nonna sopravvissuta all’Olocausto. Quella che sembra un’esperienza commemorativa si trasforma rapidamente in un confronto tra due personalità opposte, tra momenti di irresistibile ironia e riflessioni dolorose sul senso della memoria e dell’identità.

Il film, dalla durata essenziale di 90 minuti, si muove agilmente tra il genere del road movie e la classica dinamica della coppia di opposti. Eisenberg interpreta David, un uomo nevrotico e insicuro, mentre Culkin veste i panni di Benji, un personaggio sfacciato e imprevedibile che porta con sé un bagaglio di sofferenza nascosta. Il loro rapporto, costruito su battute taglienti e discussioni infuocate, è il cuore pulsante della pellicola, offrendo un perfetto equilibrio tra comicità e dramma.

Rispetto al suo debutto alla regia, “When You Finish Saving the World”, Eisenberg compie un evidente salto di qualità. Se il suo primo film soffriva di una certa rigidità nei personaggi, qui le figure di David e Benji sono straordinariamente vivide e autentiche. La sceneggiatura è brillante, i dialoghi sono naturali e pungenti, e la dinamica tra i due protagonisti cattura l’attenzione senza mai perdere ritmo. Culkin, in particolare, offre un’interpretazione straordinaria, che gli è valsa il Golden Globe come miglior attore non protagonista.

La narrazione si sviluppa attraverso un susseguirsi di momenti di leggerezza e improvvisi crolli emotivi. Il viaggio in Polonia si rivela non solo un modo per onorare il passato familiare, ma anche un’opportunità per i due cugini di confrontarsi con le loro insicurezze e i loro rancori irrisolti. David, schivo e timoroso, affronta ogni situazione con un’ansia palpabile, mentre Benji si muove con un’irriverenza quasi provocatoria, rendendosi protagonista di scontri e situazioni imbarazzanti. Lungo il percorso, il gruppo di turisti con cui viaggiano diventa lo specchio delle diverse reazioni alla memoria storica: alcuni vivono il viaggio con commozione, altri con un distacco quasi surreale. Benji, con la sua incapacità di filtrare pensieri ed emozioni, mette in crisi la narrazione ufficiale del tour, creando momenti di tensione e di riflessione profonda.

Kieran Culkin e una performance da Oscar

Se Eisenberg è perfettamente a suo agio nel ruolo del nevrotico David, Culkin si prende la scena con una performance devastante. Il suo Benji è un personaggio complesso: inizialmente appare come un eterno adolescente senza filtri, capace di far esplodere ogni situazione con la sua irriverenza, ma nel corso del film emergono le sue fragilità, il dolore nascosto dietro il suo atteggiamento sfrontato.

Con una recitazione che alterna momenti di comicità estrema a improvvisi crolli emotivi, Culkin riesce a creare un personaggio indimenticabile, regalando uno dei finali più intensi e struggenti del cinema recente. La sua interpretazione è stata giustamente premiata e si candida a essere una delle più acclamate della stagione.

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Un equilibrio perfetto tra ironia e pathos

Eisenberg dimostra una straordinaria maturità registica, riuscendo a bilanciare il tono del film tra umorismo e dramma senza mai scivolare nell’eccesso. L’uso della colonna sonora, con le nervose e malinconiche note di Chopin, aggiunge ulteriore spessore al racconto, scandendo il ritmo di una storia che si sviluppa con una fluidità sorprendente.

Ma il vero punto di forza del film sta nella sua capacità di affrontare temi difficili – il trauma generazionale, la difficoltà di elaborare il passato, il senso di colpa e di appartenenza – senza mai risultare pedante o retorico. “A Real Pain” è un viaggio emotivo che lascia il segno, un film capace di far ridere e commuovere nello stesso istante, e che si chiude con una scena destinata a rimanere impressa nella memoria dello spettatore. Un’opera straordinaria che conferma Eisenberg come un regista di talento e regala a Culkin una performance che difficilmente verrà dimenticata.