S. Darko: lo sciagurato sequel di Donnie Darko che (giustamente) nessuno ricorda
Tutto ciò che andò storto nella realizzazione di S. Darko, uno dei sequel meno riusciti della storia del cinema.
Donnie Darko è il film del 2001 che si è ritagliato un angolo fra gli appassionati di cinematografia in cui risiede da solo. Questo perché Donnie Darko, diretto da Richard Kelly e con un giovane Jake Gyllenhaal, è un film che potremmo definire unico nel suo genere, una storia thriller con elementi fantascientifici ed uno sviluppo intriso di mistero e strani personaggi indimenticabili.
Per via della sua stranezza, Donnie Darko potrebbe essere anche definito piuttosto divisivo, ma il tempo ha cementato il suo status di cult cinematografico. Il suo sequel S. Darko, al contrario, non ha avuto tutto questo potere divisivo ed è stato invece distrutto da critica e pubblico in egual misura, tanto che è stato perlopiù dimenticato nel corso degli anni. Ma cosa è andato così storto durante la realizzazione di S. Darko, e in che modo ha mancato terribilmente il bersaglio?
Una copia male ispirata di Donnie Darko
Partiamo dalle basi: se uno sceneggiatore e/o un regista decide di voler raccontare una storia, questo stimolo dovrebbe partire da un’idea, uno spunto che nasconde del potenziale, un desiderio. Lo sceneggiatore di S. Darko, Nathan Atkins, dichiarò che probabilmente non sarebbe stato in grado di scrivere un degno sequel ad una storia autoconclusiva e perfetta come quella di Donnie Darko. Eppure, l’ha scritta lo stesso.
Nel suo copione Atkins (con la successiva collaborazione del regista Chris Fisher) ha cercato di includere tutte le scene o gli elementi più iconici di Donnie Darko, creando di fatto un riflesso sporco del film originale invece che un sequel che riuscisse a stare in piedi con le sue stesse gambe. Come detto la regia passò da Richard Kelly a Chris Fisher, ma non è stata l’unica maestranza a cambiare: le persone in comune fra i due film sono soltanto il produttore Adam Fields e l’attrice Daveigh Chase, che interpreta Samantha Darko. Un cambio totale di cast e crew che aveva come riferimento solo il copione-copia di Atkins.
La storia dei due film a confronto
In Donnie Darko seguiamo la missione del giovane Donnie, adolescente con stranezze comportamentali, di salvare l’universo da un destino segnato. Il reattore di un aereo è arrivato nell’universo dove vive Donnie ed ha distrutto la sua stanza il giorno 2 ottobre 1988, ma il ragazzo è miracolosamente assente e si salva. Da quel momento Donnie farà una serie di conoscenze che lo convinceranno sempre di più di essere destinato a scongiurare un evento apocalittico. Guidato dalle visioni di Frank, un uomo con un inquietante costume da coniglio, Donnie finirà per essere ucciso nella sua stanza dal reattore che dal 31 ottobre viaggia indietro nel tempo fino al 2 ottobre, ovvero all’inizio del film. La sua morte scongiurerà la fine del mondo e la morte delle persone a lui care incontrate durante il film.
Cercare di riproporre una storia del genere, con viaggi temporali, visioni e minacce apocalittiche è un compito alquanto ingrato. S. Darko è ambientato sette anni dopo la morte di Donnie e segue sua sorella, Samantha, in un viaggio verso la California insieme all’amica Corey. Le due rimangono a piedi presso Conejo Springs, Utah, dove si compirà il destino di Samantha. Anche stavolta c’è l’apparizione di un oggetto dal nulla – come il reattore nel primo film – e anche stavolta qualcuno deve salvare il mondo, ma questi non è Samantha.
S. Darko cerca un briciolo di originalità nell’inversione dei ruoli: Samantha equivale a Frank, ovvero l’individuo morto che cerca di avvisare i vivi del pericolo imminente, mentre il ruolo che fu di Donnie spetta ad Iraq Jack, un veterano che soffre di PTSD e che difatti assiste a delle visioni di Samantha stessa. S. Darko, oltre a ripetere questi elementi narrativi, riprende anche molto altro: il costume da coniglio, la scena del cinema, la presenza di un predicatore poco raccomandabile e della sua seguace numero uno e molto altro. L’intreccio dei vari viaggi temporali è ancora più complesso e risulta difficile da seguire ed il tutto è girato e fotografato con un livello inferiore rispetto a Donnie Darko.
Un tentativo troppo morboso di copiare un film unico
Che tu reputi o meno Donnie Darko un capolavoro, non importa. S. Darko fallisce non perché cerca di volare troppo vicino al Sole, ma perché cerca di allontanarsi troppo dalle mappe conosciute, in territori inesplorati. Parliamoci chiaro: Donnie Darko è un piccolo miracolo, perché riuscire a far appassionare così tante persone con strani personaggi e viaggi nel tempo non è cosa facile, e S. Darko ne è la prova.
Ma oltre a questo, S. Darko è la prova che un film – o qualsiasi altro prodotto artistico – non raggiunge il “successo” per via del suo nome o della sua fama, ma grazie ad una storia solida e personaggi con cui il pubblico riesce a connettere emotivamente. Le storie sono emozioni, e tutte quelle che ne sono prive non saranno mai di successo.