Questa neo-serie turca racconta la gesta corrotte di una madre disposta a tutto per il bene di sua figlia, superando anche certi limiti.
Anime false è una serie televisiva turca uscita sulla piattaforma streaming Netflix lo scorso 24 marzo. La serie ha sette episodi, ciascuno della durata di 40 minuti circa, ed è stata diretta da Umut Aral e Gökçen Usta, due registi turchi noti rispettivamente per opere come Into The Night e Oglum.
Questa serie tv di genere drammatico, poliziesco/thriller narra le vicende di una madre (Melisa Sözen) e di sua figlia (Eylül Tumbar) che hanno trascorso diversi anni delle loro vite passando da un hotel all’altro per sfuggire e nascondersi dal resto del mondo. Le due, infatti, considerano gli altri come anime false, ovvero persone superficiali, fastidiose, ficcanaso ed impertinenti.
In particolare, è la madre a considerare chiunque come un loro nemico e, per questa ragione, non fa altro che migrare da una città all’altra assieme a sua figlia per cercare tranquillità. La madre scappa da un passato tormentato che le ha ridotto la psiche a brandelli. Entrambe sono ricercate dalla polizia perché la madre, nei loro numerosi viaggi, compie anche degli omicidi.
Seguendo la logica materna, queste uccisioni avvengono perché le vittime sono state maleducate con sua figlia o le hanno impedito la fuga per mettersi in salvo assieme all’adorata prole. La figlia non ha fatto altro che scappare per tutta la sua vita e, insieme alla mamma, riesce a sopravvivere, in un modo o nell’altro. Almeno fino a quando non cambiano le carte in tavola e le loro stesse vite.
Il nome della madre non si conosce perché per tutta la serie nessuno la chiama, se non sua figlia che usa le classiche parole come “madre”, “mamma” o “mammina”. Invece, la figlia si chiama Bambi e, molto spesso, la madre scambia le vocali e da Bambi diventa bimba. Essendo una serie turca, in lingua originale non so se c’è un gioco di parole simile, ma in italiano riesce molto bene questo dualismo.
La madre ama talmente tanto sua figlia da diventarne ossessionata: vorrebbe che la sua Bambi rimanesse una bimba per sempre. Infatti, la fa vestire e la pettina come se fosse una bambina, mentre invece è un’adolescente. La madre non può sopportare il fatto che sua figlia attira l’attenzione su di sé. Il suo amore è morboso e malato e la figlia ricambia questo affetto.
In questa storia si può notare il dualismo tra la fiaba di Bambi e il rapporto tra madre e figlia. A parte il gioco di parole con il nome, il libro preferito della figlia è proprio Bambi e le due vivono come Bambi e sua madre fanno nella fiaba. La madre pretende che la figlia non cresca mai e la figlia sta al gioco. Si tratta di un amore maniacale da entrambi le parti. I sette episodi sono strutturati allo stesso modo: nuovo hotel, nuovo omicidio, nuova fuga.
Ma questa routine non è noiosa perché viene alternata dai flashback della madre, da momenti concitati e da altri affettuosi. Il tutto accompagnato da una colonna sonora eccezionale. Sarà anche un amore malato, ma il rapporto tra madre e figlia è incredibilmente emozionante, psicologicamente tortuoso ma ben costruito e spiegato allo stesso tempo.
Sebbene la serie tv tratta tematiche trite e ritrite come, ad esempio, diversi omicidi e la polizia che segue varie piste, qui le regole del gioco cambiano. Prima di tutto, ad uccidere è una madre che lo fa seguendo la sua logica materna di protezione. Inoltre, a narrare la storia, per la maggior parte del tempo, è la figlia. Dunque, abbiamo una prospettiva esterna dal punto di vista degli omicidi ma interna perché è coinvolta.
Si può notare come l’una abbia bisogno dell’altra: la madre fa di tutto per proteggere la figlia dal male del mondo e la figlia supporta la madre nei momenti bui. Quando i ruoli si invertono, la situazione diventa insopportabile per la madre, che non riesce più a distinguere chi è chi. Se volete vedere una serie tv che vi tenga incollati allo schermo, ma che allo stesso tempo vi anticipi tutto fin dall’inizio in maniera stuzzicante e sconvolgente, allora Anime false merita una chance. Anche solo per il rapporto malato e contorto tra madre e figlia, molto interessante e ben realizzato.
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