La Scelta di Anne – L’Événement, il film rivoluzionario sull’aborto di Audrey Diwan: ecco perché dovresti (ri)vederlo | Il coraggio di essere libera
Rivisitare l’autobiografia di Annie Ernaux attraverso la lente cinematografica di Audrey Diwan è un atto di coraggio e di riscatto per la libertà di scelta delle donne.
“La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro”. Sono quegli istanti che ci colgono impreparati, che ci gettano nello sconforto, che ci costringono all’immobilità. Sono quegli istanti in cui l’intensità della vita ci travolge, ci rapisce, ci lascia senza fiato.
Parole intense e avvincenti, quelle di Maya Angelou, potrebbero perfettamente dare l’incipit a un film tanto sconvolgente quanto necessario come La Scelta di Anne – L’Événement. Il film, che ha conquistato il Leone d’Oro alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia, è una tela magistralmente tessuta da Audrey Diwan, un adattamento meticoloso delle pagine più intime della vita di Annie Ernaux. Un dipinto vivido che, come un fulmine a ciel sereno, riesce a scuotere anche gli spettatori più scettici e gli animi più duri.
Nel cuore pulsante della Francia dei favolosi anni ’60, epoca di cambiamenti e contraddizioni, si staglia una voce ribelle che sfida le convenzioni sociali, portando con sé un messaggio di coraggio e speranza. Questa è la storia di Anne – magistralmente interpretata dalla giovane Anamaria Vartolomei – una studentessa brillante che si trova ad affrontare una gravidanza inattesa. La pellicola ci guida nel suo viaggio verso la libertà, mentre prende la difficile decisione di interrompere la gravidanza in un mondo che soffoca i sogni delle donne con il peso di un giudizio implacabile.
Una corsa contro il tempo per riappropriarsi del proprio destino. Lo sgomento per un futuro incerto, l’orrore di un corpo che diventa prigioniero di leggi altrui: quelle morali e quelle giuridiche. Un terrore duplice, interno come un parassita indesiderato che si annida nell’animo di Anne, ed esterno, tangibile nella dura sentenza sociale e nella freddezza delle norme che trasformano il desiderio di emancipazione in catene di ferro.
Un nuovo sguardo sull’aborto
Nell’oceano delle convenzioni cinematografiche, un’onda ribelle si alza così contro il tabù dell’aborto clandestino. Ma cosa succede quando l’immagine del parassita diventa il simbolo coraggioso di una gravidanza indesiderata? Quando il feto viene mostrato senza filtri: ferito, rigettato, nel suo dolore palpabile? “Ho l’impressione che si interroghi sulla durezza delle immagini solo in certi luoghi e solo in relazione a determinati soggetti – risponde con fermezza la stessa Audrey Diwan – Quanti film di restituzione della guerra sono violenti e non risparmiano alcun dettaglio? Allo stesso modo, mi è stato chiesto perché avrei dovuto fare un film sull’aborto, visto che si trattava di una pratica passata. È la stessa analogia. Che lo dicano la prossima volta a chi propone un film sulla Seconda guerra mondiale”.
Perché in un mondo dove l’aborto è spesso celato dietro veli di silenzio e vergogna, La Scelta di Anne – L’Événement urla con forza l’urgenza di rompere il tabù. Anne diventa il simbolo vivente di resilienza e dignità, incastonata in un formato 4:3 che stringe lo spazio intorno a lei, amplificandone il senso di oppressione e vulnerabilità. Ogni frame è un grido di ribellione, ogni sguardo un inno alla libertà individuale che non risparmia dettagli crudi e dolorosi. Ma questa è la sua forza. Ci costringe a confrontarci con la realtà, a mettere in discussione le nostre convinzioni, a rivedere le nostre posizioni. Cattura e libera, sconvolge e celebra perché forse ancora una volta, ancora oggi nel XXI secolo, ci sconcerta vedere una donna che sceglie volontariamente di non diventare madre.
Tra silenzi e speranza
Nel mistero del silenzio, l’aborto persiste come una nota inascoltata, una sinfonia dimenticata nel cuore della società. La scelta di Anne – L’Événement come un canto tenue nella notte, squarcia questo velo di segretezza, rivelando un viaggio unanime e collettivo: “Le mentalità cambiano dal momento in cui si pongono le parole. Le parole sono il nervo del cambiamento. Quando mi dicono che ho fatto un film di donne su un argomento di donne, vorrei urlare. Non accetterò mai l’idea che l’aborto sia una questione femminile. Non si fanno bambini da sole, non si rimane incinta da sole. Poiché non è così, io da sola non sono responsabile del viaggio, di questa decisione. Non è solo una questione femminile. L’evento è condiviso”.
Come petali di un fiore, l’aborto ci avvolge tutte: madri, sorelle, figlie. È il canto della libertà che danza nell’aria, un’ode all’autodeterminazione e ai diritti umani. Nel film di Audrey Diwan, troviamo uno specchio che ci chiama a riflettere, a tessere con le parole, a spezzare il silenzio che ancora avvolge questo tema. È un invito a dare voce alle storie delle “tante” che troppo spesso abbiamo dimenticato. Ma siamo pronti a essere protagonisti di questo cambiamento, siamo pronti a lottare per un mondo in cui ogni donna possa vivere pienamente, senza paura e senza giudizio? E, soprattutto, siamo pronti ad abbracciare il coraggio di un film che rompe il silenzio sull’aborto?