Le retour di Catherine Corsini: un dramma familiare e di integrazione in concorso a Cannes | Recensione
Le retour è in competizione ufficiale alla 76° edizione del Festival di Cannes, la storia parte davvero bene ma nella seconda parte si perde di vista l’obiettivo.
Le retour è stato tra i film più attesi di questi primi giorni di Festival e dopo la prima proiezione i rumors parlavano di un film bellissimo. In effetti Le retour è un film caratterizzato da un’ottima regia e la storia ti aggancia fin dal primo momento.
All’inizio vediamo Khedidja, di origine africana, in partenza dalla Corsica insieme alle due figlie, un salto temporale di oltre dieci anni ci fa ritrovare le tre protagoniste di ritorno in Corsica per l’estate, Khedidja deve lavorare come bambinaia per conto di una ricca famiglia del posto. Le figlie sono ormai diventate adolescenti e il rapporto fra le tre è un equilibrio precario che sarà sconvolto proprio dal contato con questa famiglia borghese.
Jessica e Farah le figlie di Khedidja sono due spiriti diversi, si voglio molto bene ma la natura di ciascuna si esprime diversamente dall’altra, una è molto studiosa e disciplinata, l’altra ribelle e ai limiti della legalità. Entrambe vivranno le prime esperienze amorose, anche in questo caso, in modo assai differente. La maggiore si innamora della figlia del padrone di casa dove Khedidja lavora, la più piccola invece vivrà un odi et amo con il bagnino della spiaggia.
Il percorso narrativo è lineare e coerente fino a un certo punto, poi la sensazione è che il film, per quanto girato benissimo si perda un po’ e restringa nel minor tempo possibile dei passaggi emotivi che se affrontati con il giusto ritmo avrebbero fatto di questo film un piccolo gioiellino.
Le retour: alcuni personaggi sono davvero interessanti
Tra i limiti di questo film c’è anche l’approssimazione di alcuni personaggi che avrebbero potuto essere approfonditi meglio, per esempio la stessa figura di Khedidja dapprima molto presente diventa via via più marginale e anche la linea romantica che a un certo punto la riguarda non viene minimamente seminata, ma raccontata così, direttamente.
Le due giovani protagoniste invece Esther Gohourou (Farah) e Suzy Bemba (Jessica) sono raccontate in modo diverso. Delle due quella più incisiva, il personaggio scritto meglio è quello della sorella minore poiché ogni azione e reazione che la riguarda sono preparate in tempo e le emozioni si lasciano respirare fino al climax che la riguarda da vicino per poi arrivare all’epilogo. Stessa cosa non si può dire degli altri personaggi i cui sentimenti non sono davvero approfonditi e non vivono una vera e propria evoluzione.
Una festa troppo lunga
Le due protagoniste si lasciano andare all’ebrezza dell’estate vivendo tutte le avventure che quest’ultima porta con sé, dal sesso all’alcol, passando per i primi spinelli e le lunghe nuotate. Una scena che esprime la quintessenza dell’essere giovani e il sentirsi invincibili dura veramente troppo, tanto da sembrare un film nel film. Si tratta di una scena chiave che arriva dopo un’importante scoperta del passato di Khedidja con il padre delle sue figlie, morto in circostanze drammatiche.
La regista si prende davvero troppo tempo per raccontare il turbinio di emozioni che le due protagoniste vivono, il senso di perdita e il disorientamento. Tutto questo viene poi rapidamente risolto nelle poche scene conclusive. Per questo motivo Le retour è un film che in parte disattende le aspettative.