Unlocked, film Netflix coreano inquietante: temerete i vostri smartphone | Recensione

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Unlocked

Questa pellicola verosimile e molto all’avanguardia vi terrà con il fiato sospeso e vi farà dubitare della tanto amata tecnologia.

Lee Na-Mi (Chun Woo-hee, nota attrice sudcoreana per film come Anchor e Love, Lies) è una giovane ragazza che vive un’ordinaria vita in una città della Corea del Sud. Lee Na-Mi svolge due lavori: cameriera in un bar assieme a suo padre e impiegata per un’azienda che sponsorizza cibo. Per quest’ultimo ingaggio, Lee Na-Mi ha aperto un secondo profilo social su Instagram, per fare pubblicità all’azienda.

La giovane donna, infatti, è molto attiva sui social e il 95% della sua giornata la spende davanti allo schermo del suo cellulare, postando foto e video della sua quotidianità per condividerla con il resto del mondo. Una serata come tante, Lee Na-Mi esce con le sue amiche e si ritira a casa un po’ brilla, dimenticando il suo cellulare sull’autobus. Da questo momento in poi, iniziano i suoi problemi.

Oh Joon-yeong (Im Si-wan, noto attore sudcoreano per film come Tracer e L’avvocato) è un giovane ragazzo che ripara smartphone per lavoro. Ed è proprio lui a trovare il cellulare di Lee Na-Mi. Purtroppo, però, Oh Joon-yeong lo userà per distruggere la vita della ragazza, con l’intento finale di uccidere anche lei. Il giovane ragazzo è un serial killer che usa gli smartphone delle sue vittime per rintracciarle dovunque, attirarle a sé e ammazzarle senza pietà.

L’inganno di Oh Joon-yeong

Così il giovane inscena una recita verosimile, ovvero attira Lee Na-Mi nel suo negozio di riparazione per cellulari e prima di consegnarglielo come nuovo ci installa un app che gli servirà come spia nella sua missione da alienato. Lee Na-Mi non sospetta di nulla e continua a vivere come ha sempre fatto: pubblicando foto e video su Instagram ogni giorno. Così facendo, però, fornisce informazioni preziose a Oh Joon-yeong.

Nel mentre, la polizia locale sta seguendo le indagini su svariati cadaveri trovati in un bosco vicino e si sospetta che dietro ci sia un serial killer, perché il modus operandi è il medesimo. Oh Joon-yeong, per disintegrare la vita di Lee Na-Mi, hackera il suo profilo di Instagram, postando foto e commenti poco carini sulle sue colleghe e il suo capo d’ufficio. La ragazza se ne rende conto e capisce che il suo telefono ha qualcosa che non va.

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Lee Na-Mi e Oh Joon-yeong

L’epilogo subisce un voltafaccia inaspettato

Lee Na-Mi chiede aiuto ad un esperto di hackeraggio, ma questo le dice che ha bisogno delle prove che dimostrino che non è stata lei a postare quelle foto. Parallelamente, la polizia intuisce che l’assassino potrebbe essere il giovane, anche perché tra gli agenti c’è il padre del ragazzo, che già sospettava qualcosa. Allora il poliziotto inizia ad indagare più a fondo e Lee Na-Mi chiede aiuto anche alla polizia, che la porta nel negozio di riparazioni di Oh Joon-yeong, scoprendo che è stato messo a soqquadro.

La ragazza e il poliziotto decidono di collaborare per incastrare l’assassino ed escogitano un piano: lei lo attira a casa sua e la polizia fa irruzione per arrestarlo. Ma le cose vanno diversamente: lui non cade in trappola, lei decide di andare a casa del padre e scopre che è tenuto in ostaggio dal ragazzo. Oh Joon-yeong sta per uccidere padre e figlia, ma la polizia arriva in tempo e riesce a salvare entrambi. Tuttavia, Lee Na-Mi, scossa dall’intera faccenda, prenderà una decisione drastica.

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Lee Na-Mi

I film asiatici non deludono quasi mai

Unlocked è un film coreano di genere thriller, disponibile sulla piattaforma streaming Netflix dallo scorso 23 febbraio. Il regista è Kim Tae-joon, famoso per pellicole come Believer e Amsal. La trama del film è verosimile, nel senso che potrebbe capitare a tutti di essere hackerati da qualcuno. Certamente, è un po’ meno probabile che la stessa persona minacci la nostra incolumità, ma essere spiati 24 ore su 24 non è mai una bella esperienza.

Essendo un film asiatico, l’ansia, le palpitazioni, l’agitazione e l’inquietudine sono amplificate perché lo stile e la regia degli attori e dei produttori cinesi, giapponesi, coreani e tailandesi danno quel tocco in più di misterioso ed angosciante che in occidente non si riesce mai ad ottenere. Ambientazioni, abitudini, espressioni facciali e reazioni sono molto diverse da quelle a cui siamo abituati. Un consiglio: se amate il genere thriller, guardatelo ma fatelo con in lingua originale; così il film sarà più coinvolgente.