Un fantasma in casa: un contesto surreale e a tratti spettrale | Recensione
Un fantasma in casa (We Have a Ghost) è un film del 2023 scritto e diretto dal regista Christopher Landon.
Kevin (Jahi Di’Allo Winston) e la sua famiglia si trasferiscono in una casa in una cittadina dell’Illinois. Dopo aver scoperto che la casa era infestata da un fantasma che si nascondeva nella soffitta, la famiglia diventa popolarissima sui social, attirando l’attenzione di una misteriosa agenzia governativa che sembra avere un interesse particolare per il loro caso. Nel frattempo Kevin, affezionatosi a Ernest il fantasma (David Harbour), decide di aiutarlo a ricordarsi il trauma che gli ha causato quella condizione.
Il film è una deliziosa storiella di una famiglia con i soliti problemi di incomprensione tra genitori e figli, in particolare tra Kevin e suo padre, innestata in un contesto surreale e a tratti spettrale.
Le loro vite personali, infatti, si inseriscono sullo sfondo di un’altra storia che è quella di un uomo diventato fantasma e di cui si deve scoprire la verità. Così il genere della commedia si confonde con l’horror, tipico di Christopher Landon, noto per la sua abilità nel mescolare diversi generi creando film divertenti e spaventosi allo stesso tempo. Eppure, nulla, neppure la musica inquietante, rende spaventosa qualunque scena: siamo, piuttosto, incuriositi dallo scoprire il mistero di Ernest.
Con una trama molto semplice e scorrevole, personaggi simpatici e divertenti, un sottofondo musicale piacevole e giusto, Un fantasma in casa si lascia guardare con leggerezza e semplicità, mettendo – forse criticamente – in luce un problema.
Non può che saltare agli occhi una società come quella odierna in cui qualunque cosa faccia scalpore infiamma i social e le persone che non fanno altro che impostare il proprio focus su quell’argomento, perdendo di vista ogni altro problema.
Il fantasma, allora, potrebbe essere l’espediente attraverso cui Landon ci fa vedere in che modo agiamo e come ci comportiamo di fronte a ogni cosa che diventa di tendenza.
Esempio lampante, i video infiniti di persone che imitano la mamma di Kevin che urla, o di persone che ne fanno meme; persone che amano Ernest o che organizzano challenge per imitarlo (con il rischio di farsi del male), e addirittura persone che difendono i suoi diritti; anche lo stesso lucrare del papà di Kevin attraverso questa storia, oltre che, infine, gli agenti che cercano di porre fine alla situazione in fretta rinvenendo in Ernest un pericolo da eliminare.
In un modo del tutto esplicito tutta la “denuncia” del regista che si può scovare all’interno del film è riassunta dall’iconica frase: “il Covid non esiste”. Anche i fantasmi non esistono, eppure lì ci credono tutti.