La peggior scena dell’MCU è Thor: The Dark World, ha davvero toccato il fondo
Con trentadue film e venti serie è inevitabile che il livello non riesca a mantenersi costante, ma quando è stato toccato il fondo?
Il Marvel Cinematic Universe ha fatto qualcosa che non era mai stato fatto prima. Che piaccia o meno, ha il merito indiscusso di aver cambiato per sempre la faccia dell’intrattenimento audiovisivo, come si può vedere dalla tendenza ormai immancabile di creare universi narrativi condivisi, dal rivale DCEU (ora DCU) a Star Wars. Ma questo sistema, sebbene crei alcuni benefici per i prodotti che vi fanno parte, è anche causa di difetti.
Colloquialmente si mettono sempre a confronto quantità e qualità, e i Marvel Studios con il loro MCU hanno puntato tutto sulla quantità – specialmente negli anni d’oro del progetto, ovvero a cavallo fra la Fase Tre e la Fase Quattro. Basti pensare al 2021, anno in cui sono stati distribuiti ben quattro film (Black Widow, Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli, Eternals e Spider-Man: No Way Home) e cinque serie televisive (WandaVision, The Falcon and the Winter Soldier, Loki, What If…? e Hawkeye).
Questa sovrabbondanza di prodotti, spesso con team e budget diversi dietro, hanno creato una lenta ma costante disaffezione nei fan, portando i Marvel Studios ad allentare la presa ed a rallentare la distribuzione, cercando di prediligere la qualità dei singoli progetti invece che la quantità dell’offerta. Ma quale è stato il momento in cui l’MCU ha davvero toccato il fondo?
Thor: The Dark World è il primo vero fondo dell’MCU
I film legati al Dio del Fulmine sono stati spesso fra quelli più criticati dal pubblico. Tralasciando il primo lungometraggio del 2011, Thor, potremmo dire che i suoi tre sequel hanno adirato le ire di Odino. Muovendoci a ritroso troviamo prima Thor: Love and Thunder (2022), film che aveva il compito di risollevare la saga di Thor dopo il fallimento del suo predecessore, Thor: Ragnarock (2017). Entrambi i film sono stati diretti da Taika Waititi, che sembra impegnarsi realmente solo quando lavora ad un progetto che gli sta a cuore (come Jojo Rabbit).
Ma il primo vero punto di fondo dell’MCU lo troviamo in Thor: The Dark World, a sua volta predecessore di Ragnarock in più di un senso. The Dark World è l’esemplificazione di una storia poco interessante e coinvolgente, messa in scena con incertezza. Fra epica supereroistica, commedia spicciola e tentativi di toccare tematiche più importanti, il risultato è mediocre; una scena in particolare riassume questa mediocrità.
La pazzia di Erik Selvig
Erik Selvig è l’astrofisico che in Thor incontra il Dio del Fulmine insieme a Jane Foster e Darcy Lewis, diventando un fidato amico del supereroe. Interpretato da Stellan Skarsgård (Chernobyl, Dune), Selvig è vittima di un lavaggio del cervello da parte di Loki durante gli eventi di The Avengers, lasciandolo in uno stato non lucido. Questa condizione si palesa proprio in Thor: The Dark World, quando Selvig viene avvistato, filmato e trasmesso in TV per essersi denudato vicino a Stonehenge mentre agitava degli strumenti scientifici.
Il fisico aveva infatti capito che quello era il luogo dove l’antagonista del film, l’elfo oscuro Malekith, avrebbe scatenato l’evento distruttivo noto come “la Convergenza”. I problemi causati dalla manipolazione di Loki però avevano causato il suo comportamento fuori controllo. L’intera scena viene trattata come una gag, rovinando tutto il potenziale drammatico che possedeva, e questa scelta riassume uno dei più grandi difetti dell’MCU, ovvero la leggerezza e la superficialità delle sue storie.