La meravigliosa storia di Henry Sugar, spiegazione del finale del gioiellino Netflix di Wes Anderson
Wes Anderson è il regista del momento ma la sua vera chicca è il corto La meravigliosa storia di Henry Sugar; ecco la spiegazione del curioso finale.
Wes Anderson è uno dei nomi più amati dai cinefili di tutto il mondo e non solo. La sua forza, infatti, sta proprio nel saper coinvolgere qualsiasi spettatore in storie particolari, con personaggi pittoreschi, strutture narrative mai viste e una messa in scena che potremmo definire multimediale.
Questa parola è particolarmente calzante: multimediale. Già, perché nelle opere di Wes Anderson interviene il teatro, la letteratura, la musica. Se I Tenenbaum era un libro sotto forma di film, e se la sua ultima fatica, Asteroid City, è una rappresentazione teatrale sotto forma di film, allora La meravigliosa storia di Henry Sugar è entrambe le cose.
La meravigliosa storia di Henry Sugar è un mediometraggio diretto da Wes Anderson per Netflix insieme ad altre tre opere, tutte adattate dai lavori dello scrittore Roald Dahl. Questo corto segue la storia di Henry Sugar (Benedict Cumberbatch), ricco britannico che ottiene il potere di vedere senza l’uso degli occhi e decide di usare questo talento per diventare ancora più ricco.
La messa in scena, narrata come un audiolibro e presentata quasi come un set, può distrarre da alcuni beat della storia e far perdere le motivazioni dietro le azioni del protagonista. Chi era davvero Henry Sugar?
Vedere senza gli occhi: chi erano Henry Sugar e Imdad Khan
L’uomo che introduce il potere di vedere senza l’uso degli occhi è Imdad Khan (Ben Kingsley), che venne allenato in gioventù dal maestro Yogi e sviluppò, tramite la meditazione, questo fenomenale potere. Il dottor Z.Z. Chatterjee (Dev Patel) era intenzionato a documentare la sua vita, ma Khan morì improvvisamente. “Queste cose capitano”, ci dice la voce fuori campo.
Gli appunti di Chatterjee circa l’allenamento di Khan fu trovato (e rubato) dal ricco e annoiato Henry Sugar, che replicò quelle pratiche ed in tre anni e tre mesi acquisì l’abilità di vedere senza usare gli occhi. Applicando questa tecnica nei casinò di sua abituale frequentazione egli guadagnò decine di migliaia di dollari in solo una serata. Eppure è triste, e decide di buttarli via.
Perché Henry Sugar rinuncia ai soldi
La storia di Roald Dahl è una bellissima lezione di altruismo. Henry Sugar ci viene presentato come un individuo solo e ossessionato dalla ricchezza, che reputa sé stesso essere la persona che ama di più al mondo. L’idea di diventare ancora più ricco grazie al trucco di Khan lo spinge ad allenarsi senza sosta per più di tre anni, ma alla fine di questo percorso di crescita capirà che i soldi non lo renderanno veramente felice.
Avendo preso coscienza della sorte che lo attende – Henry aveva visto dentro di sé la formazione di una embolia polmonare – e dopo essere stato strigliato da un poliziotto su un’uso più altruista dei suoi soldi, Henry spende gli ultimi venti anni della sua vita a guadagnare milioni di sterline per la costruzione di ospedali e orfanotrofi. Infine i suoi soci, John Winston e Max Engelman, convincono Roald Dahl a raccontare la sua storia.
Henry Sugar è realmente esistito?
Il corto impiega varie battute per spiegare che la storia di Henry Sugar è del tutto reale; pare anche che Henry Sugar non fosse il suo vero nome, ma dato che l’uomo apparteneva ad una famiglia prestigiosa la sua vera identità andava preservata. Nonostante tutto, la storia di Roald Dahl è del tutto inventata.
Suggerire che questa meravigliosa storia sia vera aggiunge fascino alla narrazione e rende il messaggio di fondo ancora più potente: nessun livello di ricchezza riuscirà mai a rimpiazzare l’affetto e l’amore delle persone che abbiamo attorno, ed è per loro che dobbiamo adoperare i nostri talenti più straordinari.