“Venere Nemica”, al Bellini di Napoli Drusilla Foer nei panni della suocera di Psiche | Incanta il pubblico
Drusilla Foer è Venere nella rilettura di Amore e Psiche di Apuleio nello spettacolo Venere Nemica scritto dalla stessa Foer con Giancarlo Marinelli e diretto da Dimitri Milopulos, in scena al Teatro Bellini fino al 22 settembre.
L’aspetto originale dello spettacolo sta nella scelta del punto di vista della storia, questa volta affidato a Venere che esprime le sue personali opinioni sulla storia di Amore, suo figlio, e Psiche comportandosi come la tipica suocera all’italiana sempre molto gelosa del figlio. E proprio su questa scia si consuma tutta la narrazione, puntando su un tema sempre attualissimo nel nostro paese dell’eterno conflitto fra suocera e nuora.
Drusilla Foer è, infatti, una vera e propria matrigna delle favole, vanitosa come la matrigna di Biancaneve, non a caso in scena il personaggio è circondato da specchi e vendicativa come la strega della Bella addormentata nel bosco.
In contrasto con la forte personalità che rappresenta Venere, ella è tuttavia vestita sempre di bianco, quasi a voler dimostrare la purezza che va di pari passo con la bellezza, come se il bianco fosse esso stesso la quintessenza della bellezza più pura. Venere entra in scena come se fosse una qualsiasi donna dell’alta società, piena di pacchi dai negozi più chic. Da quando vive sulla terra ha scoperto di amare lo shopping e la messa in piega, tutte cose che finché viveva sotto il mare non poteva fare.
Ora, infatti, Venere vive a Parigi insieme agli esseri umani di cui vuole sperimentare le abitudini e le emozioni perché in quanto dea è immortale e questa condizione le fa vivere ogni esperienza con tantissima noia, mentre la coscienza tutta umana della morte è qualcosa che fa vivere le emozioni a pieno perché ogni esperienza può essere l’ultima e dunque più intensa.
Uno spettacolo in recitar – cantando
Venere vive sola con una dama di compagnia (Elena Talenti) e con il suo aiuto tra un bicchiere di vino e l’altro racconta la storia di come suo figlio Amore fece sua Psiche e di come quest’ultima lo tradì. La presenza di questa cameriera sembra essere marginale in un primo momento, ma scopriremo molto presto il ruolo chiave che gioca nella rappresentazione.
La storia di Amore e Psiche dal punto di vista della suocera Venere colpevolizza solo e soltanto Psiche, quale artefice del di tutti i guai del figlio. Il racconto è pieno di canzoni che ricreano insieme alla tecnica del recitar-cantando un’atmosfera da piano bar. Le canzoni per altro sono famosissime e cantate tutte dal vivo: “Bye bye baby” di Marilyn Monroe, “La mer” di Charles Trenet e Que Reste-T-Il De Nos Amours sempre di Trenet.
Spettacolo piacevole ma con troppi temi
L’unico difetto di Venere Nemica è il fatto che cerca di approfondire più temi contemporaneamente finendo per perdersi in alcuni punti del testo tanto da dare l’impressione che non si sappia dove vuole andare a parare. Il testo, infatti, non si sofferma solo sul conflitto tra suocera e nuora ma affronta anche il discorso della bellezza che sfiorisce, della morte e del rapporto madre -figlio.
Alla fine, tra questi, a prevalere è il discorso sulla mortalità degli uomini che viene visto dal punto di vista di una dea immortale, e per questo annoiata, che considera la morte come un amplificatore di tutte le emozioni e le passioni. Ogni cosa per gli esseri umani può essere l’ultima.
In generale lo spettacolo è pieno di battute sagaci che ironizzano sui principali difetti degli esseri umani come la vanità per esempio e non è un caso che Venere qui sia circondata da specchi; il tutto è coadiuvato da una regia perfetta e suggestiva che si serve di fumo e luci per rappresentare i personaggi che qui vengono solo menzionati.