L’Avaro di Molière, l’ossessione per il denaro sfida la tirannia del consumismo moderno | Al Manzoni di Milano

Un classico senza tempo, L’Avaro di Molière viene rivisitato in chiave contemporanea, dove il denaro è protagonista di un confronto drammatico.

L’Avaro, uno dei capolavori di Molière, torna in scena con una versione che mescola il genio del grande drammaturgo francese con un’analisi della nostra società contemporanea, in cui la frenesia del consumo sembra non arrestarsi mai. La regia di Luigi Saravo, che si è immerso nel testo con una sensibilità moderna e provocatoria, ambienta lo spettacolo in un contesto che sfida le convenzioni. La figura di Arpagone, il protagonista, è quella di un uomo ossessionato dal denaro, disposto a sacrificare la felicità dei suoi figli pur di non doverli dotare. Ma cosa accade quando questo attaccamento ai soldi diventa una critica alla società consumistica?

La scelta di Saravo di inserire riferimenti temporali diversi, tra smartphone, abiti anni Settanta e spot pubblicitari che tormentano Arpagone, è tanto un richiamo al nostro quotidiano quanto una provocazione. Non è solo l’ambientazione a cambiare, ma anche la lingua del testo, grazie alla nuova traduzione di Letizia Russo, che infonde nel copione una freschezza assoluta. Saravo, infatti, trova nel conflitto di Arpagone un punto di rottura con l’attuale economia, in cui il consumo sfrenato è la norma e la conservazione del denaro una scelta radicale. Questo avaro non è solo un personaggio teatrale, è un’eco dei nostri tempi, una figura che sfida la tirannia della pubblicità e dell’incessante acquisto di beni materiali.

Ugo Dighero, noto per i suoi ruoli in opere di Stefano Benni e Dario Fo, offre un’interpretazione magistrale nei panni di Arpagone, portando sul palco tutta la sua esperienza e profondità. La sua performance trasmette il conflitto interiore di un uomo prigioniero della sua ossessione per la ricchezza. Ma accanto a lui, non mancano i momenti di ironia e giochi di equivoci, che trovano la loro voce nei personaggi interpretati da Mariangeles Torres, impegnata in un doppio ruolo. Sarà infatti la sua Frosina, mezzana e domestica, a scatenare il gioco delle illusioni che porterà alla scoperta di nuove dinamiche di potere.

Il conflitto che Molière ci propone è tutt’altro che datato. La sua riflessione sul denaro, che attraversa le generazioni, prende vita oggi più che mai. Con un paese in cui il denaro sembra essere la misura di tutto, Arpagone diventa un simbolo di chi sfida questa logica. Un uomo disposto a rinunciare alla felicità pur di non cedere alla tentazione del consumo, in un mondo dove il consumismo è ormai radicato e inarrestabile. Saravo, con una visione audace, trasforma questa figura in un’icona che ci costringe a riflettere sui nostri valori.

Un dramma di classico confronto: denaro contro felicità, una battaglia che non conosce fine

Il cuore pulsante de L’Avaro è senza dubbio il conflitto tra Arpagone e gli altri personaggi. Se inizialmente sembrano tutti vittime della sua tirannia, a ben vedere sono anch’essi prigionieri di un sistema economico che li costringe a sottostare ai suoi voleri. La sua ossessione per la conservazione del denaro è una critica feroce alla società consumistica, che, paradossalmente, sembra trovare maggiore rifugio nell’accumulo, piuttosto che nel valore delle relazioni umane.

Saravo, però, non si limita a narrare il conflitto economico. I suoi protagonisti si muovono in un mondo in cui la libertà e il denaro sono inestricabilmente legati. Da un lato, Arpagone si ostina a preservare la sua ricchezza come se fosse un bene naturale da proteggere ad ogni costo, dall’altro, i suoi figli e il resto dei suoi servi vedono nel denaro la chiave della loro emancipazione. Un gioco complesso di illusioni e inganni che si riflette in una società che sembra non riuscire a liberarsi dalla necessità di possedere sempre più.

L’irresistibile gioco degli equivoci e la lotta contro il consumismo: una lezione che arriva dal passato

Anche se Arpagone è descritto come un uomo incapace di comprendere il valore del denaro oltre il suo aspetto materiale, la sua figura sfida i concetti stessi di ricchezza e valore. In un mondo che corre verso la crescita economica infinita, la sua paura di “spendere” e la sua ritrosia verso il consumo diventano una sorta di attacco alla logica stessa che governa la nostra società. Saravo ci fa capire che l’avarizia di Arpagone non è solo una caratteristica individuale, ma un riflesso di una critica più ampia alla nostra civiltà. È un avviso: siamo pronti a pagare il prezzo della nostra ossessione per il denaro?

In un’epoca dove il denaro è l’ossessione di molti, L’Avaro si erge a testimonianza di come i grandi temi del passato possano ancora parlare al presente. Con una regia brillante e una messa in scena che non perde di vista l’attualità, Saravo ci fa riflettere su come la società del consumo non sia solo un riflesso dei nostri desideri, ma una prigione che noi stessi abbiamo costruito. Arpagone, in fondo, è più attuale che mai.