Su Netflix la serie Tv Eric, la storia vera da sui è tratta l’inquietante avvenimento: si tratta di un’altro caso spaventoso | Ecco quale
Su Netlix è uscita la serie thriller Eric, ma ecco a quale vero fatto di cronaca si riferisce. Si tratta di una storia tremendamente dolorosa.
Una nuova serie thriller sta scalando rapidamente la classifica dei prodotti audiovisivi più visti su Netflix: si tratta di Eric con protagonista l’attore britannico Benedict Cumberbatch. Disturbante e cupa, Eric racconta la storia della scomparsa di un ragazzino di 8 anni di nome Edgar, della sua famiglia privilegiata ma disfunzionale e delle ricerche della polizia in una New York degli anni ’80 afflitta da criminalità, omofobia, razzismo e grandi problemi di natura sociale. Cumberbatch interpreta magistralmente il padre del piccolo Edgar: un uomo pieno di vizi, incompleto ed incompiuto che si rifugia nelle dipendenze per non affrontare i suoi demoni personali.
In crisi con sua moglie, completamente affranta dalla scomparsa di suo figlio, Vincent (Benedict Cumberbatch) punto di riferimento per la tv dei ragazzi, comincia un percorso tortuoso verso la redenzione non privo di interferenze, dolore e smarrimento. La narrazione segue anche le vicende del detective Ledroit (McKinley Belcher III) il quale inizia ad occuparsi non solo del caso di Eric ma anche della sparizione di un altro bambino nero e povero, Marlon, il cui destino, però, sarà ben diverso da quello di Eric, bianco e privilegiato.
La creatrice della serie Abi Morgan, insomma, cerca di tracciare, tramite il racconto parallelo di due tragedie, la realtà complessa e sfaccettata della metropoli americana degli anni ’80, non rinunciando ad un’analisi quasi antropologica per nulla didascalica e pietista. Non esente da criticità, Eric traccia comunque un percorso narrativo interessante e si tinge di coinvolgenti e asfissianti sfumature thriller e dark, sfociando nell’onirico, soprattutto grazie alla presenza nella pupazzo disegnato da Edgar, Eric, personaggio – ombra di Vincent, simbolo del delicato rapporto con suo figlio ma anche di pura speranza. La caratterizzazione dei personaggi, al di là di alcune mancanze, è ciò che si apprezza maggiormente nella serie Netflix: le sei puntate di Eric mirano a mostrare le delicate implicazioni della società di quel periodo sui diversi protagonisti.
Se Vincent sfrutta il suo privilegio per la ricerca di piaceri personali, vivendo la sua posizione e la sua paternità con un senso di colpa costante, annebbiato da droga e alcol, il detective Ledroit, nero e gay, guarda non solo la sua comunità sprofondare nella pandemia dell’AIDS sotto l’occhio indifferente del mondo, ma si accorge di quanto la polizia statunitense sia caratterizzata da corruzione e razzismo. Pertanto, in molti, dopo aver visto la serie, si domandano se questa si sia ispirata ad una storia realmente accaduta: c’è una risposta che purtroppo rivela una verità ancora più sconcertante di quella messa in scena dalla serie Netflix. Vediamo di che si tratta.
La storia vera dietro la miniserie Eric
La nuova miniserie targata Netflix distribuita il 30 maggio di quest’anno, sorprendentemente, non è tratta da una storia vera. O meglio per essere più precisi, Eric, anche a detta della sua ideatrice Abi Morgan, si ispira liberamente al caso di Etan Patz. Si tratta di uno dei più noti e dolorosi casi di scomparsa di minori negli Stati Uniti. Etan, un bambino di sei anni, sparì nel nulla il 25 maggio 1979 a Manhattan, New York, mentre si recava da solo per la prima volta alla fermata dello scuolabus. La sua scomparsa scatenò una ricerca frenetica e un’ondata di attenzione mediatica davvero senza precedenti.
Un evento, questo, che segnò un punto di svolta nel modo in cui la società americana percepisce ancora adesso la sicurezza dei bambini. La foto di Etan fu una delle prime ad essere stampata sui cartoni del latte nel tentativo di raggiungere il maggior numero di persone possibile. La sua scomparsa portò anche alla designazione del 25 maggio come la Giornata Nazionale dei Bambini Scomparsi. Per decenni, purtroppo, la verità non è mai emersa. Solo nel 2012, grazie a nuove indagini, Pedro Hernandez, un ex commesso di un negozio di quartiere, fu arrestato e confessò l’omicidio di Etan. Hernandez fu condannato poi nel 2017 per sequestro e omicidio.
Il realismo perturbante di Eric
Nonostante vi sia un’ottima aderenza al reale, la miniserie in sei puntate Eric non presenta personaggi realmente esistiti. Tuttavia, come accade spesso, la “finzione” è un modo per analizzare la realtà e le dinamiche culturali di un determinato periodo, in questo caso quello riferito agli anni ’80. Tutto, tra ambientazione, dialoghi e personaggi concorre a far crescere negli spettatori la percezione che i fatti a cui stanno assistendo siano di “fatti di cronaca”. Comunque vi è, come già anticipato, un’ispirazione parziale da parte del prodotto Netflix al caso di Etan che, però, ha un epilogo sfortunatamente diverso da quello di Edgar.
Intanto, un punto in comune tra la realtà e la finzione risiede sicuramente nella tenacia di entrambi i genitori, i quali, non arrendendosi al passare del tempo fanno di tutto per mostrare il volto del figlio alla disperata ricerca della verità. Un verità che nella vita reale per i genitori di Etan arriverà solo parzialmente, anni più tardi, lasciando inevitabilmente l’amaro in bocca in tutte quelle persone che, speranzose e un po’ ingenue, credevano di rivedere il volto vivo del bambino. “Eric”, per il suo proverbiale impegno del tracciare e riconsegnare al pubblico un ritratto profondamente contraddittorio e brutale dell’America di circa 40 anni fa, e per le performance degne i nota dei suoi attori, è sicuramente la serie Netflix da recuperare il mese di giugno.