Il film Netflix da panico Nowhere e basato su una storia vera | La realtà è tremenda
Il nuovo film Netflix Nowhere sta spopolando sulla piattaforma, si tratta di un thriller claustrofobico molto intenso, ma cosa c’è di vero?
Dalla sua uscita ha già conquistato tutti: Nowhere è al primo posto della Top 10 dei film più visti su Netflix. Un successo derivato da una storia struggente, cruda, viva in cui lo spettatore è incollato allo schermo, trascinato dalle emozioni della protagonista, provando sulla propria pelle la stessa lotta per la sopravvivenza.
Albert Pintó, noto per aver diretto un episodio de La casa di carta e alcuni episodi di Sky Rojo, racconta la sensazione claustrofobica di trovarsi in condizioni senza via d’uscita, in un thriller che mette in scena una realtà distopica, parallela a cui non viene dato un nome.
La protagonista è Mia (Anna Castillo), una giovane donna incinta che decide di lasciare il Paese sotto dittatura e in guerra in cui vive insieme a suo marito Nico (Tamar Novas) per dare alla luce la loro bambina in un posto migliore.
La fuga però è disastrosa: i due vengono separati con la forza e Mia riesce a nascondersi in un container di una nave mercantile che, a causa di una tempesta, finirà in mare. Così Mia dovrà lottare con tutte le sue forze per sopravvivere in quelle condizioni e salvare sua figlia.
Si tratta di una storia vera?
Nonostante si tratti di una trama notevolmente influenzata da reali incidenti ed esperienze personali di migranti, gli eventi riportati dal film sono completamente inventati. La storia di Mia è stata appositamente creata per rendere bene lo scopo del film: “[La storia di Mia è] cruda ed emotiva, dove ci si può immergere nel dramma della nostra protagonista e non staccarsi da lei in nessun momento. Sentire il suo dolore e la sua gioia il più vicino possibile, vivere la sopravvivenza sulla nostra pelle” ha dichiarato il regista.
Dov’è ambientato il film? Nowhere, da nessuna parte: non c’è un nome, non ci sono coordinate. C’è un paese e poi il nulla, l’immensità dell’oceano che paradossalmente fa sentire claustrofobici. Gli eventi, dunque, si sviluppano in un mondo parallelo rispetto alla nostra realtà, e lo dimostrano la natura della Terra e il regime totalitario che si è impadronito della Spagna. Così spiega l’attrice Anna Castillo: “Nowhere è una realtà distopica. Il regime totalitario serve a contestualizzare il personaggio e a capire cosa fa questa ragazza che fugge nel container – aggiungendo – Penso che morirei stando lì. Mia si trova in un momento di grande fragilità perché si porta dietro una colpa molto grande. Se dipendesse da lei, abbandonerebbe in un attimo. Ma il suo bambino dipende da lei e questo significa che non può arrendersi e trae forza da dove non ce l’ha per combattere sempre”.
Verosimiglianze con la realtà
È vero, però che il film riporta alla luce vere testimonianze di chi si è ritrovato in una situazione simile, così che, caricandosi di suspence, riesce a far immedesimare lo spettatore in coloro che hanno vissuto davvero tali circostanze.
La sceneggiatrice Indiana Lista ha, infatti, rivelato di aver preso ispirazione da esperienze di vita reale degli immigrati, confermato dallo stesso Pintó, il quale ha raccontato che Lista conosceva una coppia di migranti messicani, protagonisti di un’esperienza simile a quella di Mia. La stessa drammaticità dei naufragi raccontata dagli immigrati intervistati è riportata nel film, il che contribuisce a renderlo verosimile.