The Killer: inutilmente in gara a Venezia, poteva andare subito su Netflix | Fincher sbaglia tutto
Il regista di Fight Club, Zodiac e The Social Network arriva a Venezia con il suo ultimo film, The Killer. Ma era meglio se stava a casa.
Attorno alla presenza di David Fincher in gara all’80esima Mostra del Cinema di Venezia si vociferava molto, c’era tantissima attesa per questo film, come erano alte le aspettative, quindi la delusione è stata ancora più cocente. I primi cinque minuti della pellicola svelano quello che ci si dovrà aspettare.
“Se non siete in grado di sopportare la noia, questo lavoro non fa per voi”, la voce fuori campo di Michael Fassbender sembra parlare più a noi giornalisti che a se stesso rispetto al suo lavoro, tutto ci si aspetta dal regista tranne un paio d’ore di totale noia.
Tratto da una Graphic Novel francese e sceneggiato da Andrew Kevin Walker, (che non per dire è lo stesso di Seven), il film ha tutte le carte in regola per essere il più frizzante della manifestazione, infatti l’inizio preannuncia una storia coinvolgente.
Nonostante sia proprio la prima mezz’ora ad essere, forse, la più lenta di tutto il film, è anche la migliore. Facciamo la conoscenza del misterioso sicario freelance, interpretato da un grande Michael Fassbender, intento a svolgere la sua ultima commissione.
Un inizio coinvolgente e fuorviante
L’assassino si trova in un edificio vuoto, ci troviamo a Parigi e davanti alla sua finestra c’è un Hotel di grande lusso, sappiamo già cosa deve fare: uccidere. L’attesa dell’arrivo del suo bersaglio ci mette al corrente di come si prepara a svolgere ogni suo lavoro. Non parla mai, la sua voce è sempre fuori campo, nella sua mente e ripete con dedizione il suo credo filosofico.
Controlla la sua arma, si concentra, fa i suoi esercizi di yoga, dorme un determinato minutaggio completamente immobile, si nutre e tutto ricomincia da capo come un mantra che ripete a se stesso per poter uccidere le sue vittime (noi probabilmente) con la noia.
Il momento cruciale che rovina tutto
Nonostante un inizio un po’ lento, tutto fa presagire che entreremo nella mente dell’assassino, ma è proprio qui che la storia che pensavamo di vedere si interrompe. Dopo averci detto quanto è bravo, quanto è meticoloso e come sia il migliore nel suo campo, sbaglia clamorosamente il bersaglio.
Se prima si parlava di noia, in un secondo dobbiamo ricrederci e parlare di banalità, tutto quello che prima sembrava di una precisione chirurgica si trasforma in un John Wick 2.0 in cui i suoi capi cercano di farlo fuori per l’errore, compendo una persona a lui vicina e di conseguenza lui decide di vendicarsi.
Un film perfetto per Netflix ma non in concorso a Venezia
Non fraintendetemi, il fatto che a Venezia adesso ci siano in concorso anche film più commerciali è una mossa estremamente giusta, una volta si avevano solo film radical chic pieni di boria, quindi ben venga il pop. Ma un film pop non preclude la possibilità di essere anche un buon film.
Questa pellicola è prodotta da Netflix e penso che sarà un successo sulla piattaforma per un paio di ore di svago senza pretese in cui troviamo sia azione, sia divertimento. Sembra proprio che Amazon sia diventato molto utile ai sicari moderni, abbiamo scene di combattimento molto scenografiche e un cameo di Tilda Swinton che risulta il miglior dialogo della storia (anche perché non ne abbiamo altri).
The Killer è totalmente privo di creatività
In conclusione The Killer non sembra nemmeno un film diretto da Fincher, visto che manca proprio la sua vena creativa, ogni scena va avanti per forza di inerzia per supportare una storia lenta e senza alcun tipo di colpo di scena. Nonostante alcune battute sagaci che strappano sicuramente una risata, tutto il resto manca completamente del brivido a cui il grande regista ci ha abituato con i suoi capolavori del passato, non per ultimo Mank.
Sicuramente è vero che il suo intento era quello di creare un personaggio monotono, ma è l’obiettivo che viene mancato, quando non ci spiega mai davvero come lavorano i sicari, forse la parte più interessante da sviluppare che viene relegata alla prima mezz’ora del film, per poi essere completamente mandata all’aria.