Black Mirror 6, una stagione mediocre che perde di vista il suo nucleto | Recensione
La sesta stagione di Black Mirror a molti sarà apparsa mediocre, strana e forse paragonabile ad altri generi, perché è così.
Black Mirror ha dimenticato chi è con la sua sesta stagione perdendo di vista la sua premessa centrale e così facendo risulta anche un prodotto già visto e fatto molto meglio da altri, inizialmente la stagione sembrava partire bene, con un cambio di direzione nuovo ma interessante, confrontandosi direttamente con lo streamer su cui si appoggia. Infatti, con Joan è terribile troviamo tutti gli elementi della realtà a confronto con la tecnologia nell’era dello streaming e soprattutto chiamando in causa proprio Netflix.
Dopo una lunga attesa per la sesta stagione, quello che ci accoglie è un messaggio ben chiaro, tutti possiamo essere accontentati anche senza averne dato il consenso, un concetto potente in quest’era di cambiamento mediatico, soprattutto perché totalmente relazionabile con la realtà, quindi si respira quell’aria tipica della serie, con il suo disordine nell’esecuzione per mantenere il suo famoso format e il colpo di scena che spiazza anche se si intuiva qualcosa.
Il secondo episodio “Loch Henry” ha una trama accattivante e ci presenta un’altra realtà quotidiana, ovvero come ormai si cerchi di trarre il maggior profitto possibile dalle disgrazie o i traumi delle persone. La narrazione è serrata e a tratti spaventosa, solo che si inizia a prendere la strada dell’horror e la tecnologia rimane solo la sfondo. Il messaggio non è subito chiaro, ci vuole dire che Netflix non è dalla nostra parte ed è proprio la piattaforma il primo nemico da cui metterci in guarda rispetto a un futuro lontano raccontato in precedenza.
Poteva essere un punto di partenza forte, ricordandoci come la tecnologia sia pericolosa e che invece di guardare lontano basta prendere in mano il telecomando della televisione in casa nostra. Purtroppo dopo un inizio decisamente interessante, inizia la discesa, il terzo episodio ha un forte potenziale, ma viene lasciato indietro per far spazio ad altri sentimenti. “Beyond the Sea” è un dramma famigliare che si svolge a cavallo tra la Terra e lo spazio, con un Aaron Paul sempre al top in una storia che non è Black Mirror. La trama risulta ripetitiva e scontata dopo che si consuma il dramma con quel gusto retrofuturistico che per la serie è materia vecchia. La sesta stagione purtroppo rimane indietro e le idee più interessanti non scalfiscono la superficie.
Il punto più basso di Black Mirror 6
Probabilmente l’episodio che maggiormente raggiunge i livelli più bassi è ‘Mazey Day”, con un salto nel tempo agli anni Novanta e la corsa allo scatto scandalistico più eclatante, il racconto è noioso, banale e perde completamente di vista il nucleo centrale che da sempre fa pressione sugli spettatori: la tecnologia e i suoi pericoli. qui ci troviamo di fronte a una storia conosciuta, il dramma di quei tempi dei pararazzi, è il fantasy horror più becero, i licantropi, questo non è Black Mirror.
Andando avanti le cose peggiorano e si ha la sensazione che tutto abbia perso di personalità e episodi che hanno convolto il pubblico come “White Bear” o “Metalhead” sono solo un ricordo lontano di qualcosa che potrebbe non esistere mai più. Tanto che l’apoteosi si tocca con l’episodio finale “Demon 79” una storia che viaggia sui binari degli anni Settanta che pare più un esercizio di stile del registra piuttosto che qualcosa di innovativo e mai visto.
Alla fine nulla è tecnologia o innovazione
L’ultimo episodio racconta una storia bella, intrigante e ben eseguita, ma ad un certo punto ci si chiede se si stia guardando Black Mirror o Cabinet of Curiosities, una serie antologia di Guillermo del Toro che tratta di horror e lo fa in grande stile facendo centro da tutti i punti di vista sul genere scelto. Quindi il problema diventa reale quando Black Mirror sembra un buon film horror senza il terrore della tecnologia che ci distruggerà, ma solo la paura per una buon prodotto spaventoso.
Le prime stagioni di Black Mirror racchiudevano la propria unicità nel senso di paura e di ansia per il mondo che cambia e tutti gli espedienti utilizzati avevano a che fare con qualcosa che usiamo tutti i giorni, come i nostri dispositivi elettronici o i nuove tecnologie di cui già parliamo, adesso sembra che questa serie si sia trasformata in un concertato di episodi horror e tendenti al soprannaturale, perdendo completamente di vista la sua premessa, non solo iniziale, ma fondamentale. Questa stagione potrebbe essere il punto di non ritorno.