The Mandalorian 3, che fine ha fatto il duo Din e Grogu? E poi chi sono quelli? | Recensione episodio 6
Il sesto episodio della terza stagione di The Mandalorian si rivela essere una agglomerato di materiale dove i troppi camei distraggono.
Purtroppo, questo episodio perde la spinta propulsiva generata dall’episodio della scorsa settimana. Il sesto episodio risulta un poliziesco metropolitano dal ritmo imbarazzante, le cui poche note positive sono inficiate da un intreccio scadente, realizzato alla stregua di una missione collaterale di un videogioco, un’esposizione approssimativa e due camei della cultura pop forse tra i più fuorvianti che si possano immaginare.
L’episodio inizia il suo viaggio su una nave da carico Quarren a cui Axe Woves, Koska Reeves e il resto dei mercenari Mandaloriani, separati da Bo-Katan prima degli eventi di questa stagione, stanno dando la caccia. Questo preambolo ci vuole raccontare come i guerrieri che hanno scelto di togliersi l’elmo siano allo sbando e che la loro moralità, come i loro principi, siano annebbiati dal denaro. Lo stesso Axe viene mostrato come uno dei cattivi, nonostante in quel caso stia solo svolgendo, nel modo più pacifico possibile, il suo lavoro.
Nonostante tutto, il messaggio che arriva a noi è che questi Mandaloriano abbiamo perso del tutto la strada e che necessitino di Bo-Katan per tornare sulla retta via per riscoprire i valori fondamentali di Mandalore oltre che ritrovare il loro Credo.
Un momento curioso riguarda lo scambio di battute tra il Capitano Shuggoth dei Quarren e il figlio del Viceré dei Mon Calamari, in lutto di fronte alla fine tragica del loro amore proibito, questo dialogo sembra una parodia e non si capisce se è voluto. A questo punto torniamo da Din Djarin, Grogu e Bo-Katan sulle tracce dei vecchi compagni nel mondo indipendente dell’Orlo Esterno Plazir-15.
L’Orlo Esterno Plazir-15
Una volta arrivati, i tre vengono accolti da due droidi imperiali completamente neri, che sovvertono l’iconica silhouette di C-3PO e R2-D2, un dettaglio curioso del tutto inquietante. La progettazione di Plazir è splendida, con la massiccia cupola al centro, l’elegante navetta tubolare e le decorazioni al neon colorate che balzano fuori dallo schermo.
Sicuramente tutto bellissimo, ma rispetto alle ambientazioni realistiche degli episodi precedenti, questa appare fin troppo artificiale, soprattutto per quanto riguarda l’illuminazione che sembra sempre sbagliata. Ma quello che davvero distrae da tutto è l’inspiegabile presenza di Jack Black e Lizzo, che per l’occasione vestono i panni del Capitano Bombardiere e della Duchessa. Il reparto creativo ha lavorato come un folle per creare questo nuovo mondo articolato e affascinante e poi tutto viene messo in secondo piano dalle due star inaspettate e sinceramente inutili, se non per dei camei a acchiappa consensi.
Non sono le star il problema, lo è la trama
Di per sé, non c’è nulla di sbagliato in Black e Lizzo in quanto attori, l’interpretazione di Lizzo è anche piuttosto convincente, ma sono assolutamente poco credibili nell’universo di Star Wars, se questo già non bastasse, il punto più basso lo incontriamo quando appare il Comandante Helgait, che guarda caso è la mente dietro il malfunzionamento dei droidi. L’interpretazione di Christopher Lloyd è stata sprecata, la nota positiva è stato il richiamo al Conte Dooku.
La trama da detective investigativo incentrata sui droidi ostili appare abbastanza originale e divertente, perché è diversa da quello che solitamente accade in questa serie, purtroppo però la resa non è avvincente come dovrebbe, con un ritmo incerto e arenato sui dettagli. Il richiamo a Kuiil con gli Ugnaughts fa davvero effetto ed è affascinante anche la scena al bar dei droidi, che li rappresenta come un gruppo oppresso. A rovinare il ritmo dell’episodio sono questi interrogatori che si intrecciano con un racconto privo di sfumature e un po’ banale sull’intelligenza artificiale.
Lo scontro fa Bo-Katan e Axe
Nell’atto finale abbiamo il duello tra Bo-Katan e Axe ed è contraddistinto da una serrata coreografia che utilizza in modo intelligente i loro dispositivi esplosivi, è proprio in questo punto che si svolge la vera parte interessante di tutto l’episodio, Bo-Katan rivendica il suo ruolo di leader sul suo popolo mente Din trova la giusta motivazione per restituire la a Darksaber alla legittima proprietaria, senza un duello. Bene, ma anche male, perché proprio questo scontro epocale sarebbe stato il vero spettacolo.
Senza dimenticare che ad un certo punto vediamo Grogu essere nominato cavaliere sa Lizzo… non c’è nessuna ragione né logica in questa cosa, forse dovevano far intervenire il piccolo perché per tutto l’episodio è stato decisamente in secondo piano, ma questo non era il modo giusto. Inoltre, la continua mancanza di interazioni tra Grogu e Din sta iniziando a essere problematico per il continuo della stagione.
Ci mancano gli scambi tra Grogu e Din
Questo due è senza dubbio la principale attrattiva di tutto The Mandalorian, però in questa terza stagione la loro relazione sembra del tutto dimenticata in favore di mettere sotto una luce privilegiata Bo-Katan. Sicuramente una mossa proficua, Katee Sackhoff si sta divorando ogni singola scena in cui è presente.
Però tutto il tempo che abbiamo quasi inutilmente passato su Plazir-15 poteva essere dedicato al duo protagonista. Le missioni secondarie stanno iniziando a essere un po’ troppo invadenti svilendo la grande qualità che è sempre stata la serie The Mandalorian, confidiamo nei prossimi episodi.