Tragùdia – Il canto di Edipo, la tragedia di Sofocle rivive al Teatro Bellini di Napoli
Un’esperienza immersiva e unica per il pubblico di Napoli: il mito di Edipo rivisitato in chiave moderna
Dal 12 al 17 novembre, il Teatro Bellini di Napoli ospiterà Tragùdia – Il canto di Edipo, una nuova produzione di Alessandro Serra ispirata alle opere di Sofocle e ai racconti mitologici greci.
Serra, che cura regia, scene, luci, suoni e costumi, si confronta con l’ardua sfida di portare in scena uno dei miti più conosciuti al mondo, ma declinato secondo una prospettiva attuale, universale, con elementi di innovazione tanto scenica quanto linguistica.
Il progetto nasce dall’idea di ricostruire, sulle “macerie” del passato, una visione contemporanea di Edipo e delle sue implicazioni esistenziali. Per farlo, Serra recupera il fascino delle antiche tragedie, con il loro linguaggio simbolico e diretto, e si pone interrogativi su come renderlo accessibile al pubblico odierno.
Partendo dal noto intreccio di colpe, profezie e risoluzioni tragiche, Tragùdia si rivolge a una società sempre più frammentata, un “corpo” comune che cerca disperatamente di riappropriarsi della propria identità e del senso collettivo.
La riscoperta del mito attraverso una lingua antica
Per questo viaggio nei meandri della psiche e della coscienza, Serra ha scelto di utilizzare il grecanico, una variante dell’antico greco che ancora oggi sopravvive in alcuni angoli della Calabria e della Puglia, ex colonie della Magna Grecia. La scelta di questa lingua particolare mira a rendere omaggio alla musicalità della tragedia greca, che nell’italiano moderno rischia di perdere il suo potere evocativo e lirico. Grazie a questa opzione linguistica, Serra riporta in scena l’antica potenza del mito di Edipo, trasformandolo in un’esperienza quasi rituale, che coinvolge gli spettatori su un livello più istintivo ed emotivo.
Il grecanico, infatti, diventa il filo conduttore di un percorso che attraversa i secoli, portando con sé un’eredità sonora capace di trasportare il pubblico oltre il piano della semplice rappresentazione teatrale, verso uno spazio simbolico e atavico. Così facendo, Tragùdia ci restituisce una tragedia che, pur parlando un linguaggio antico, comunica con forza con il presente.
Edipo, il tragico re che sfida il destino
La tragedia di Edipo, figura emblematica della lotta tra volontà umana e inesorabilità del destino, trova qui una nuova forma, capace di riflettere la complessità dell’uomo moderno. Con la sua colpa di parricida e il suo amore proibito per la madre, Edipo rappresenta l’archetipo stesso del peccato e della redenzione, un percorso che è al tempo stesso personale e universale. Nella versione di Serra, egli non è solo un personaggio da giudicare, ma un simbolo di resilienza e volontà di riscatto, di un’umanità che desidera guardare dentro sé stessa per trovare risposte.
Tragùdia – Il canto di Edipo si conclude con una riflessione profonda sul ruolo dell’uomo e del mito. In un’epoca che sembra aver dimenticato il concetto di “sacro”, Serra riesce a toccare le corde di chi cerca ancora risposte in ciò che è antico e, per certi versi, eterno. Con una regia che non lascia nulla al caso, questa rappresentazione delinea una possibile via di ritorno verso la comprensione del sé e dell’altro. Edipo, privato della vista, si trasforma in una figura che, pur vagando nel buio, riesce a scorgere la verità interiore, invitando il pubblico a intraprendere un viaggio simile, verso il risveglio della propria coscienza.