Maria di Pablo Larraín, Angelina Jolie è la Callas in un ritratto intimista | Un film opera d’arte

Angelina Jolie è Maria Callas in “Maria” di Pablo Larraín

Pablo Larraín torna in concorso a Venezia 81 con un altro biopic, questa volta quello della voce per eccellenza, Maria Callas.

Dopo il successo di film come Jackie e Spencer, rispettivamente biopic di Jackie Kennedy e Diana Spencer e dopo aver sorpreso e divertito tutti con il più estremo El Conde presentato lo scorso anno alla Mostra del Cinema e vincitore del premio per la migliore sceneggiatura, Larraín torna ancora una volta a Venezia e di nuovo con un biopic. Questa volta il film è dedicato ad un’altra importante figura della storia, Maria Callas la cui voce ha incantato i palcoscenici di tutto il mondo e ha riempito il cuore di tutti riuscendo a toccare le note come fosse uno strumento musicale.

Larraín sa raccontare una biografia senza tediare il pubblico ma soprattutto quando affronta la vita di un personaggio famoso trova sempre il giusto punto di vista, concentrandosi su un segmento in particolare di quella vita, con un sapiente gioco narrativo che mescola passato e presente riuscendo nell’impresa di restituire i punti principali e più emozionanti del racconto.

Così scopriamo con Maria, tutta la fragilità di Callas e la vediamo nella sua ultima settimana prima di morire, mentre ricorda gli anni passati sui palchi più importanti del mondo e l’amore con Aristotele Onassis. Una Callas sul viale del tramonto nell’anno 1977 a Parigi con il suo fidato maggiordomo (Pierfrancesco Favino) e la sua cameriera (Alba Rohrwacher).

Maria Callas è malata, non potrebbe cantare perché le sue condizioni di salute non glie lo consentono ma lei canta lo stesso e anzi si presenta ogni giorno a teatro per provare insieme a un pianista alcune tra le più celebri arie di opere liriche come la Norma di Bellini; la Traviata di Giuseppe Verdi, Madama Butterfly di Giacomo Puccini e così via. Fra un canto e l’altro ci sono le pillole di cui la Callas è dipendente e le visioni. La “primadonna”, come lei stessa si definisce vede cose che in realtà non accadono, come la presenza di una troupe televisiva che starebbe girando un documentario su di lei o il pubblico e l’orchestra che in diversi luoghi della città la accompagnano nelle sue estemporanee esibizioni.

Il dolore dietro il prodigio

Maria Callas era un prodigio ma la gloria, l’amore del pubblico e il talento hanno avuto un prezzo molto alto per lei e tutto questo dolore lo vediamo rappresentato nel film di Pablo Larraín quando la magistrale Angelina Jolie piange con la voce rotta perché lei (la Callas) non riesce a cantare come una volta oppure quando piange il suo Aristotele ormai morto. Lo stesso dolore lo vediamo negli occhi di Pierfrancesco Favino (il maggiordomo), quando Maria Callas sostiene di avere un appuntamento con una troupe televisiva ma di fatto non si presenterà nessuno perché è tutto nella sua testa.

Maria chiude la trilogia di film dedicati alle donne del XX secolo insieme a Jackie e Spencer. Del resto Maria Callas e Jackie Kennedy si sono sfiorate attraverso l’amore per lo stesso uomo e c’è una scena del film che avrebbe potuto essere idealmente un passaggio di testimone.

Angelina Jolie (Maria Callas)

L’arte è nei dettagli

Maria di Pablo Larraín è un’opera d’arte a cominciare dalle location, la stessa “Ville Lumière”, il Teatro alla Scala di Milano e Budapest che hanno accolto le riprese del film. Ma anche lo stesso appartamento in cui vive Maria Callas con sculture, broccati, un magnifico pianoforte a coda (continuamente spostato dal povero maggiordomo da una stanza all’altra), fino ad arrivare al boudoir di Maria Callas con i suoi magnifici costumi. Tutto il film è una gioia per gli occhi.

Con Maria il regista ha dimostrato ancora una volta di saper raccontare un’intera vita partendo da pochi particolari, senza mai lasciare buchi di trama. Pablo Larraín restituisce una carriera in due ore di film senza mai perdere ritmo, emozione e senza distogliere l’attenzione dal personaggio. Il volto di Jolie – Callas è sempre sullo schermo, sempre in primo piano e così le sue mani.
Difficile non emozionarsi e non trovare riferimenti agli altri due film della trilogia Jackie e Spencer.
La protagonista del primo fa capolino in una scena mentre il conflitto fra ragione, follia e depressione del secondo li ritroviamo tutti anche in Maria.