Colpo di teatro, il sesto numero di «COSE Spiegate bene» | Recensione
“COLPO DI TEATRO. Come funziona il mondo che ogni sera mette in scena racconti e spettacoli sui palcoscenici di tutta Italia: da chi lo finanzia a chi cuce i suoi sipari.
Tutto questo è il nuovo numero di Cose spiegate bene, la rivista cartacea creata dal Post con il supporto di Iperborea editore.
Il sesto volume della collana, uscito lo scorso giugno, intende illustrare il vasto mondo del teatro analizzandolo soprattutto dal suo interno, per una trattazione forse meno eterocentrica e interdisciplinare del quinto numero.
Ciononostante, a lettura ultimata, si ha comunque una visione totalizzante di questa tipologia di spettacolo, comprensiva di tutte le sue più importanti caratteristiche, da quelle prettamente tecniche a quelle di natura storico-culturale.
Come infatti si è già detto in precedenza, in “COSE spiegate bene” nulla è lasciato al caso e la metodologia adottata dalla più che preparata redazione del Post è di non lasciare mai al lettore un senso di incompiutezza.
“Colpo di teatro: un’immersione profonda dietro le quinte”
Il primo capitolo – “Come funziona un teatro grande” di Valerio Clari – si concentra sul funzionamento logistico e artistico dei teatri più ingenti, esclusi quelli lirico-sinfonici: un vero e proprio excursus sulle tipologie di finanziamento degli spettacoli, sulla pianificazione del calendario, passando per la distribuzione delle programmazioni nei circuiti più idonei ad ospitarle.
Si viene a scoprire non solo che «molti dei teatri maggiori sono direttamente di proprietà pubblica, gestiti da fondazioni a cui possono partecipare ministero, regioni, comuni, province», ma anche che «per la stragrande maggioranza dei teatri di prosa la sostenibilità economica è garantita dal finanziamento pubblico, attraverso le risorse stanziate dal ministero della Cultura o dagli enti locali».
Superato poi un glossario che raggruppa tutti i mestieri di chi sta dietro le quinte del teatro, ci si immerge in una fitta disamina delle tappe che tradizionalmente si adottano per diventare attori professionisti, firmata da Viola Stefanello. Questa parentesi – di carattere sociologico – restituisce difficoltà e conseguenze derivanti dalla recitazione come scelta di vita.
«Quello della precarietà costante e dei salari bassi è un problema molto sentito, con cui tutti hanno dovuto fare i conti. Soprattutto all’inizio della carriera, molti dei ruoli che si interpretano sono all’interno di piccoli spettacoli autoprodotti che non offrono alcun tipo di contratto, ma soltanto un accordo amichevole in base a cui si dividono gli incassi una volta andati in scena», confessa Giacomo Stallone, ex allievo della Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe.
L’immersione dietro le quinte prosegue, infine, con un capitolo sui macchinisti e i teatri indipendenti (di cui parlano rispettivamente Gabriele Gargantini e Giulia Siviero), passando per i teatri di periferia (a cura di Nadia Ferrigo) e anche per una retrospettiva sulla scenografia (a cura di Susanna Baggio).
Colpo di teatro: il mondo davanti le quinte
Pian piano la trattazione in Colpo di teatro si sposta verso le cose e le persone che hanno più a che fare con ciò che è a stretto contatto con il pubblico. Di fatto, un teatro è sempre tenuto insieme da un vasto comparto di professionisti, i cui frutti però sono a tutti gli effetti visibili a occhio nudo, anche se spesso lo spettatore medio non se ne accorge.
Per questo motivo, a circa metà del libro, subentra un nuovo e dettagliato glossario che illustra i principali oggetti scenografici, tutti necessari ad una corretta e autentica rappresentazione scenica.
Abbondano inoltre le curiosità di carattere storiografico: un esempio è la triplice retrospettiva sul drammaturgo e commediografo britannico William Shakespeare, di cui si celebra soprattutto il lato più “pop”. Ma a questa si aggiungono due capitoli rispettivamente sui dieci autori di teatro più rinomati di ogni tempo e su dieci grandi attori e attrici.
Vi sono, infine, ulteriori elementi che aiutano il lettore a spostare l’attenzione dal teatro come luogo di sperimentazione e fucina di talenti a industria che produce bilanci e impatta con le sue regole di galateo. Un’istituzione che ha per protagonisti quelli che talvolta sono diventati “vip” ma che, inaspettatamente, rimane impressa nella memoria anche per lo stile architettonico.
Ricordiamo che ogni numero di Cose spiegate bene è un assemblaggio di saggi autonomamente concepiti, pertanto lettori e lettrici hanno la libertà di leggere i contenuti senza sottostare all’ordine cronologico.