Good Omens 2, una storia sublime tra angeli e demoni, amore e amicizia | Recensione
Good Omens è tornata con la sua seconda stagione dimostrandosi ancora una volta la serie tv più bella dell’universo.
“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”, così ci diceva Amleto nell’opera di Shakespeare e l’universo di Good Omens ce ne da una prova, celo e terra si mescolano oltre i confini dell’inimmaginabile in cui un demone e un angelo vivono di passione in un mondo folle.
Con un cast da far impallidire tutte le altre proposte sul mercato e una bravura interpretativa degna di una pioggia di nomination, ritroviamo i nostri amatissimi protagonisti: il demone Crowley e l’angelo Aziraphale, interpretati rispettivamente da David Tennant e Michael Sheen.
QUesta seconda stagione è perfetta, bilanciata tra horror e commedia, rispetto alla prima stagione abbandona la trama con l’Apocalisse e alcuni bambini che cercano di aiutarli in questa lotta tra il ‘bene’ e il male, per affrontare tematiche molti più profonde dell’animo umano. Uno degli aspetti che maggiormente aveva affascinato il pubblico nella prima stagione era il legame di amicizia che aveva unito questi due improbabili compagni di avventura, Crowley e Aziraphale.
La seconda stagione di Good Omens è incentrata interamente proprio su loro due con una storia d’amore e amicizia in cui il paradiso e l’inferno sono palcoscenico di uno scontro tra due mondi diametralmente opposti, ma alla fine molto più simili di quando vogliano credere. Non esiste il bene o non esiste il male? Quindi alla fine cosa esiste davvero?
Good Omens parla di emozioni umane
Per chi apprezza le opere di Neil Gaiman non sarà stato difficile trovarci tutta la sua poetica, il primo racconto di Good Omens, che doveva essere anche autoconlusivo, era stato scritto con il compianto e caro amico Terry Pratchett, con il quale aveva già pensato a un sequel dove la seconda stagione sarebbe stata un ponte per arrivare alla terza, purtroppo non hanno mai potuto continuare la storia insieme, ma Gaiman ha portato avanti l’opera in modo eccellente, insieme al responsabile della proprietà letteraria di Pratchett, “la voce di Terry Pratchett… sulla Terra”.
Il cuore di Good Omens resta sempre l’horror, certo, restando comunque sempre fedele al suo essere commedia, anche parecchio divertente con risate intelligenti, battute sottili e mirate dove non mancano Easter egg, tutto inizia con la trama centrale: come mai l’arcangelo Gabriele non si ricorda più nulla, presentandosi alla libreria di Aziraphale completamente nudo e con una scatola di cartone vuota in mano?
La storia è coinvolgente e sublime
Nulla in questa serie è lasciato al caso, ci troviamo in una via caratteristica di Londra, quasi tutta la seconda stagione è ambientata qui, le insegne dei negozi sono spregiudicate, le persone che lavorano e vivono nel quartiere hanno ognuna una propria personalità ben definita, anche la più piccola comparsa ha una storia da raccontare, non da meno tutti i pani vanno in frantumi e non mancano i battibecchi tra coppie oltre agli inevitabili equivoci. Il tono della seconda stagione mantiene qual tocco leggero, ma si svolge in un contesto decisamente più alto in cui il costante fluire dello humour appare naturale.
Tra risate e pianti, arrivare alla fine della seconda stagione di Good Omens è fin troppo semplice, la sua unica nota negativa è che in totale gli episodi sono solamente sei, ma la chiusura di stagione ci lascia con un groppo in gola che merita di essere sbrogliato, è vero che il fulcro di questa storia era incentrato su angeli e demoni in vicende strettamente condizionate e incentrate sull’amore e sull’amicizia, come direbbe Jane Austen. Ma questo non ci basta e aspettiamo il rinnovo per la terza stagione, perché non può finire così.