Swarm, la serie tv su Beyoncé senza Beyoncé più agghiacciante che ci sia | Recensione no spoiler
È uscita su Amazon Prime la serie Swarm: surreale, disturbante, comica e agghiacciante che racconta di situazioni realmente avvenute.
Se ancora non avete sentito parlare di Swarm è il momento di sintonizzarsi su Amazon Prime Video e fare play, questa serie in 7 episodi parla dei fan di Beyoncé, di alcuni avvenimenti che la riguardano, ma della Queen non c’è traccia. Diretta da Donald Glover e Janine Nabers, Swarm segue da vicino la vita della ragazza con gravi disturbi Dre, interpretata da Dominique Fishback, la sua ossessione per la pop star Ni’Jah la porta a vivere una vita terrificante, non solo per lei.
Raccontata così in modo quasi superficiale potrebbe sembrare una serie trascurabile, in realtà il viaggio che vi aspetta una volta iniziata Swarm è qualcosa che lascia dentro una sensazione difficile da digerire, la storia è apertamente ispirata alla fan base devota e fanatica di Beyoncé, che molti conosceranno come BeyHive, mentre la traduzione della parola swarm è sciame, un riferimento chiaro alle api che ronzano intorno alla regina (la Queen) per proteggerla a costo della vita.
Swarm ha una struttura apparentemente concepita come una sorta di trappola, effettivamente è proprio la tensione tra gli eventi satirici e gli obiettivi che cerca di raggiungere a renderla così appassionante. Durante lo scorrere degli episodi viene da chiedersi se quello che lascia più colpiti sia la rappresentazione impietosa del fenomeno stan e di questa protagonista femminile disarmante o la vicenda in sé.
Tuttavia, con il procedere scopriamo che questo progetto è molto di più di una semplice parodia stereotipata basata su quelle caratteristiche che molti potrebbero considerare ovvie esche per il pubblico. Swarm si rivela essere un ritratto provocatorio e incredibilmente realistico di tutte quelle persone che vengono lasciate indietro.
Dre, una giovane donna sociopatica
Dre è una ventenne goffa e con diversi problemi nelle relazioni sociali, tanto da non avere praticamente conoscenze e amicizie al di fuori della sorella Marissa (Chloe Bailey) e della sua artista preferita Ni’Jah (Nirine S. Brown), quest’ultima ovviamente di natura platonica. Tra Dre e Marissa esiste un legame profondo che sfocia in una dipendenza, il loro sodalizio si fonda in particolare sul comune amore per l’artista Ni’Jah.
Dopo un drammatico incidente che la porta a superare ogni limite consentito, Dre si imbarca in un pericoloso viaggio attraverso l’America basato ovviamente sull’ossessione per il suo idolo: “Chi è il tuo cantante preferito?”. Dopo aver visto la serie conterete fino a dieci prima di dare la risposta.
I parallelismi con Beyoncé
In molti si potrebbero chiedere che cosa ne pensa Beyoncé di questa serie, in effetti tutto inizia quando Ni’jah pubblica a sorpresa un nuovo album nel 2026 (Sì esatto come con Lemonade),i parallelismi con gli eventi della vita della vera Queen B e la finta Ni’jah costellano tutta la serie, ma il punto diventa chiaro, non è importante chi rappresenti la pop star della serie, potrebbe letteralmente essere identificata con qualsiasi altro artista di grande successo, quello che dimostra Swarm è come l’idea di idolo sia solo una fantasia, un frutto proibito che idealizziamo ma rimane solo nel nostro immaginario e il problema non è la persona, quanto i fan.
Per una personalità spezzata e tormentata come quella di Dre, anche solo la domanda “Chi è il tuo cantante preferito?” si trasforma in una litania religiosa, la stessa ragione per cui vivere, o per sentirsi legittimato a compiere atti indicibili in nome di quella divinità (inesistente).
La grandezza di Swarm
Swarm offre una vibrazione tipica del cinema indie, grazie a un’estetica naturale e ridotta all’osso, nonostante ci sia molta violenza, questa viene presentata in modo piuttosto artistico mostrando solo quello che serve, proprio questa narrazione surreale si intreccia con sequenze tra la realtà e la fantasia, quindi non stupitevi se alcune immagini vi sembreranno tratte da avvenimenti già visti, perché è così.
La stessa sceneggiatura è un vero capolavoro, la narrazione è densa di tensione e molto ben articolata nella quale ci si perde totalmente ed è impossibile non sentirsi coinvolti, anzi ci si trova incastrati nella tela del ragno nonostante alcune situazioni possano apparire particolarmente disturbanti, questo grazie al lavoro finemente portato a termine con la fotografia. Impossibile non fare un plauso agli stessi registi, Glover ha diretto il primo episodio mentre la mente dietro il mockumentary e altri episodi, oltre che il finale, è Adamma Ebo, ma non solo, all’elenco si aggiungono Ibra Ake e Stephen Glover, fratello di Donald Glover.
Proprio lui ha diretto uno degli episodi forse più geniali e fuori de testa della serie, si tratta di un episodio per tirare il fiato prima del finale dove viene introdotto un nuovo personaggio, la detective Luke Cage, interpretata da Heather Alicia Simms. Inizialmente potreste chiedervi se c’è stato un problema con il vostro account Amazon, ma restate dove siete perché ci sarà da divertisri, soprattutto per gli amanti degli Easter egg.
L’interpretazione di Dominique Fishback è da Oscar
A portare avanti tutta la storia è l’attrice di successo Dominique Fishback, che nei panni di Dre regala un’interpretazione straziante, evidenziando la crescita (o la caduta a seconda dei punti di vista) del suo personaggio con una umanità talmente cruda da far rabbrividire. Addirittura le sue menzogne e i tentativi di manipolare funzionano tanto sullo schermo quando sugli spettatori, la sua potenza è l’aver saputo cogliere quella sfumatura umana che la guida nel suo profondo dolore per la perdita, tanto quanto nella perversa ossessione.
Quello che rende Swarm una serie completamente differente da tutte le altre con argomenti simili è che non giustifica o condanna nessuno, mostra con spudorata franchezza la tossicità dei fandom e quasi fedelmente la visione della cancel culture, nonostante questo non è possibile leggerci un qualche tipo di giudizio o presa di posizione, nel caso di Dre essere una fan accanita non è un fine, ma solo un mezzo per compiere la sua violenza sfrenata, Dre non fa quello che fa perché è una fan ossessionato, ma perché risponde a se stessa e a quello che è, in questo senso la storia acquisisce onestà.
Il personaggio di Dre non cerca di piacere o essere odiato dal pubblico, questo dimostra come la produzione sia stata capace di guardare oltre gli stereotipi dei fan per concentrarsi sulle persone. Swarm è da vedere, sono sette episodi che probabilmente divorerete in una sola sera, al massimo due e non preoccupatevi se nei giorni successivi vi sentirete a disagio se doveste trovarvi invischiati in qualche conversazione sui musicisti.