Questo gennaio è arrivata su Netflix Italia la seconda stagione della serie antologica creata da Sam Boyd, “Love Life”. La serie racconta l’amore e la ricerca dell’anima gemella senza pietismo ma sfruttando una combinazione vincente tra idealismo e sarcasmo.
Le piattaforme streaming sono, come ormai sappiamo, abbastanza sature di film, serie e qualsiasi altro prodotto audiovisivo. In un contesto così ricco di proposte ecco che arriva su Netflix Italia una serie giunta ormai alla sua seconda stagione. Stiamo parlando di “Love Life”, creata da Sam Boyd che nella sua distribuzione originaria in America si colloca all’interno del palinsesto di HBO Max.
“Love Life” promette anche questa stagione di trattare l’amore e nello specifico la ricerca della persona giusta con un delicato velo di ironia, mettendo in risalto, però, le difficoltà del percorso di crescita evitando una narrazione mielosa ed una patina di compiacimento.
La serie di Boyd ha una struttura antologica secondo la quale ogni stagione ha un protagonista diverso seppur il filo conduttore tra le due parti che compongono “Love Life” siano collegate da un filo conduttore tematico e stilistico. Inoltre, i due personaggi principali di ambedue le stagioni si conoscono solo parzialmente così Darby, protagonista del capitolo precedente, interpretata da Anna Kendrick, appare nel nuovo capitolo solo in un paio di episodi come guest star.
In questa stagione il protagonista è Marcus Watkins (William Jackson Harper) un editore afroamericano sposato da circa sette anni con Emily con la quale solo all’apparenza ha una relazione stabile. “Love Life” segue nel corso degli anni, così, il percorso amoroso di Marcus, uomo nero della classe media americana, con una buona formazione e appartenente alla generazione dei Millenials.
La routine del nostro protagonista viene interrotta dall’incontro con Mia Hines durante il matrimonio di Darby, personaggio principale della prima stagione. La spigliatezza, intelligenza ed ironia di Mia colpiscono immediatamente Marcus che inizia a dubitare di alcune certezze maturate nel tempo sia in ambito personale che lavorativo.
In effetti, nella casa editrice in cui è impiegato trova sempre più difficile dare spazio ad un’autentica voce della cultura “black” in un ambiente in cui il pensiero bianco domina su ogni fronte. Infastidito dall’incapacità di apprezzare le sue origini ma allo stesso tempo sempre più consapevole del distacco formativo dalle persone bianche che frequenta, Marcus rimane completamente folgorato dall’attitude di Mia con la quale diventerà molto amico.
Ma Mia Hines è solo il primo tassello di un’inedita percezione del suo posto nel mondo che lo porterà ad incredibili prese di coscienza su ciò che veramente desidera per se stesso. Sarà proprio Mia la goccia che farà traboccare il vaso e la causa della rottura definitiva con sua moglie Emily con cui Marcus capisce di essersi sempre accontentato.
L’uomo, infatti, ha provato ad essere ciò che non è durante tutta la relazione: un moderno Barack Obama, progressista e abbastanza cool per stare tra i bianchi. La verità è però ben altra: proprio Marcus si rende conto che in amore e a lavoro è spesso stato una specie di trofeo da mostrare agli altri, una prova evidente di un decantato principio di inclusività senza, però, alcun fondamento di concretezza.
Il viaggio verso la maturità di Marcus passa, tuttavia, attraverso una serie di tappe per nulla semplici. Dopo il divorzio per Marcus comincia una discesa verso gli anfratti delle sue fragilità mentre continua a mettere in dubbio la sua mascolinità e il suo rapporto complesso con l’altro sesso.
Marcus, infatti, incontrerà una serie di donne con la quali instaurerà relazioni molto diverse ma che nel bene e nel male lo aiuteranno a capire di più ciò che veramente vuole. Il racconto della vita di Marcus in “Love Life”, quindi, non è mai fine a se stesso ma comunica dolcemente le insicurezze e i traguardi di un uomo ricco di sfaccettature emotive.
Effettivamente in questa stagione di “Love Life”, la narrazione sembra farsi più matura ed articolata poiché la serie mette in gioco una serie di dinamiche sociali oltre quelle classiche di natura amorosa. È impossibile prescindere, per questo, la ricerca della persona giusta dal nostro background sociale quando attualità, politica e convezioni si mescolano con sentimenti ed emozioni.
La chiave vincente per “Love Life” ancora una volta pare essere la voce fuori campo che mette in prospettiva le avventure e disavventure di Marcus. Questa si presenta sia in quanto entità onnisciente per gli spettatori sia come una sorta di conforto per il nostro protagonista il quale con molta probabilità troverà una sua personale strada.
Un nome, quindi, per Marcus risuona negli anni che si cristallizza tra le sue esperienze sentimentali e fisiche: quello di Mia.
Con la ragazza, infatti, intraprenderà una relazione importante più di una volta. Se inizialmente anche la stessa Mia dovrà fare i conti con un passato familiare complicato che la induce a sabotare qualsiasi tipo di felicità, in seguito la ragazza conquisterà una maturità per nulla scontata ma che la avvicinarà nuovamente all’amore della sua vita, Marcus.
In ultimo, proprio Mia e Marcus trovano la chiave giusta per costruire una vita ed una famiglia insieme. La coppia, dopo aver superato singolarmente degli ostacoli, recupera l‘amore perduto vedendo all’orizzonte nuovi modi di sostenersi a vicenda.
Anche nel lavoro Marcus ha ripristinato una sua identità reinventandosi nel ruolo di scrittore sì più rischioso ma decisamente più stimolante ed in linea con il suo fresco approccio alla realtà.
La serie creata da Sam Boyd, in definitiva, è un prodotto più che piacevole e scorrevole che però cela un velo di denuncia e di indagine sociale. Trovare la cosiddetta anima gemella è un’impresa a dir poco complessa ma farlo in un mondo volto all’individualismo e all’apparenza è un’operazione ancora più ardua.
Destreggiarsi tra gli sgambetti della realtà e farlo con empatia ed autoironia è, forse, la giusta maniera per affrontare le intemperie dell’esistenza. “Love Life”, nella sua leggerezza tipica della commedia romantica, quindi, ci insegna che alla fine della fiera prima di trovare qualcuno che ci ami veramente è bene, nei più semplici dei concetti retorici, semplicemente imparare ad amare noi stessi.
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