Netflix, il documentario più crudo e straziante: una storia vera drammatica |Non ti farà dormire
Su Netflix è presente quello che si può definire il documentario più crudo e straziante, una storia da brividi su chi doveva essere protetto.
Nel vasto panorama dei documentari di Netflix, c’è uno che si delinea per la sua crudezza e la sua capacità di sconvolgere gli spettatori. Si tratta di una storia tanto angosciante quanto vera, una narrazione che mette in luce il lato più oscuro dell’umanità, rivelando atrocità che avrebbero dovuto essere prevenute. Preparatevi, perché stiamo per addentrarci in uno dei racconti più inquietanti mai raccontati su schermo.
Partiamo con il presupposto che ognuno di noi ha un proprio modo di reagire agli avvenimenti disturbanti, quindi chiunque sia certi argomenti e immagini suggeriamo di non guardare questa mini-serie. E’ infatti vietata ai minori di 14 anni.
Dal primo episodio all’ultimo ci si ritrova a dover assistere ad una storia davvero forte e angosciante mentre si spera che tutto ciò che si vede sul piccolo schermo sia solo il frutto dell’immaginazione distorta.
Ma la realtà, come ben sappiamo è più spaventosa di qualsiasi fantasia: si tratta della tragica fine del piccolo Gabriel Fernandez, un bambino di soli 8 anni, vittima di maltrattamenti indicibili inflittigli dal compagno della madre ma anche dalla sua stessa mamma.
Gli eventi
L’omicidio di Gabriel avvenne nel maggio del 2013, ma solo nel 2017 la vicenda fu discussa in aula. Quattro anni di ritardo che non hanno fatto che amplificare la rabbia e lo sgomento davanti a una storia così terribile. Il documentario dal titolo “Aguzzini in casa: la vicenda del piccolo Gabriel Fernandez” è un susseguirsi di immagini, documenti e interviste che scavano nell’anima dello spettatore, riportando alla luce la crudeltà e l’indifferenza che circondavano la vita di Gabriel. Dalle parole dei parenti e degli amici, alle dichiarazioni della maestra che aveva notato i segni dei maltrattamenti, si dipana una narrazione dura e tragica che lascia gli spettatori senza fiato.
Ma il processo non riguardò solo la madre e il suo compagno: anche quattro assistenti sociali furono chiamati in causa. La madre, abituata ormai alla presenza degli assistenti sociali, giustificava i lividi del figlio con scuse assurde, mentre le segnalazioni rimanevano senza risposta. Un sistema che avrebbe dovuto proteggere Gabriel, ma che invece lo condannò a una morte atroce. Nel 2017, durante il processo, emerse una lotta tra la difesa del compagno della madre, Isauro, che cercava di scaricare la responsabilità su Pearl, e la ricerca della giustizia per Gabriel. La giuria, dopo sedute interminabili, dichiarò colpevole Isauro di omicidio di primo grado, con conseguente condanna a morte.
Il tragico epilogo di una fine già annunciata
Il processo alla madre, Pearl, si concluse con una rapida ammissione di colpevolezza, e fu condannata all’ergastolo in prigione. Ma l’aspetto più inquietante di tutto ciò è l’analisi del sistema di assistenza sociale, che si rivelò inefficace e negligente. Cambiando mansioni agli assistenti sociali coinvolti, si cercò di tamponare il fallimento del sistema, ma altre vite rimasero a rischio.
Il documentario solleva domande scomode e mette in discussione la capacità di proteggere i più vulnerabili nella nostra società. E mentre ci confrontiamo con questa realtà crudele e distorta, non possiamo fare a meno di chiederci: quanto ancora dovrà soffrire prima che si faccia giustizia? Ci sono problematiche che non saranno mai veramente chiare ai nostri occhi, ovunque, nulla è perfetto. I temi trattati sono molto forti e disturbanti, quindi fate attenzione prima di decidere se guardare questo documentario. Sebbene sia un racconto doloroso, è anche un monito importante sulla necessità di proteggere i più deboli e di non voltare mai lo sguardo davanti all’ingiustizia.