The Brutalist, il piacere di una proiezione in pellicola per una storia epica | In concorso a Venezia
In concorso a Venezia 81 c’è anche un bellissimo prodotto in pellicola, The Brutalist di Brady Corbet che racconta la storia vera dell’architetto László Tóth in tre ore e mezza di film in pellicola che vi emozioneranno.
Adrian Brody è László Tóth e la sua parabola inizia alla fine della Seconda Guerra Mondiale, lui è ebreo e come altri milioni di persone ha vissuto l’olocausto e fu tra coloro che riuscirono a sopravvivere ai campi di sterminio. Il film si apre il giorno in cui László sta partendo per l’America e dal momento in cui approderà nella “terra delle occasioni” avrà inizio la sua lunga epopea fatta di cadute e di momenti di gloria fra genio e sregolatezza.
László è un architetto di Budapest e inizialmente si sistema dal cugino ormai insediato in America che ha un negozio di mobili e inizialmente lo coinvolge nei suoi progetti. Sarà proprio lui a metterlo in contatto con un’importante famiglia americana il cui patriarca è il multi milionario Harriso Lee Van Buren (Guy Pierce) che gli commissiona la progettazione di un community center avendo già apprezzato i precedenti lavori di László.
Il monumentale edificio porterà László a trasferirsi nella tenuta dei Buren e finalmente potrà ricongiungersi con la moglie, qui interpretata da Felicity Jones. Inizialmente la scalata sociale per l’architetto ebreo sembra essere tutta in ascesa ma molto presto l’artista dovrà fare i conti con le proprie fragilità, in particolare la dipendenza da oppiacei, ma soprattutto il confronto con l’avido e oscuro committente che gli darà non poco filo da torcere, rivelando diversi lati oscuri.
La visione di The Brutalist è una vera esperienza a cominciare dalla sala, dal momento che si tratta un film in pellicola ed è quindi previsto un intervallo con tanto di intermezzo fotografico e countdown, per dare modo agli spettatori di spezzare la visione delle tre ore e più di film durante il cambio della pizza. Va specificato però che nella storia accadono cose continuamente e quindi difficilmente ci si annoia. La pellicola poi ha tutta un’altra grana rispetto al prodotto digitale e quindi avrete l’impressione di tornare a vivere l’esperienza cinematografica di una volta.
The Brutalist è un film epico
Fin ora si tratta del prodotto cinematografico migliore visto alla Mostra del Cinema 2024, se si esclude Disclaimer per la serialità. Adrian Brody non ha bisogno di presentazioni e forse nessuno meglio di lui poteva interpretare questo ruolo.
László Tóth è esistito veramente e le sue opere vengono tra l’altro mostrate al completo nella scena finale in cui vediamo l’architetto ungherese ricevere un prestigioso riconoscimento per la sua opera. I rumors parlano già di Leone d’oro per il film e coppa Volpi per Brody, tanta è la bellezza del film e anche dell’interpretazione; del resto l’una non può prescindere dall’altra. Probabilmente lo stesso film interpretato da qualcun altro sarebbe stato solo un polpettone estenuante.
L’architettura è un altro personaggio
Allo stesso modo se in questo film l’architettura come concetto e come prodotto fosse stata meno presente è altrettanto probabile che il film non avrebbe avuto lo stesso effetto. L’architettura è praticamente un altro personaggio della storia e anzi la colonna portante di tutta la vicenda. Essa viene introdotta gradualmente per poi dirompere fino a diventare il perno attorno al quale accadono le cose. The Brutalist è il tipico film epico che racconta la scalata sociale di un uomo sopravvissuto al male puro.
Al centro di tutto questo c’è una particolare attenzione del regista verso la figura dell’artista che deve lottare per autoaffermarsi senza lasciarsi sopraffare dal mondo ostile e conformista. Non a casa c’è una scena chiave all’interno del film che rappresenta molto bene la sopraffazione del capitalismo sull’arte.
Un fun fact interessante è stato rivelato da Alberto Barbera, direttore artistico della manifestazione, il quale ha detto che il film di Corbet si ispira a un classico del cinema americano La fonte meravigliosa di King Vidor, a sua volta tratto dal romanzo di Ayn Rand. Rand fu, oltre che scrittrice anche filosofa e fu lei a strutturare la corrente dell’oggettivismo. Questa corrente di pensiero vede l’essere umano come una creatura eroica il cui imperativo morale è la ricerca della felicità; la produttività come obiettivo e la ragione come assoluto. Tutti questi elementi sono ben rappresentati proprio nel film.