M. Il figlio del secolo: Margherita Sarfatti, la donna che inventò Mussolini | Chi era davvero?

Amante o molto di più? Chi è stata davvero Margherita Sarfatti: le differenze tra la serie tv di Joe Wright e la realtà.

Nel vortice di musiche e di un montaggio quasi ejzenštejniano, fatto di violenza visiva, di contrasti ritmici e concettuali, non poteva passare inosservata la grandezza manipolatrice e sensuale di questa sconosciuta figura femminile accanto al figlio del secolo.

Margherita Sarfatti. I più non ne avranno mai sentito parlare, ma la vedono sbucare sullo schermo in primo piano, presentata dalla voce narrante che si rivolge a noi in prima persona, come “l’unica donna che ascolta”.

Ricca, audace, sognatrice, nelle primissime inquadrature capiamo subito l’influenza magnetica che ha su Mussolini. Lei orienta il suo pensiero, lo porta a scavalcare ogni limite: non chiediamo, ma vogliamo.

Trasferisce su quell’uomo povero, partito dal niente e volgare nel senso di appartenente al volgo, e non solo, le sue ambizioni di donna intenzionata a farsi riconoscere e ammirare in un contesto borghese abitato da uomini bianchi.

All’ombra di un uomo: chi era Margherita

“L’esistenza di Margherita è, sin dalla più tenera età, costellata di uomini, che ama visceralmente, che scopre e porta alla ribalta, con cui costruisce alleanze da cui, sempre, prende qualcosa”. Abitante del suo tempo, capisce ben presto che per emanciparsi ha bisogno di un uomo. In quest’uomo, che sarà suo marito, trova incarnate le sue passioni artistiche, quell’idea di cui era innamorata. Con lui, avvocato di buona famiglia, ha inizio la sua vera ascesa. Di orientamento socialista, amante dell’ambiente artistico culturale, e già ben inserita in tale contesto nella sua terra natale, Venezia, Margherita Sarfatti si rende conto che quella d’origine non era la città per la politica, e dove poter far emergere appieno il suo talento di critico d’arte.

Si trasferisce così a Milano, polo artistico e creativo italiano, in cui si dedica allo studio attento della scena culturale e politica milanese. Frequenta il salotto di Turati e Anna Kuliscioff, si immerge negli ambienti letterari e artistici, ha il suo personale salotto ricco di personalità di spicco, tra cui Marinetti. Margherita teorizzò una sorta di superdonna in grado di amare chi vuole, libera di discutere alla pari con gli uomini, di votarli, di ottenere ciò che desidera grazie alle sue doti. È stata una figura centrale per la cultura italiana del primo Novecento, ha fondato il movimento artistico “il Gruppo del 900”. Eppure, di lei resta soltanto una scia, un’esistenza ricordata solo in relazione ad un’altra.

M. Il figlio del secolo: Margherita Sarfatti, la donna che inventò Mussolini
Margherita Sarfatti – Mussolini – il figlio del secolo – fortementein.com

L’incontro con Mussolini

Si afferma come giornalista e firma pezzi su riviste importanti come l’Avanti! Alla redazione dell’Avanti conosce Mussolini e vede in lui un nuovo corso, il sostegno per le sue ambizioni e progetti intellettuali: non potendo fare politica perché donna, ha bisogno ancora di un maschio. L’una utilizzava l’altro, in una passione amorosa quanto mai reale, ma sempre inferiore alle personali aspirazioni di ognuno.

Lei “lo sgrezza”, gli insegna a mangiare a tavola e a vestire, lo domina culturalmente, lo inserisce negli ambienti che contano, e lo ridicolizza (come la scena in cui, Mussolini in evidente difficoltà, viene costretto dalla donna a suonare il violino). Mussolini è l’astro nascente della politica italiana, non ha però una cultura solida. Lui è l’uomo che lei ha deciso di creare: l’uomo futurista, colui che non ha limiti, che sfida tutto, colui che è tutto e il contrario di tutto.

Serie Tv e realtà: differenze

Senza alcun dubbio, in una serie tv che ha al centro il suo sempre mediocre e selvaggio compagno, non si poteva che ricevere una figurazione soltanto parziale di quello che è stata Margherita Sarfatti. Nonostante ciò, nei piccoli momenti significativi che la vedono protagonista, abbiamo ben presente la solidità della sua persona, lo sguardo penetrante, profondo, e invadente al punto da riuscire a percepire quella visione di futuro che immaginava costantemente e per tutta la sua vita. L’idea di cui era innamorata, l’aspirazione a una grandezza, a un suo personale posto nel mondo, alla rivoluzione. Nella serie tv c’è un ritratto nobile e deprimente di una donna forte, ma vulnerabile di fronte all’incarnazione della violenza, quello che seppur lei si vantava di aver creato, aveva preso il sopravvento, e lo avrebbe fatto fino alla fine, facendo dimenticare al mondo chi era la sua amante, ricordata solo come amante.

La sua colpa? Aver provocato l’abominio? Essere donna e poter solo agire attraverso un uomo? Alla fine di questa prima stagione di M, la vediamo allontanarsi drasticamente da Mussolini, ma la sua apparizione tra i palchi del parlamento, lascia intuire un legame ancora sottostante, che si sgretolerà forse troppo tardi, forse all’inizio della fine. M. il figlio del secolo di Joe Wright, incanta un pubblico variegato, di giovani, adulti, e anziani, li raccoglie attorno a una visione pop della storia, del periodo più buio della storia italiana, e lo fa restituendo a Margherita Sarfatti il suo posto, senza lode, né infamia, ma per lo meno un ricordo tra chi ha solo il tempo di sfogliare qualche pagina dei libri di testo. Tra palco e realtà, guardiamo la luce di una donna per sempre offuscata dall’ingombrante sagoma del sesso opposto.