Il sol dell’avvenire: Nanni Moretti, “voglio vederti danzare” | Recensione
Nanni Moretti in competizione ufficiale al Festival del film di Cannes con Il sol dell’avvenire, un film sull’utopia di cambiare la storia.
Il cinema è il protagonista del nuovo film di Nanni Moretti che, come Fellini in 8 e ½ mostra un regista in crisi, nel lavoro e nella vita. Convinto di fare un film sul comunismo che parli di storia si ritrova a scoprirne il senso strada facendo e a cambiare il finale. Da un desiderio inesausto di morte si passa a un desiderio inesausto di vita.
Dall’inizio del film leggiamo in Giovanni (il protagonista, interpretato dallo stesso Moretti) un senso costante di incertezza segnata da molti dubbi. Come un Woody Allen all’italiana (e su Allen ci torniamo), Giovanni si interroga sul proprio lavoro e, da un certo momento, anche sulla propria vita.
Giovanni è un regista e sta girando un film ambientato negli anni cinquanta che racconta le vicende di una sezione locale del Partito Comunista Italiano. È il 1956, l’anno della rivoluzione ungherese. Come si ricorderà l’intervento armato sovietico mise il PCI in una posizione scomoda. I protagonisti del film di Giovanni sono Ennio (Silvio Orlando) segretario di un circolo romano del PCI e redattore dell’Unità e sua moglie militante comunista, interpretata da Vera (Barbora Bobulova). Giovanni intende raccontare il conflitto di Ennio con sua moglie che sposa la causa ungherese mentre il marito aspetta che sia il partito a prendere posizione e non manca di allinearsi con essa.
In più occasioni viene fatto notare a Giovanni che quello che sta girando non è un film politico, bensì un film d’amore e l’amore c’entra molto nella storia di Giovanni. Sua moglie Paola (Margherita Buy) è stata la sua produttrice per anni ma ora sta producendo il film di un altro regista e nel frattempo va dall’analista all’insaputa del marito, per trovare il modo di lasciarlo.
Una bella e diversa realtà
Nanni Moretti ha dichiarato che non necessariamente il cinema deve raccontare una brutta realtà ma lo si fa anche per sognare “una bella e diversa realtà” ed è quello che fa con Il sol dell’avvenire. Moretti con quest’opera si è concesso di fare qualcosa che forse non ha fatto mai, immaginare che la storia prenda una piega diversa, che le cose vadano diversamente da come sono andate.
Il cinema, come detto, è molto presente, non solo perché si parla di un regista che si cruccia per il suo film ma anche perché il cinema è lo strumento di cui si serve Giovanni (e quindi lo stesso Moretti) per sognare.
Nel film ci sono diverse situazioni che ricordano altri film celebri da Effetto notte al già citato 8 e ½ di Fellini, passando per Io e Annie di Woody Allen, dove si cita chiaramente la scena in cui Allen in fila al cinema smentisce le sciocchezze di un avventore chiamando in causa Marshall McLuhan in persona.
Nanni Moretti sceglie la speranza
Naturalmente nessuno potrà mai indovinare i reali sentimenti di un regista rispetto a un suo film ma l’impressione che dà in questo caso Moretti è quella di un ritrovato ottimismo, una nuova voglia di sognare, uno spirito positivo. Tutto questo lo vediamo chiaramente in una scena molto simbolica in cui Ennio (il personaggio interpretato da Orlando) dovrebbe suicidarsi, Giovanni gli mostra come fare mettendosi al suo posto e infilando lui stesso la corda, in quel momento abbandona l’idea del suicidio e sceglie un’altra strada che vedremo poi nel finale.
Nel corso del film vi sono alcune sotto trame che si intrecciano oltre le due principali, la prima è quella della figlia di Giovanni, Emma (Valentina Romani) e dell’uomo di cui si è innamorata, una situazione anche questa bizzarra e in stile Indovina chi viene a cena. La seconda sotto trama invece è quella di due innamorati e Giovanni è testimone della loro storia, intervenendo (come ne fosse il regista) per dirottarli verso la felicità.
Infine c’è Franco Battiato con la sua Voglio vederti danzare che insieme ad altre famose canzoni italiane costituisce la colonna sonora del film e segna le scene in cui i personaggi fermano ogni cosa e iniziano a cantare. Nanni Moretti in questo film balla, canta e se ne frega, si pone molti dubbi, si mette in discussione ma alla fine trova sempre il tempo per mettere su un pezzo e cantare. In qualche modo è come se Moretti stesse facendo autoanalisi del proprio cinema e del proprio percorso e Il sol dell’avvenire sembra di fatto il punto prima di voltare pagina e ricominciare.