Marco Bellocchio è in competizione nella selezione ufficiale di Cannes Film Festival 76 con Rapito, la storia di Edgardo Mortara, ebreo sequestrato alla sua famiglia nel 1858 per aver ricevuto il battesimo da neonato e dunque essere di fatto cattolico.
Nel 1858 Edgardo Mortara aveva solo sei anni quando una notte i soldati di Pio IX vanno a prelevarlo nella casa del quartiere ebraico di Bologna dove viveva con la sua famiglia. Il bambino doveva essere educato secondo la fede cattolica perché aveva ricevuto il battesimo a insaputa dei suoi genitori quando era molto piccolo.
La storia riprende un fatto storico realmente accaduto in un’Italia governata da un potere pontificio molto forte, quello di Pio IX. Erano anni in cui la chiesa aveva potere temporale, oltre che religioso e il Papa era come in re. In quel periodo inoltre la comunità ebraica era nettamente separata da quella cattolica e la legge papale considerava tutti i battezzati come anime appartenenti alla comunità cristiana.
Di fatto se un ebreo per qualche motivo aveva ricevuto il battesimo, per legge la sua educazione doveva essere cattolica. I genitori di Edgardo si mobilitarono per anni coinvolgendo anche l’opinione pubblica e cercando di riprendersi il figlio ma nulla fu possibile.
Da questo film non ne esce bene né la comunità cattolica, nella figura di Pio IX (Paolo Pierobon) né la comunità ebraica romana capeggiata nel film da Paolo Calabresi. Inutile dire che tutto il cast è composto da attori perfettamente inseriti nel ruolo, che non hanno mai mostrato una sbavatura, perfino il piccolo Enea Sala che interpreta Mortara da bambino.
Pensare che si tratta di una storia vera e che il piccolo Edgardo Mortara, insieme a molti altri bambini sia stato strappato alla famiglia di origine per motivi religiosi spezza il cuore. Nel film Bellocchio mette in evidenza uno spirito criminale da parte della chiesa cattolica che si sublima nella malvagità del Papa, indifferente ai sentimenti umani e servo fedele del suo credo, al punto che il suo obiettivo è quello di appropriarsi di quante più anime ebree possibili e convertirle al cristianesimo.
In questa storia non viene mai messa in discussione la legittima appartenenza di Edgardo alla sua famiglia, cosa che quest’ultima rivendica dal primo momento al di là della religione ebrea. La violenza del potere temporale della chiesa è tale per cui una famiglia viene mutilata, privata di un suo componente. Questa è la crudeltà perpetrata da parte di un pensiero estremista, perché l’estremismo c’è stato anche nel mondo cattolico e Bellocchio racconta perfettamente la sottile malvagità da un lato (i cattolici) e la codardia dall’altro (la comunità ebraica di Roma).
Il film è senz’altro uno dei più emozionanti di questa edizione del Festival di Cannes suscitando grande commozione nel pubblico. La storia aveva attirato anche l’attenzione di Steven Spielberg che pensava di trarne un film e sarebbe stato altrettanto interessante vedere il suo punto di vista. Sicuramente questo film è in odore di premio, non solo a Cannes.
Strutturalmente Rapito è molto simile a Esterno notte, in entrambi i casi parliamo di sequestro di persona (anche se il contesto è molto diverso), anche in questo caso vediamo la fantasia dei personaggi mischiarsi con la realtà dei fatti, il sogno con la veglia, gli incubi con la menzogna. Nonostante queste somiglianze con Esterno notte il film è un perfetto esempio di regia e sceneggiatura come ce ne sono davvero pochi in Italia
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