The Whale è un film straziante e cela diversi strati di lettura nel suo concentrato di dolore, eccoli spiegati tutti in dettaglio.
(*Attenzione: l’articolo contiene spoiler sul film The Whale*)
Quello che The Whale vuole mostrarci con il suo finale straziante è che spesso non è facile far coincidere chi si è nella vita con chi si sarebbe voluto essere, Brendan Fraser, nei panni del protagonista Charlie, è un insegnante di letteratura che per difficili situazioni affrontate nella vita si è ritrovato a pesare più di 300 kg con un’aspettativa di vita davvero breve davanti a sé.
È molto consapevole della sua condizione, tanto da scegliere di non voler fare nulla per cambiarla, quello che davvero gli interessa è stare con sua figlia, dopo un rapporto logorato dal tempo, lei è apparentemente forte e quasi crudele, ma lui ha capito che in realtà sta cercando aiuto. È molto riduttivo rispetto alla strada che decide di percorrere la pellicola e potrebbe non essere stato chiaro per via del turbinio di emozioni suscitate.
The Whale si conclude in modo devastante, la vita di Charlie svanisce in un bianco accecante, una luminosità che la fotografia non ha mai offerto per tutta la durata del film, anche se cerca di riallacciare il legale con sua figlia Ellie, interpretata da Sadie Sink, rimane costantemente un rapporto a senso unico. Charlie non perde le speranze anche quando tutto dice il contrario e le ‘regala’ l’unica cosa che lei gli abbia chiesto sin dall’inizio, la stessa richiesta è la sua condanna. Abbiamo la percezione di veder morire Charlie, quello che ci si chiede è se meritava davvero questa fine.
Il saggio, scopriamo solo alla fine, era un tema su Mody Dick scritto proprio dalla figlia, il valore affettivo non deriva solo dalla penna, ma anche dall’onestà della scrittura, lui stesso lo considera la cosa più vera che abbia mai letto, differentemente da quello che riceve dai suoi studenti, disposti a scrivere qualsiasi cosa che pensano possa piacere all’insegnante, pur di avere un buon voto. Ellie invece dimostra di avere avuto una sua opinione sin da quando era piccola.
Il film è stato accusato di lanciare messaggi di grassofobia, questo perché Ellie durante tutto il tempo è crudele nel confronti del padre, usando parole forti, arrivando a dire sin da subito che la disgusta, indipendentemente dal suo aspetto, gli chiede di alzarsi in piedi e camminare verso di lei senza aiuti, se davvero l’amava. Charlie ci prova, ma ovviamente il suo peso non glielo permette e cade rovinosamente. L’unico modo che ha per riuscire a tenersi sua figlia vicina è offrirle tutti i suoi soldi e farle i temi per la scuola, in modo che non venga bocciata.
Il vero lato oscuro di Ellie lo scopriamo verso la fine, quando incontriamo la ex moglie di Charlie e madre di Ellie, Mary (Samantha Morton), i due hanno divorziato dopo che lui si è innamorato di un suo studente, Alan e hanno deciso di vivere insieme. Questo ha portato grande frustrazione nella donna che ha rotto i rapporti con l’ex marito impedendogli di vedere la figlia, chiedendo l’affidamento esclusivo. In un atto di confessione e rabbia, Mary dice a Charlie che il suo tentativo di crescere la giovane è fallito e di averla trasformata in un mostro, capace di far del male alle persone, come ha fatto quando ha dato dei sonniferi a suo padre, mettendolo a rischio di vita.
Non vediamo una vera redenzione della giovane, ma un primo passo verso quello che potrebbe essere successo dopo, negli ultimi momenti del film, Charlie chiede a Ellie di leggergli il saggio, lei prima riluttante decide di farlo e lui come prova dell’amore che prova, esaudisce il suo desiderio, si alza e muove alcuni passi verso la figlia, chiudendo quel cerchio aperto all’inizio, con la giovane in lacrime che legge quelle parole così importanti per il padre, che sono anche l’ultima cosa che vuole sentire prima di morire.
L’unica cosa vera della vita di Charlie è che vuole davvero morire, avrebbe potuto essere ricoverato perché i soldi per farlo li aveva, eppure ha mentito all’unica persona che si è sempre occupata di lui e che gli voleva bene, questo perché la sua vita non gli interessava più e spendere soldi per le cure gli sembrava uno spreco dei risparmi destinati alla figlia, questo perché sentiva di aver fatto molto errori, ma come dice a Mary, voleva solo fare solo una cosa buona nella sua vita. Così si toglie qualsiasi maschera, che fino a quel momento aveva tenuto, e stanco di mentire decide che è arrivato anche per lui il momento di quell’onestà che tanto rincorre nei testi.
Così durante quella che è la sua ultima lezione decide di attivare la videocamera del portatile, che fino a quel momento aveva dichiarato essere rotta, in modo che tutti vedessero la verità della sua condizione. Di tutta risposta gli studenti lo deridono e lui scaglia il computer a terra, il primo segno della sua scelta di chiudere con la vita.
Il drammaturgo Samuel D. Hunter ha scritto la sceneggiatura anche del film, rendendolo molto fedele all’originale ma alleggerendo nell’oscurità, il finale cambia note, nel film Charlie viene pervaso da questa luce accecante e lo vediamo librarsi in aria senza quel peso che si è portato dietro per tanto tempo. In quel momento l’immagine passa a un flashback di lui sulla spiaggia con la moglie e ovviamente la figlia, un ricordo felice, le onde del mare che scivolano sulle caviglie, il tepore di una bella giornata e l’inconsapevolezza della drammaticità che lo aspetta nella vita futura. Il film invoca speranza.
L’opera teatrale non alleggerisce la morsa di dolore che man mano si va a stratificare, la situazione peggiora drasticamente fino alla morte di Charlie chiudendo sul nero avvolto da un silenzio devastante, nonostante il film sia molto triste, lascia una nota di positività.
Questa pellicola, nella sua complessità, tocca molti temi che spesso si vanno a mescolare, tra questi l’abbandono, le famiglie disfunzionali, la sessualità, la necessità di ritrovarsi e ovviamente la perdita attraversando un dolorosissimo percorso di redenzione, cardine della storia. Charlie è un uomo che pensa di aver sbagliato tutto nella sua vita, tranne per quanto riguarda l’amore, sa di aver amato e di saper amare, così prova disperatamente ad amare sua figlia Ellie tanto che possa bastare per entrambi, il suo desiderio prima di morire è che lei sia felice.
La metafora ci mostra come non basti voler sistemare le cose, ma la redenzione è un viaggio in cui non manca il sudore e la fatica, un traguardo che deve essere guadagnato partendo prima di tutto facendo pace con se stessi. Così anche Charlie capisce che per trovare il suo posto nel mondo, prima di lasciarlo, deve cercare il suo io più nascosto, che per anni ha cercato di mascherare. Per se stesso lui prova vergogna, non solo per il suo peso, ma anche per il suo orientamento sessuale, teme il giudizio dell’esterno tanto da annientarsi pur di nascondersi in una menzogna.
Quello che il protagonista capisce è che c’è bellezza proprio nell’onestà di non aver mai paura di essere coraggiosamente fedeli a se stessi, anche davanti alle sfide più atroci a cui la vita ci mette davanti, come la perdita. Nessuno può sapere come affronteremo queste situazioni, nemmeno noi stessi possiamo immaginarlo finché non ci troviamo a doverlo fare, quello che è certo è che non esiste un’etichetta per definire il modo giusto di parlare con la morte e la perdita di se stessi, non possiamo costringere nessuno a essere salvato, quello che abbiamo, e dobbiamo conservare, è la verità delle emozioni.
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