5 centimetri d’aria, il racconto straziante dei rapimenti mafiosi in Lombardia che nessuno può ignorare | Al Teatro MTM La Cavallerizza

Dal 24 al 27 gennaio, un monologo emozionante sulla tragica stagione dei sequestri di persona in Lombardia.

Dal 24 al 27 gennaio 2025, il palcoscenico del MTM La Cavallerizza ospita un’opera intensa e commovente: 5 centimetri d’aria. Questo monologo, scritto da Paola Ornati e con la regia di Marco Rampoldi, racconta la dolorosa e poco conosciuta vicenda dei sequestri di persona in Lombardia negli anni ’70 e ’80. Al centro della storia c’è Cristina Mazzotti, una delle vittime di quella stagione di terrore, un evento che ha lasciato cicatrici indelebili non solo sulle vittime, ma anche sull’intera società.

Il rapimento di Cristina Mazzotti, avvenuto nel 1975, è stato il primo caso di sequestro a culminare in morte. Ma 5 centimetri d’aria non si limita a raccontare la sua tragica fine: l’opera esplora l’intero fenomeno del sequestro di persona, che ha coinvolto ben 672 individui solo in Lombardia, molti dei quali non sono mai più tornati a casa. Un capitolo oscuro della nostra storia, che, seppur lontano nel tempo, continua a suscitare inquietudine e riflessioni sulla criminalità organizzata e sul potere che la mafia ha acquisito in quegli anni.

Lo spettacolo si fa portavoce di un’epoca in cui le famiglie lombarde vivevano nel terrore. Sequestri e richieste di riscatto divennero una pratica quasi quotidiana, alimentata dalla criminalità organizzata, in particolare dalla ‘Ndrangheta. Ma dietro ogni rapimento c’era anche un sistema ben più ampio: la generazione di terrore per cementare il silenzio e l’omertà, l’investimento di riscatti nei traffici di droga e in affari che avrebbero determinato la costruzione del futuro economico del paese. Un futuro che, paradossalmente, ancora oggi porta con sé i segni di quei fatti.

5 centimetri d’aria è una riflessione su come le storie di violenza e sopraffazione possano restare in silenzio per decenni, ma non smettano mai di influenzare le vite. Raccontando la storia di Cristina, lo spettacolo ci obbliga a confrontarci con il passato, con le sue ombre e con i suoi effetti duraturi.

La mafia, la ‘Ndrangheta e la Lombardia

Il contesto in cui si sviluppano questi rapimenti è fondamentale per comprendere la portata del fenomeno. A partire dal 1972, con il primo sequestro di Pietro Torrielli Jr a Vigevano, la Lombardia divenne un campo di battaglia tra le forze mafiose e la società civile. Nonostante l’immagine di terra di conquista, la Lombardia era ancora considerata lontana dalle gravi minacce delle mafie, eppure il dramma dei sequestri ha gettato una luce cruda sulla realtà di quel periodo. Le vittime, inizialmente personaggi noti, sono diventate con il tempo semplici oggetti di scambio. Le loro vite non avevano più valore: erano merce da barattare, da sfruttare, da dimenticare.

Le modalità di esecuzione dei sequestri non erano mai casuali, ma seguite con una strategia ben precisa: seminare paura e silenzio per ottenere il controllo su un territorio sempre più vasto. La richiesta di riscatti non era solo un mezzo per ottenere denaro, ma un metodo per investire in traffici illeciti, come la droga. Investimenti che, a loro volta, avrebbero potuto garantire il dominio sulle risorse e sull’economia locale. Un circolo vizioso che ha segnato un’intera generazione.

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La voce di una vittima che non può essere dimenticata

Interpretato da Lucia Marinsalta, 5 centimetri d’aria è un monologo che non si limita a raccontare un fatto di cronaca, ma porta lo spettatore dentro le emozioni di una donna che ha vissuto sulla propria pelle il dramma della violenza. La voce di Cristina diventa simbolo di tutte le vittime, dei carnefici e di una società che ha assistito in silenzio. Il racconto si sviluppa come un flusso di coscienza che mescola il presente con il passato, le emozioni con i ricordi, in un continuo sovrapporsi di voci che cercano di non dimenticare.

Quello che rende questo spettacolo davvero potente è proprio la sua capacità di farci sentire vicini a un fatto che, purtroppo, non appartiene al passato. I segnali di una società segnata dalla violenza sono ancora oggi visibili, e lo spettacolo ci invita a non abbassare mai la guardia. La memoria è l’unica cosa che può salvarci da un futuro simile, e la storia di Cristina Mazzotti è un monito che non può essere ignorato. Con 5 centimetri d’aria, il pubblico ha l’opportunità di rivivere uno dei capitoli più oscuri della storia recente italiana, uno che continua a far parte del nostro presente. Non si tratta solo di un racconto su una donna e un crimine: è una riflessione collettiva su come la violenza possa permeare le istituzioni e la società, cambiandole per sempre. La storia di Cristina e degli altri sequestrati non deve mai essere dimenticata, perché in quel passato si nascondono le radici di molte delle sfide che ancora oggi affrontiamo. Un’occasione imperdibile per non perdere la memoria di un tempo che, purtroppo, ci riguarda più di quanto pensiamo.