Ti sposo ma non troppo, Vanessa Incontrada e Gabriele Pignotta fanno sold out al Teatro Manzoni ma qualcosa non ha convinto

Al Teatro Manzoni di Milano, una commedia romantica che non riesce a mantenere le aspettative del pubblico.

Ti sposo ma non troppo, scritto e diretto da Gabriele Pignotta, sta calcando il palcoscenico del Teatro Manzoni di Milano e resterà in città fino al 2 febbraio. La commedia si propone come una riflessione leggera sulle dinamiche di coppia e sull’amore moderno. Interpretata da Vanessa Incontrada, Fabio Avaro, Siddharta Prestinari e lo stesso Pignotta nel cast, lo spettacolo alterna momenti piacevoli a scelte narrative che appaiono a tratti forzate.

La trama si snoda attorno a due coppie in crisi e alle loro vicissitudini romantiche. Andrea, una donna appena separata, cerca di superare le sue ansie mentre stringe un rapporto particolare con il suo nuovo vicino di casa, anche lui di nome Andrea.

A complicare le cose, siti di incontri, equivoci e fraintendimenti. Sebbene gli elementi per una commedia brillante ci siano tutti, l’intreccio appare a tratti troppo prevedibile. Le dinamiche amorose rappresentate non vanno oltre stereotipi già esplorati più volte a teatro, ma soprattutto al cinema.

La sala del Manzoni, benché gremita di spettatori, non ha potuto evitare di percepire una certa disomogeneità nei ritmi della rappresentazione. Se da un lato il pubblico ha riso nei momenti più comici, dall’altro non sono mancati frangenti in cui l’attenzione si è affievolita. Vanessa Incontrada sicuramente non manca in presenza scenica ed è accompagnata da un cast di grandi attori che supportano a pieno il racconto con profondità teatrale.

Scenografie curate e funzionali

La regia di Pignotta mostra un’impostazione più vicina al linguaggio cinematografico che a quello teatrale, con una colonna sonora che sottolinea azioni e dialoghi in modo didascalico. Sebbene alcune scelte registiche siano interessanti, come l’uso dei silenzi e dei cambi di scena, manca una vera innovazione.

Un punto a favore dello spettacolo è rappresentato dalle scenografie firmate da Alessandro Chiti. Con due ambienti principali che si alternano in scena, i cambi sono rapidi e ben orchestrati, permettendo una transizione fluida tra i momenti narrativi. Gli elementi scenici, pur essendo semplici, sono funzionali e creano un’atmosfera intima e credibile. I giochi di luci, curati da Maximiliano Lumachi, contribuiscono a sottolineare i passaggi emotivi della storia, offrendo un contributo visivo piacevole e mai invasivo.

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Cast affiatato ma non abbastanza incisivo

Il quartetto di attori dimostra una buona sincronia, ma non sempre riesce a mantenere alta la tensione emotiva. Vanessa Incontrada, nonostante il suo carisma, sembra trattenuta e meno convincente rispetto alle sue interpretazioni televisive. Fabio Avaro e Siddharta Prestinari, pur portando leggerezza e qualche risata, non riescono a bilanciare le mancanze di una scrittura che non valorizza appieno i loro personaggi.

Nonostante il testo non presenti grandi guizzi creativi, le battute rimangono eleganti e adatte a un pubblico variegato. Tuttavia, proprio questa scelta finisce per rendere il tono generale eccessivamente edulcorato, mancando di quella punta di audacia che avrebbe potuto dare maggiore carattere alla narrazione. Pur partendo da premesse interessanti, Ti sposo ma non troppo non riesce a emergere come un prodotto teatrale memorabile. L’impegno del cast e della regia non basta a sopperire a una sceneggiatura che, seppur piacevole, rimane priva di mordente. Lo spettacolo si lascia guardare, ma senza lasciare un segno profondo nel cuore degli spettatori. Un peccato, considerando il potenziale delle tematiche affrontate.