Maestro: seconda regia di Bradley Cooper rende omaggio a Leonard Bernstein in un film da Oscar | Recensione
Bradley Cooper torna per la seconda volta alla regia e ancora una volta presenta a Venezia il suo film, Maestro, che omaggia la vita e l’arte di Leonard Bernstein.
Lo stesso Bradley Cooper veste i panni di Leonard Bernstein raccontando l’ascesa, le luci e le ombre della vita di uno dei compositori e direttori d’orchestra più famosi e amati al mondo.
Dopo A Star is Born (È nata una stella), anche quello presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2018, Cooper torna a raccontare una struggente storia in cui si mescolano arte e amore, girato questa volta in bianco e nero, per poi arrivare a un epilogo davvero emozionante.
L’amore è ancora una volta il tema cruciale della vicenda, l’amore per la musica, l’amore per le persone, i rapporti familiari, tutto si incastra perfettamente con le musiche meravigliose del vero Bernstein che naturalmente vanno a comporre la colonna sonora. Ambizione, amore, carriera, musica, in Maestro ci sono tutti gli ingredienti per un film da premio oscar, girato con uno stile da Golden Age hollywoodiana e interpretato talmente bene da tutto il cast da dimenticarsi che siamo di fronte a una finzione.
Breadly Cooper si è calato completamente nei panni di Bernstein, nel suo modo di muoversi, facendo sua la gestualità del compositore e gli atteggiamenti, l’ottimo lavoro al trucco ha fatto il resto. Accanto a una figura tanto grande come quella di Leonard Bernstein sua moglie Felicia Montealegre Cohn (Carey Mulligan) che gli rimane accanto fino alla fine, portando il fardello di un rapporto che oggi definiremmo aperto e il peso di un nome tanto importante, pur difendendosi molto bene anche lei sul piano artistico, in quanto attrice.
Un amore vero e non convenzionale
Di certo traspare l’attenzione da parte del regista verso il rapporto tra Felicia e Leonard, un legame profondo durato tutta la vita che ha alimentato anche la stessa musica di Bernstein. Come vediamo nel film il rapporto ha dovuto affrontare diversi ostacoli pur restando il legame più importante di Bernstein.
La tecnica registica ci catapulta con grande maestria ed eleganza negli anni cinquanta, nello spensierato mondo pieno di possibilità dopo la guerra. Anche la sequenza della conoscenza e dell’innamoramento tra Leonard e Felicia è girata come in un musical, con scene sognanti e sospese nel tempo, perché Cooper (ormai lo abbiamo capito) è un romantico che ama raccontare con uno stile da melodramma.
Il ritmo veloce è come una partitura
Ovviamente in un film come questo la musica è un altro fondamentale personaggio e segna il ritmo della storia con dinamismo e senza mai perdere di intensità. I brani che si susseguono nella colonna sonora sono tra i suoi più famosi, uno su tutti Fancy Fre che rimanda a West Side Story.
Amore e musica sono l’accoppiata vincente per questo film che approfondisce molto il rapporto di coppia di Bernstein con sua moglie, più le altre relazioni collaterali e riesce allo stesso tempo a dare una pennellata della sua carriera i cui anni scorrono veloci davanti ai nostri occhi.