“Non Hanno Un Amico”, direttamente dal podcast Luca Bizzarri al Bellini di Napoli | Politicamente scorretto
Quanto è importante avere un amico, uno vero, che ci vuole bene a tal punto da dirci in faccia quando stiamo per fare una cazzata?
Non Hanno Un Amico, spettacolo tratto dall’omonimo podcast di Luca Bizzarri, ruota proprio intorno a questa riflessione. Lo spettacolo è andato in scena in una data unica lo scorso 28 marzo presso il Teatro Bellini di Napoli.
il testo è stato scritto da Luca Bizzarri con Ugo Ripamonti e si ispira all’omonimo podcast di successo edito da Chora Media che ha portato i fan ha coniare un vero e proprio modo di dire “Non hanno un amico” ormai molto diffuso che si riferisce appunto alla situazione sopra descritta, quella in cui l’amico vero può avvisarci in tempo se stiamo facendo una sciocchezza.
Chi conosce Luca Bizzarri, conosce anche il suo pensiero, la sua poetica e l’approccio ad attualità e politica e tutto questo si trova nello spettacolo (e nel podcast). Troviamo la comunicazione politica dei nostri tempi, i fenomeni social, i costumi di un nuovo millennio confuso tra la nostalgia del novecento e il desiderio di innovazione tecnologica e sociale.
Il parlar chiaro è per gli amici
Quella di Luca Bizzarri è la sagacia che ci vuole, mista alla giusta satira per un’ora di racconto che ci porta a ridere di noi stessi, delle nostre debolezze e dei tic di un’intera generazione e anche di quella successiva. Bizzarri si serve della sua ironia e dell’ottima recitazione mettendoci uno specchio davanti al volto e mostrandoci come siamo fatti, parla chiaro, proprio come un vecchio amico che ci conosce bene e ci fa vedere quell’immagine di noi che rifiutiamo di vedere.
Un’ora di spettacolo scorre via che è un piacere, Luca Bizzarri domina la scena, vuota, composta da un tavolino, una sedia e un leggio, ma tutto sufficiente a farci immaginare ogni situazione raccontata dall’attore come se fossimo al bar con gli amici.
Un ritorno alla satira e al politicamente scorretto
“Non hanno un amico” è uno spettacolo libero che torna ad un sano e onesto politicamente scorretto come non si vedeva dai tempi di Luttazzi in Tv. Oltre alla politica, Bizzarri affronta anche il divario generazionale fra gli adolescenti di oggi e quelli di ieri, pensando poi a un futuro fatto di una classe politica che sarà composta, con molta probabilità, dalle stesse persone che oggi fanno i video su Tiktok.
Non mancano le riflessioni sulla scuola di oggi, a confronto con quella di ieri, le marachelle di quando Luca Bizzarri era un ragazzo, a confronto con quelle dei ragazzi di oggi che pubblicano ogni cosa che fanno sui loro social ma allo stesso tempo non possono bigiare la scuola senza che i genitori lo scoprano all’istante grazie al registro elettronico.
La riflessione è che se da una parte le nuove generazioni hanno guadagnato qualcosa grazie ai social e alla tecnologia, dall’altra parte hanno anche perso tanto.
La conclusione dello spettacolo è con la domanda più importante di tutte: “Che cos’è l’amore?”. Luca se lo è sempre chiesto, senza mai riuscire a trovare una risposta chiara o almeno unica, sua madre gli ha detto che l’amore è sacrificio, la psicologa gli ha detto che l’amore è la condivisione di momenti di serenità. Ivano Fossati con la sua canzone “L’orologio americano” sembra dargli la risposta.
Noi usciamo dallo spettacolo sicuri di aver assistito a una completa riflessione sul senso della vita, da uno che un po’ di cazzate ammette di averne fatte e che crede nell’importanza di un amico vero che ti dice quando una cosa sarebbe meglio non farla.