È in scena fino al 30 aprile lo spettacolo Feste dei Familie Flöz, un’opera di Andres Angulo, Björn Leese, Hajo Schüler, Johannes Stubenvoll, Thomas van Ouwerkerk, Michael Vogel con Andres Angulo, Johannes Stubenvoll, Thomas van Ouwerkerk per la regia Michael Vogel.
Feste è giunto, con questa prima al Teatro Bellini di Napoli alla sua centesima replica, traguardo che la compagnia ha voluto festeggiare con il pubblico presente in sala e omaggiando il 25 aprile, altra ricorrenza che coincide con questa esibizione, suonando “Bella ciao” con i bicchieri.
La storia si apre in una maestosa villa sul mare dove tutto è pronto per la celebrazione di un matrimonio e della grande festa che lo segue. Dietro la villa, si nasconde un cortile, sporco e caotico, dove il personale lavora senza sosta per cucinare, preparare, sorvegliare, pulire, ordinare.
Lo spettacolo si muove costantemente fra tragedia e comicità̀, tra momenti di malinconia e attimi di puro divertimento. I personaggi di Feste fanno del loro meglio per assicurare l’approvvigionamento e il perfetto funzionamento della magnifica casa sul mare. Ma se da un lato la loro sembra una vita normale, dall’altro lato l’uso delle maschere a coprire i volti degli attori fa pensare che questi siano come dei morti che camminano, degli automi di cui non si riesce a scorgere l’emotività. Questi personaggi in particolare sembrano essere condannati a restare nell’ombra.
Rimanere fra i deboli e i vinti, lottando per la loro dignità̀ e il rispetto da parte dei ricchi padroni. Ma improvvisamente il mare scompare, lasciando solo un deserto di sabbia e pietra. Per un momento, tutto si ferma. La musica, tuttavia, suona ancora e ancora più forte, perché la celebrazione dell’amore deve continuare con tutti i mezzi. Feste è una favola per adulti senza parole. Una storia tragicomica sul perseguimento della felicità individuale, dietro la quale c’è di più.
Un aspetto che colpisce sempre negli spettacoli dei Familie Flöz è che l’uso delle maschere crea una distorsione nella realtà, i personaggi in scena rappresentano sì degli esseri umani comuni ma allo stesso tempo sono scollati dalla realtà, sono automi, che conducono una vita fatta di automatismi, dove in alcuni momenti l’impressione generale è quella di essere in un quadro vivente di De Chirico o in un film di Roy Anderson dove la dimensione onirica, inquietante e apatica prevalgono sull’azione.
La sinossi di Feste è molto semplice perché la forza sta tutta nella messa in scena che rende straordinario l’ordinario. Questa apparente normalità in realtà è quantomai tragica anche se lo stile slapstick rende tutto più divertente. Tuttavia l’alienazione dell’esistenza umana si evince da ogni gesto (e perfino ogni espressione) dei personaggi che vivono come in una bolla.
Di sicuro la scelta di Familie Flöz di indossare le maschere è dettata dalla necessità di esprimere un concetto che storicamente si ripete da tempo, il discorso della maschera come metafora, quella che tutti indossiamo nella vita per vendere agli altri una certa immagine di noi stessi e anche per nascondere parti di noi che non vogliamo condividere.
Ma l’idea della maschera è anche figlia della teoria nata in una certa avanguardia teatrale, secondo la quale la marionetta, e quindi una figura antropomorfa non del tutto reale è il personaggio ideale da mettere in scena perché in tal caso non vi sono i sentimenti tutti umani dell’interprete che si mescolano con quelli del personaggio, ma esiste solo il personaggio puro, in tutta la sua essenza.
La maschera, in effetti, coprendo completamente il volto dell’attore ci permette di vedere direttamente il personaggio in azione. Feste è un altro esempio che racconta perfettamente il nichilismo esistenziale in cui siamo immersi. L’arte è ancora una volta il mezzo necessario per ossigenare la nostra mente e aprire gli occhi su ciò che conta per davvero.
Orari spettacoli: feriali h. 20:45, mercoledì h. 17:30, sabato h. 19:00, domenica h. 18:00
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