Beetlejuice Beetlejuice, lo abbiamo visto in anteprima all’81° Mostra del Cinema di Venezia: un problema c’è
Dopo 36 anni torna al cinema lo “spiritello porcello” di Tim Burton. Beetlejuice Beetlejuice, infatti, ha aperto in prima mondiale l’81° edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
La Mostra del Cinema di Venezia si apre con il film di fantasmi per eccellenza, il seguito di un grande classico di Tim Burton, iconico e divertente come lo ricordavamo. I fan del regista, infatti, saranno felici di ritrovare tutti gli elementi tipici di Burton in un film che riassume lo stile e l’ironia del regista.
Avevamo lasciato Lydia Deetz (Winona Ryder) che volteggiava e ballava in aria sulle note di Jump in the line di Harry Belafonte insieme ai suoi amici fantasmi Barbara e Adam Maitland (Geena Davis e Alec Baldwin) che ora sono trapassati definitivamente. Oggi Lydia ha una figlia, Astrid (Jenna Ortega) e si occupa di fantasmi e paranormale, con Astrid ha un rapporto complicato da quando il padre della ragazza è morto tragicamente e lei si rifiuta di credere ai fantasmi o al fatto che sua madre possa averci dei contatti.
Lydia ha un nuovo compagno, Rory (Justin Theroux) con cui sta per sposarsi, ma lo spiritello Beetlejuice (Michael Keaton) è in agguato, pronto a colpire ancora e lo farà quando il portale per l’aldilà sarà accidentalmente aperto e Beetlejuice evocato. Monica Bellucci è nel cast in veste di “sposa cadavere” succhia – anime nonché ex dello spiritello in cerca di vendetta.
Per i primi venti minuti del film si ha la sensazione che il regista abbia preso uno scivolone nel realizzare un sequel di Beetlejuice, riprendendo non solo le stesse tematiche, ma nella sequenza iniziale addirittura le stesse inquadrature. Un fun service studiato che tuttavia strizza l’occhio al suo pubblico soltanto all’inizio per darci modo di ambientarci, di prendere nuovamente confidenza con il contesto, di tornare a casa insomma. Quando finalmente ci siamo ambientati Burton racconta una storia di Halloween costruita a puntino per coloro che hanno amato il primo Beetlejuice ma non solo.
Beetlejuice Beetlejuice riprende il discorso dove lo aveva lasciato
Il film è strutturalmente uguale al primo, per la forte presenza di improvvisazione, per gli effetti speciali non digitali e tutta la libertà che Burton si è preso come egli stesso ha dichiarato. La morte e il dialogo fra questo mondo e l’aldilà sono il pretesto narrativo per una riflessione molto profonda sullo scorrere del tempo e sul modo in cui si cambia crescendo.Come il regista, anche noi attraverso il film ci ritroviamo a riflettere sul passare degli anni e su quante cose possono cambiare nella vita di una persona e attraverso quali viaggi, prove, gioie e dolori si deve passare per crescere.
Il personaggio di Lydia è la chiave di volta fra i due film, un’intera vita che passa dal divertimento puro e un po’ di incoscienza, alla maturità un momento non semplice dell’esistenza durante il quale si deve imparare a lasciar andare e risolvere i propri conflitti e far pace con i propri fantasmi. Per questo motivo possiamo vedere Beetlejuice Beetlejuice come una sorta di secondo tempo del primo film ed entrambi sono un carosello della vita con il susseguirsi di più generazioni. La buona riuscita di questo prodotto si deve anche alla presenza del cast originale, Ryder, O’Hara, Keaton, con il tocco magistrale di quest’ultimo per cui non sembrano passati neanche 5 minuti dal 1988.
Le note negative
Purtroppo se nel 1988 il film divenne un cult anche e soprattutto per due scene iconiche con la presenza di due brani altrettanto iconici di Belafone, la stessa cosa non è avvenuta in quest’ultimo caso. In Beetlejuice – spiritello porcello si tratta della scena a tavola dove tutti cantano Banana boat song contro la loro volontà perché posseduti dai due fantasmi che abitano la casa, ripresa in quest’ultimo film ma non con gli stessi risultati, e alla scena che chiudeva il primo film sulle note di Jump in the line, appunto.
Anche in questo caso la musica è molto presente ma purtroppo è stata inserita un po’ a caso e mai veramente cucita sulle scene che stiamo vedendo. A parte una sola situazione in cui la musica soul viene usata con ironia. In tutti gli altri casi è come se il film non avesse beccato il ritmo musicale adatto.