L’abbaglio, il nuovo film di Andò: il ritorno di Toni Servillo non basta a rilanciare la magia storica
Un film ambizioso ma poco riuscito, che tenta di unire storia e commedia, senza replicare il successo di “La stranezza”. Ficarra e Picone dominano sulla gravità di Servillo.
Il ritorno di Roberto Andò dietro la macchina da presa con L’abbaglio ha suscitato molte aspettative, soprattutto dopo il successo de La stranezza, che nel 2022 aveva conquistato pubblico e critica. Un team collaudato, con Toni Servillo, Salvo Ficarra e Valentino Picone di nuovo insieme, sembrava essere la promessa di una nuova magia sul grande schermo. Tuttavia, sebbene il film affondi le radici in un affascinante episodio della storia italiana, il risultato finale non è all’altezza di quello che ci si sarebbe aspettato.
Il progetto prende spunto da un racconto storico di Leonardo Sciascia, Il silenzio, che narra le gesta del colonnello Vincenzo Giordano Orsini durante lo sbarco dei Mille a Marsala nel 1860. Un episodio semi-sconosciuto che, nella sua bellezza narrativa, avrebbe potuto ispirare un film avvincente. Tuttavia, nonostante l’accuratezza storica, il film sembra perdere di vista ciò che aveva fatto di La stranezza un caso di successo: l’energia, il dinamismo e l’originalità.
Il punto di forza del film risiede nella storia che racconta. La Sicilia del 1860, con la sua lotta per l’unità d’Italia e il sogno garibaldino, è un contesto affascinante che avrebbe dovuto accendere il pubblico con la sua intensità e passione. Tuttavia, il film si impegna tanto a restituire fedelmente la Storia che rischia di diventare un esercizio di stile piuttosto che un racconto emozionante.
La performance di Toni Servillo, che interpreta il colonnello Orsini, rimane ancorata a un registro troppo statico, mentre le battute di Ficarra e Picone, che avrebbero dovuto portare un respiro comico e umano alla narrazione, non riescono a strappare più di qualche sorriso.
Il racconto storico e il cast
L’abbaglio si sforza di restituire l’atmosfera di un periodo turbolento, ma rischia di perdersi nelle sue contraddizioni. L’eccellente lavoro di ricerca storica, che ha visto la partecipazione di esperti, è evidente, ma il film manca di quella scintilla che avrebbe dovuto rendere il racconto di Orsini e dei suoi uomini qualcosa di memorabile. La scelta di un cast che si affida a nomi affermati come Servillo, Ficarra e Picone non basta a sopperire alla mancanza di una chimica che rendesse il tutto avvincente.
Ficarra e Picone, spesso considerati i comici del cinema italiano, sembrano fuori posto in un contesto così gravoso, dove la loro brillantezza non riesce a emergere. Servillo, d’altra parte, recita con la consueta maestria, ma il suo personaggio, troppo chiuso nel dubbio e nell’incertezza, risulta distante e poco empatico.
Le contraddizioni nel tono del film
La bellezza di L’abbaglio risiede sicuramente nel suo tentativo di esplorare la Sicilia attraverso una lente storica che mescola dramma e commedia. Tuttavia, questa fusione non sempre funziona. Andò sembra voler rievocare il clima delle grandi narrazioni del passato, ma il risultato è un film che, a tratti, appare più preoccupato di essere storicamente corretto che di coinvolgere il pubblico. Le scene di battaglia, che dovrebbero infondere emozione e tensione, sembrano gelate, quasi come se fossero ricostruite in un set teatrale.
Nonostante gli sforzi, il film non riesce a risvegliare quel senso di appartenenza e passione che aveva animato La stranezza, dove le risate e le emozioni scorrevano con naturalezza. Qui, invece, la sensazione è che il pubblico venga chiamato a riflettere più che a vivere l’esperienza del film, il che rischia di abbattere il ritmo narrativo. In definitiva, L’abbaglio non raggiunge il livello di La stranezza, pur avendo tutte le premesse per farlo. La Sicilia, come luogo di contraddizioni, e i personaggi complessi di Ficarra e Picone potrebbero aver arricchito il film, ma alla fine si tratta di un racconto che non riesce a scuotere il pubblico come sperato. L’interpretazione del cast e il rigore storico non bastano a fare di L’abbaglio un film indimenticabile.