Indagini live all’Augusteo di Napoli: lo spettacolo di Nazzi sul delitto del Circeo

Stefano Nazzi Ph Stefania Casellato

Stefano Nazzi è arrivato all’Augusteo di Napoli con Indagini live, lo spettacolo che viene dall’acclamato podcast omonimo prodotto dal Post.  La serata dello scorso 14 ottobre 2024 è stata dedicata alla memoria di Donatella Colasanti e Rosaria Lopez vittime di quello che viene ricordato come il massacro del Circeo. 

Indagini è uno dei podcast di true crime più seguiti degli ultimi anni e rispetto agli altri si distingue per essere un format che si concentra, appunto, sulle indagini giudiziarie e sui processi che seguono i delitti. La voce del giornalista ci accompagna all’interno dei crimini più conosciuti ma anche di quelli meno dibattuti e come lui stesso ha dichiarato, l’intenzione è quella di proporre una narrazione diversa della cronaca nera, utilizzando toni misurati e pacati.

Nello specifico il massacro del Circeo è un fatto di cronaca nera fra i più agghiaccianti che la storia ricordi, una delle pagine più nere degli anni di piombo, avvenuta il tra il 29 e il 30 settembre del 1975 in una villa del Circeo appunto, dove Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira seviziarono e violentarono per più di 30 ore due ragazze Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, la prima sopravvisse perché si finse morta ma la seconda morì davvero.

I tre venivano chiamati con l’appellativo di “pariolini” in riferimento al gruppo neofascista romano che frequentava il quartiere dei Parioli e il fungo dell’Eur in un periodo storico, quello degli anni di piombo appunto, in cui Roma era divisa in confini politi ben precisi, quelli di destra da una parte e quelli di sinistra dall’altra e in cui avvenivano continuamente scontri fra le due parti.

Indagini a teatro è uno racconto ancora più suggestivo di quando si ascolta sulle piattaforme di streaming. In scena tre grandi monitor e una console fanno da scenografia con inserti fotografici che ci consentono di vedere il volto dei protagonisti della storia. Stefano Nazzi con la sua inconfondibile tecnica narrativa legge la storia e per questa occasione è stato accompagnato nella lettura da Gianluca Fru e Aurora Leone dei Jackall.

Non solo cronaca nera

L’aspetto interessante che caratterizza il lavoro di Indagini sta nel fatto che il sapiente racconto di Stefano Nazzi ci offre non solo la cronaca di un fatto reale con le conseguenti vicissitudini giudiziarie, ma anche una fotografia dell’Italia in quel preciso momento storico. A volte sembra di assistere al racconto di un film o di un romanzo, poiché come spesso si dice la realtà è capace di superare la finzione. In molte occasioni durante l’ascolto della storia subentrano colpi di scena che neppure lo sceneggiature più bravo potrebbe concepire.

I detrattori del genere true crime potrebbero dire che soffermarsi su certi crimini così efferati è una forma di morboso voyerismo al quale il pubblico medio non sa rinunciare, ma in realtà come ha dimostrato Stefano Nazzi con Indagini, un podcast di questo tipo serve a ricordare. Ricordare che Italia siamo stati, ricordare che Italia siamo diventati, ma soprattutto ricordare le vittime che hanno vissuto e subito certe cose.
La parte più commovente dello spettacolo sul massacro del Circeo è stata quella in cui Nazzi ricorda un momento in particolare di questa storia, quando un giornalista chiese a Donatella Colasanti, anni dopo i fatti del Circeo, se nella sua vita era stata felice. La risposta a questa domanda fu: <<Certo, avevo il dovere di essere felice. Sono una sopravvissuta e le persone come me hanno il dovere di essere felici.>>

Non è cambiato nulla

Una delle cose che si dice spesso è che la storia è importante per evitare di ripetere gli stessi errori. Purtroppo è altrettanto vero che l’essere umano è recidivo e non impara quasi mai dai propri sbagli. Al tempo dei processi per i fatti del Circeo si tentò di dare la colpa a Donatella Colasanti, vittima sopravvisuta che con grande coraggio pur essendo appena maggiorenne si presentò in aula per testimoniare contro i suoi carnefici, eppure invece di essere protetta e apprezzata furono messe in dubbio le sue parole. Come accade ancora oggi, si cercò di attribuire alla vittima di violenza sessuale una qualche responsabilità sui fatti. “Se fosse rimasta a casa vicino al focolare…” disse qualcuno ai tempi. Così allora, come oggi la vittima deve fare appello a tutta la forza d’animo possibile per affrontare il capitolo forse più complicato, quello del confronto con il giudizio altrui.

Il giornalista Stefano Nazzi

Un buon racconto si vede nei particolari

Il teatro Augusteo era pieno di spettatori la maggior parte dei quali seguono ogni mese la nuova puntata di Indagini, ma non è scontato che la totalità del pubblico presente conoscesse i fatti narrati in questa occasione e l’abilità di Stefano Nazzi è quella di saper raccontare una storia, fornendo tutti i dettagli necessari alla comprensione generale ma anche alla stimolazione di domande altrettanto necessarie. Non è raro che durante l’ascolto di una puntata nel corso della narrazione siamo portati a porci delle domande e, come se il giornalista dall’altra parte lo sapesse già, le risposte ci vengono date di lì a poco. Questa è arte della narrazione, incuriosire con il fatto accaduto, raccontare cosa accadde dopo e quando il cadavere della vittima viene scoperto e proseguire con la risoluzione (quando c’è) del caso.  Questa struttura narrativa è quella del giallo o del crime puro se vogliamo e Stefano Nazzi la conosce bene.

Una buona narrazione mette ordine nel caos della vita, in quei momenti in apparenza confusi e inspiegabili che in particolare si verificano nei casi di cronaca nera. Soprattutto se un fatto di cronaca diventa un caso mediatico non è semplice arrivare a comprendere cosa è successo nell’insieme delle molte notizie che circolano al riguardo. Quello del Circeo fu un caso mediatico che ha cambiato forse per sempre l’Italia e che ha messo in evidenza un dettaglio importante: il mostro non è quello che una certa narrativa ci ha raccontato, brutto e pauroso, dall’inconfondibile aspetto mostruoso appunto ma è quasi sempre l’uomo comune dall’aspetto mite e se dobbiamo pensare al male puro che lucidamente miete le sue vittime, Angelo Izzo ne è un perfetto esempio.