Whitney – Una voce diventata leggenda: un biopic ben realizzato con una sceneggiatura debole ma un cast superbo | Recensione
Il biopic Whitney – Una voce diventata leggenda ha sicuramente un forte potenziale tra attori e regia, ma la sceneggiatura non regge.
Il biopic Whitney – Una voce diventata leggenda è disponibile per la versione in streaming su NOW e sicuramente è un intrattenimento più che valido per una serata di svago con la voglia di immergessi in una storia ambiziosa e complessa, dedicato alla leggenda della musica prematuramente scomparsa, Whitney Houston, la trama vuole raccontare la grande ascesa al successo della donna soprannominata, a ragione, The Voice, e il drammatico declino che l’ha portata alla morte a soli 48 anni nel 2012.
La Houston ha avuto una grandissima influenza sulla cultura pop anche odierna ed è stata una delle artiste più famose e iconiche del mondo, una medaglia a doppia faccia che le ha dato il più che giusto riconoscimento per un talento unico, ma l’ha anche portata a distruggersi, il biopic di Kasi Lemmons tratto da una sceneggiatura di Anthony McCarten, autore anche della sceneggiatura di Bohemian Rhapsody, racconta in parte la complessità della cantante e la storia che dietro a successi internazionali come “I Will Always Love You” e “I Have Nothing” di Dolly Parton.
Whitney sin da giovane è stata immersa nel mondo della musica, (la sua madrina è stata Aretha Franklin), inizialmente era la voce solita del coro della parrocchia in New Jersey, sua madre Cissy Houston, famosa cantante statunitense, le insegna a usare e controllare il grande dono che le è stato dato, una voce incredibile portandola a diventare una delle artiste più famose e premiate di sempre, così scopriamo cose c’è stato dietro le quinte di quella donna apparentemente perfetta.
Nei panni della Houston troviamo Naomi Acki, la somiglianza è incredibile e la sua performance è sicuramente degna di nota ma la storia non ha molto di più da raccontare di quello che in molti già conoscevano diventando così più una celebrazione della cantante, piuttosto che un’indagine sulla sua vita e un approfondimento sul bene e il male che vivevano in lei.
La sceneggiatura pecca nei dettagli
Nonostante Lemmons abbia fatto un ottimo lavoro per ricordare l’amatissima star internazionale, ha lasciato indietro alcuni elementi che avrebbero potuto dare il giusto spessore al film, come per esempio tutto il periodo dell’infanzia che sicuramente avrebbe influenzato la vicenda mostrando come Whitney sia arrivata a un livello così alto, invece si è passati subito al racconto della fama e del successo ma ci ha raccontato poco di come sono arrivati i grossi problemi.
Sicuramente aver ‘trascurato’ alcuni grandi tragedie della donna e molte delle sue lotte personali decisamente complesse, ha reso il film un dramma sentito ma allo stesso tempo un biopic che fa il suo sporco lavoro senza voler strafare, godibile e piacevole per le sue 2 ore e 26 minuti.
Il cast supera ogni aspettativa
Sicuramente se da parte della sceneggiatura si può dire ci sia stato un po’ di lassismo, lo stesso non si può assolutamente fare parlando del cast, Whitney – Una voce diventata leggenda porta sulle schermo un ensemble di talenti che meritano la visione della pellicola, partendo proprio dalla protagonista, Naomi Ackie, la sua performance è incredibile le scene ironiche sono perfettamente bilanciate con quelle struggenti.
Lo stesso vale per Nafessa Williams nel ruolo della migliore amica di lunga data della cantante, Robyn Crawford che da sola riesce a dare spessore alla storia anche quando si trova in momenti calanti. Whitney – Una voce diventata leggenda è sicuramente un biopic che merita di essere visto almeno una volta, anche se non scopriamo molto di più di quello che già sapevamo sulla stella internazionale, possiamo riviere alcune delle sue più grandi performance celebrando il vero talento.