Cose spiegate bene: La terra è rotonda, il quinto numero è un omaggio alla geografia | Recensione
“Cose spiegate bene. La terra è rotonda” è il quinto numero dell’arci nota rivista cartacea del Post edita da Iperborea, “COSE spiegate bene”.
Curata dal fratello di Luca Sofri, Nicola, con un progetto grafico di Tomo Tomo e le illustrazioni dell’artista Jacopo Rosati, il quinto volume è un omaggio alla geografia, analizzata e declinata anche nelle sue implicazioni politiche, economiche, sociali e culturali.
La presente recensione ha lo scopo di raccogliere e presentare alcune delle più significative trattazioni presenti nel libro, nella speranza di offrire ai neofiti – ma anche agli appassionati – una lente di ingrandimento su tutto ciò che riguarda il nostro globo.
“La comprensione degli spazi, e delle relazioni tra gli spazi, è un elemento prioritario della comprensione delle cose del mondo e della vita; insieme ai meccanismi con cui in questi spazi i corpi viventi e inanimati si muovono e si relazionano”.
La terra è rotonda: 272 pagine di cose spiegate molto bene “La terra è rotonda” è apparso sugli scaffali delle librerie il primo marzo scorso, portando con sé delle novità. Infatti, se prima la serie presentava due sole uscite tra maggio-giugno e poi ancora a novembre, quest’anno ha aumentato le pubblicazioni a quattro per anno.
Il titolo della quinta uscita ha un messaggio forte e chiaro
La quinta uscita della rivista non poteva avere titolo più eloquente né emblematico: dire che il nostro pianeta non è piatto è una potente forma di satira e rafforza l’intento stesso del progetto, cioè non dare nulla per scontato. Per questa ragione, il saggio prende il via con un capitolo sul riscaldamento globale dove si parla di questo fenomeno da cima a fondo, chiarendone le origini e l’impatto sulle forme di vita esistenti.
Dopodiché, per quasi una decina di capitoli consecutivi, la trattazione verte principalmente sulle questioni “tecniche” della scienza geografica, rivelando la sua vicinanza alla nostra sfera quotidiana come non l’avremmo mai immaginata, dall’invenzione della longitudine, ai moti rotatori della Terra, passando per fenomeni atmosferici come gli uragani, i tornadi, i cicloni, i tifoni, eccetera.
L’interdisciplinarietà che arricchisce un volume monografico
Dopo “A proposito di libri“, “Questioni di un certo genere”, “Le droghe in sostanza” e “E giustizia per tutti”, “La terra è rotonda” porta con sé una diversa distribuzione dei contenuti. Se nelle scorse edizioni abbondavano sia le illustrazioni che gli interventi di autori esterni alla redazione, questa volta i disegni appaiono sempre meno, mentre le inchieste altrui si riducono a quattro in totale.
Forse più dei numeri passati, “La terra è rotonda” coinvolge un gran numero di ambiti disciplinari – afferenti o comunque dialoganti con la geografia – che conferiscono al libro una totalità in grado di interessare anche un pubblico di non specialisti.
C’è un suggestivo racconto della giornalista e scrittrice Francesca Mannocchi intitolato “Campopròfughi”, in cui l’autrice rievoca un periodo di permanenza in diversi campiprofughi restituendoci uno scenario di vita dei più tragici e cruenti.
C’è poi il soliloquio dell’architetto e urbanista Stefano Boeri che parla della difficoltà (e al contempo fortuna) di essere nato con una forma di daltonismo.
Ci sono, infine, altre curiosità davvero accattivanti: un mini esercizio per mettere alla prova le proprie conoscenze territoriali, un’incursione nella demografia essendo arrivati a quota 8 miliardi di persone, una storia della cartografia, una disamina dell’attuale situazione dell’insegnamento della geografia nella scuola secondaria superiore, e molto altro ancora!