Fallen Leaves di Aki Kaurismäki a Cannes 2023: un gioiellino da non perdere | Recensione
Aki Kaurismäki è una certezza e il film che ha presentato alla 76a edizione del Cannes Film Festival è giusto per questa competizione.
Il titolo riprende una canzone di Prevért e Cosma interpretata storicamente da Yves Montand, Les feuilles mortes (Fallen Leaves, in originale Kuollet Lehdet) ossia le foglie morte per raccontare la storia di quello che Ernst Lubitsch avrebbe chiamato “un bell’incontro”, l’incontro tra una Lei (Alma Pöysti) e un Lui (Martti Suaosalo).
Il loro è un incontro casuale in un bar, spesso frequentato da Lui, schiavo della bottiglia e spesso alle prese con la ricerca di un nuovo lavoro dal momento che si fa sempre licenziare e così Lei, prima commessa in un supermercato, poi lavapiatti in un bar e infine operaia in fabbrica. Nessuno dei due sembra trovare pace salvo quell’accenno di bellezza e barlume di felicità che vivono quando si guardano negli occhi.
Il loro è amore al primo sguardo ma una serie di sfortune e imprevisti li farà allontanare più volte prima di camminare insieme verso l’orizzonte come in Tempi moderni con Charlie Chaplin. E non è casuale la citazione cinematografica dato che di cinema si parla tanto in questo film delicato, dolce, romantico ma soprattutto equilibrato.
Quando un film è scritto bene, infatti, non sempre è necessario che la durata sia di oltre due ore, Kaurismaki in un’ora e quindici minuti racconta una storia d’amore completa e lo fa servendosi di ciò che fa sognare di più.
Innamorarsi con un film
Lui e Lei, i nostri protagonisti senza nome si danno appuntamento al cinema e il cinema diventa per loro non solo luogo d’incontro, ma anche punto di riferimento per ritrovarsi o aspettarsi quando si perdono.
In questo film ci sono diverse citazioni di film classici che hanno fatto la storia come Rocco e i suoi fratelli, Pierrot le fou e appunto Tempi moderni. I protagonisti stessi sono come i personaggi di un vecchio film anche se il loro nichilismo e la passività emozionale ricorda il cinema di Roy Anderson.
La semplicità è l’elemento vincente
La forza di Fallen Leaves è proprio la semplicità dell’argomento trattato con l’originalità di una messa in scena che gioca sull’assurdo e sul comico. Un film che in alcuni momenti è anche grottesco. Malgrado questa leggerezza dilagante però lo sfondo della storia in una Helsinki contemporanea in cui alla radio si sentono gli aggiornamenti sulla guerra in Ucraina.
Siamo ai giorni nostri ma l’atmosfera, vuoi anche per l’assenza di device elettronici, sembra proprio quella di un film di Chaplin o non più in là degli anni quaranta e ciò conferisce alla storia un’ulteriore atmosfera da favola. Fallen Leaves è il gioiellino del Festival, piacevole da guardare e conciliante.