Una notte a New York, un viaggio psicologico tra dialoghi e introspezioni: con Dakota Johnson e Sean Penn

Un viaggio in taxi tra aeroporto e città diventa il palcoscenico di un confronto tra due anime diverse ma complementari.

Una notte a New York, film che si svolge interamente in un taxi, vede protagonisti Dakota Johnson e Sean Penn, e si presenta come un esercizio di minimalismo cinematografico. Ambientato durante una corsa da JFK a Manhattan, il film è stato inizialmente pensato come opera teatrale, per poi evolversi in una sceneggiatura approdata nel 2017 sulla Black List. Concepito da Christy Hall, il progetto ha trovato vita sul grande schermo grazie alla determinazione della Johnson, che ne è anche produttrice.

Il film si concentra esclusivamente sul dialogo tra i due personaggi: una programmatrice appena atterrata a New York e un tassista loquace che la accompagna. Durante il viaggio emergono temi come età, genere, sessualità e insicurezze personali. Tuttavia, la premessa intrigante si perde in una narrazione che non riesce a sorprendere. Il confronto tra i due, pur impreziosito dall’abilità recitativa dei protagonisti, fatica a mantenere alta l’attenzione, soprattutto a causa di dialoghi che si rivelano prevedibili.

La scelta di mantenere il film in una sola location ricorda altre opere di successo come Locke di Steven Knight o Collateral di Michael Mann. Tuttavia, Una notte a New York non si avventura in territori di suspense o azione, rimanendo un dramma psicologico dalle sfumature comiche. Il tassista di Sean Penn si inserisce incessantemente nella vita della sua cliente, interpretata da Dakota Johnson, spingendola a riflettere sulle sue paure e sulle sue relazioni.

Nonostante alcune battute azzeccate, il film non riesce a evitare cliché, come l’immagine del tassista saggio e filosofi che parla per enigmi. La protagonista, con i suoi tormenti familiari e personali, incarna archetipi già visti in altre produzioni. Questo riduce l’impatto emotivo del film, lasciando il pubblico desideroso di qualcosa di più innovativo.

Atmosfera e performance che salvano il film

La regia di Christy Hall, pur non brillante nei contenuti, riesce a evocare l’intensità del viaggio notturno verso Manhattan. Le luci della città, i rumori ovattati della strada e la sensazione di attesa rendono la pellicola visivamente coinvolgente.

I due attori principali fanno del loro meglio con il materiale a disposizione: Dakota Johnson, ormai veterana del grande schermo, si conferma capace di portare sfumature al personaggio, mentre Sean Penn regala una performance solida, seppur meno ispirata rispetto ai suoi lavori migliori.

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Un viaggio che lascia il pubblico a metà strada

Una notte a New York tenta di approfondire tematiche universali ma si accontenta di soluzioni narrative già viste. La chimica tra i due protagonisti è palpabile, ma la sceneggiatura manca di quel guizzo che trasformerebbe una semplice corsa in taxi in un’esperienza cinematografica memorabile.

Alla fine, il film somiglia a un viaggio interrotto: partito con grandi ambizioni, si perde lungo il percorso, lasciando lo spettatore con la sensazione di qualcosa di incompiuto.