I migliori giorni, il film su Netflix che omaggia la commedia all’italiana con un pizzico di amarezza, è un esperimento riuscito a metà.
Natale, Capodanno, San Valentino e Festa della Donna: sono le quattro festività attorno le quali si snoda il film scritto e diretto a quattro mani da Edoardo Leo e Marco Bonini per il primo e terzo episodio, mentre Massimiliano Bruno è regista e coautore del secondo e quarto.
Una commedia all’italiana suddivisa in sotto capitoli che si rifanno a quattro temi sociali divisivi. L’obiettivo ultimo è portare alla luce pareri discordanti e radicati nella quotidianità di tutti: il risultato è una morale sviluppata a metà.
Nel primo episodio due fratelli ai poli opposti si ritrovano a casa della sorella in occasione della cena di Natale. Una di quelle tradizioni che non si possono saltare. “Non rovinatemi il santissimo Natale”, afferma ripetutamente Stefania, improvvisamente interessata al valore religioso legato alla festività.
La discussione a cena inizia ancora prima che i due fratelli si scambino i convenevoli, perché ad aprire le danze ci pensa Stefania, con i suoi i goffi tentativi di non far litigare i due, almeno a Natale. Il tema al centro del dibattito? Cosa, se non il Covid, uno di quegli argomenti su cui tutte le famiglie italiane si sono scontrate davanti a una tavola apparecchiata che diventa un pericoloso campo di combattimento. Lì, di fronte a pietanze ormai fredde, non volano opinioni, ma verità assolute: il disinformato, il cosiddetto “pecoraio” è sempre l’altro. Non sono io che mi faccio abbindolare, sei tu che non sai leggere i dati. Anzi, ancora peggio: li cerchi nei posti sbagliati.
Insomma, nel primo episodio Edoardo Leo e Marco Bonini – che oltre ad essere coautori interpretano i fratelli protagonisti – riproducono alla perfezione una situazione che, di certo, ognuno di noi ha vissuto. E così I migliori giorni diventa uno specchio in cui riflettersi.
“Natale” è una perfetta sintesi tra l’intento e i difetti del film: l’obiettivo è guardare attraverso la lente del cinema la nostra realtà, provare a tirare le somme e trovare quel disperato compromesso a cui non si è arrivati nella vita reale. Alla fine del sotto capitolo, però, tutto si sgonfia del suo valore: i due fratelli non mantengono la promessa, passano tutta la cena di Natale a litigare e fanno perdere alla sorella un’ambita offerta di lavoro. Dopo una feroce litigata, si finisce per aprire il panettone del discount, mentre si pronuncia la solita frase fatta: “L’anno prossimo, però, la pasta non la facciamo. Si butta sempre”.
“Capodanno” ha come protagonista una famiglia benestante che si ritrova alla mensa dei poveri per ripulire la propria immagine. Le foto a tavola con i senzatetto durante il veglione sono un perfetto biglietto da visita per il nuovo anno. Come prevedibile, alla fine, a rubare la scena sarà qualcosa di artefatto: non la generosità, bensì la loro vita privata.
Invece di camuffare i loro difetti, la cena li sottolinea violentemente, dissotterrando un’amara verità: quella che sembra una famiglia perfetta è in realtà composta da un truffatore, una prostituta e una tossico dipendente.
Qui la morale è ancora meno evocativa degli altri episodi: che non è tutto oro ciò che luccica lo sapevamo già; che alcuni altolocati compiono opere di bene per il proprio tornaconto lo si poteva immaginare. Ecco perché non è chiaro quale dovrebbe essere il messaggio illuminante.
L’episodio più esilarante è senza dubbio il terzo, quello che parla di San Valentino. La festa degli innamorati – si specifica più volte – e quindi non di chi è sposato da anni e si è accomodato sul proprio matrimonio.
Gianni è il protagonista, un uomo che non sa scegliere tra la giovane amante e la moglie. Vittima di una tradizione scaduta, cerca di dividersi tra le due per accontentare entrambe in occasione di San Valentino. Alla fine, sarà la moglie ad incastrarlo – non prima di lasciarsi andare tra le braccia di una donna – e lui tornerà ad essere il solito marito di sempre: infelice senza troppi sforzi.
Infine, nel giorno della Festa della Donna la conduttrice di un programma televisivo si ritrova costretta a chiedere scusa per aver mandato in onda un servizio in cui viene “sminuita” la figura della donna. Ed è così che prende il via una feroce discussione in cui le argomentazioni vengono ridicolizzate dalle modalità caricaturali.
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