The Ritual Killer: Morgan Freeman è un professore dal passato torbido | Recensione
Indagini internazionali su svariati omicidi portano un detective e un antropologo a collaborare per smascherare l’omicida.
L’ispettore Lavazzi (Giuseppe Zeno) indaga su diversi omicidi di donne brutalmente assassinate avvenuti a Roma, mentre il detective Boyd (Cole Hauser, noto attore per film come Trascendence e Panama) si dedica a diversi casi di vittime dalle autopsie sospette. Entrambi i poliziotti stanno indagando su omicidi commessi da una medesima persona.
Il detective Boyd, dal momento che capisce che gli omicidi su cui indaga sono fatti seguendo dei riti africani, contatta il professore Mackels (Morgan Freeman, noto attore per film come Seven e Una settimana da Dio), specializzato sulla cultura africana, per chiedergli delle delucidazioni sui riti che l’assassino compie e capire se, in qualche modo, la polizia può anticiparlo.
L’aiuto dell’antropologo si rivelerà essere molto importante, ma il killer scopre della sua collaborazione e lo avvisa di stare alla larga da lui e dalle indagini che il detective Boyd sta facendo sulla sua persona, minacciandolo in modo velato ma chiaro.
The Ritual Killer è disponibile sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video dallo scorso 11 luglio e rientra nel genere thriller (a tinte noir), poliziesco e giallo ed è diretto da George Gallo, noto regista per film come C’era una truffa a Hollywood e Perseguitato dalla fortuna.
Morgan Freeman: essenziale e nostalgico
La presenza di Morgan Freeman ne The Ritual Killer ha dato quella marcia in più al film che senza di lui non avrebbe mai avuto. Infatti, la trama è abbastanza lineare ed aspettata, senza grandi colpi di scena. Ma Freeman è stato in grado di dare quel tocco di mistero ed intrigo al suo personaggio e all’ambiente stesso in cui si muove che hanno reso la pellicola un po’ più interessante.
Inoltre, rivedere Morgan Freeman collaborare a delle indagini su brutali omicidi (anche se non è un poliziotto) ha quasi certamente rievocato nella memoria della maggior parte degli spettatori patiti di film thriller/giallo un cult degli anni ’90, ovvero Seven. Qui, Freeman collabora con Brad Pitt per indagare diversi omicidi basati sui vizi capitali e ne The Ritual Killer si rivive quell’atmosfera dark della fine degli anni ’90.
Piattume e azione deludente
Escluso Morgan Freeman, ed appurato che senza di lui questo film sarebbe stato un vero tormento soltanto a guardarne i primi 15 minuti, le scene di inseguimento, combattimento ed anche di uccisioni e analisi dei vari cadaveri sono deprimenti e deludenti. Le scene in cui i poliziotti rincorrono l’assassino sono ridicole e artificiali e possiamo notare come i loro movimenti siano troppo meccanici e rallentati.
Inoltre, durante l’autopsia di uno dei cadaveri, mentre il medico legale descrive cos’ha scoperto, l’inquadratura è fissa sul detective Boyd, mentre invece avrebbe dovuto mostrarci il cadavere. Per farci un’idea e coinvolgerci di più nel film. Ad ogni modo, se siete fan di Morgan Freeman e dei film thriller, dategli una chance. Solo per Freeman, ovviamente.